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Spread, i fattori che potranno farlo scendere (o salire) nei…

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L'Analisi |titoli di stato

Spread, i fattori che potranno farlo scendere (o salire) nei prossimi mesi

L’allarme rosso sullo spread ha smesso di suonare da tempo. Il compromesso sulla legge di bilancio raggiunto con la Commissione europea da una parte e la decisione della Bce di tenere i tassi bassi e varare nuovi finanziamenti agevolati alle banche dall’altra hanno favorito la ripresa degli acquisti di BTp da parte degli investitori esteri (quasi 22 miliardi netti solo a gennaio). Eppure, nonostante la tensione sia notevolmente calata, i rendimenti dei titoli di Stato italiani restano significativamente più alti di quelli degli altri principali Paesi dell’Eurozona.

I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO
Tassi lordi per scadenza temporale. Dati aggiornati all'11/4/2019 (Fonte: Thomson Reuters)

Il premio di rischio che il mercato richiede per detenere BTp invece che Bund tedeschi, OaT francesi o Bonos spagnoli è abbondantemente oltre la media storica ed è un segnale che il mercato sconta ancora molti elementi di incertezza quando si tratta di investire nel nostro debito pubblico. Come ad esempio la bassa crescita economica (+0,2% la variazione del Pil attesa per quest’anno) . Oppure il timore di un nuovo scontro con la Commissione sulla prossima legge di bilancio qualora l’esecutivo dovesse dar seguito ai suoi ambiziosi piani di riduzione delle tasse (leggi Flat Tax).

GLI SPREAD RISPETTO AGLI ALTRI PAESI
Differenziale di rendimento dei BTp rispetto ai titoli di altri Paesi dell'Eurozona

Nonostante tutti questi fattori di incertezza non manca chi, in questa fase, resta ottimista sull’economia del nostro Paese ed è convinto che i rendimenti dei BTp possano tornare a scendere. Come François-Xavier Chauchat, capo economista di Dorval Asset Management (gruppo Natixis) secondo il quale le attuali quotazioni del debito pubblico italiano non riflettono adeguatamente i fondamentali economici del nostro Paese.

Per il gestore ci sono diversi motivi per cui è lecito attendersi un nuovo rally dei BTp, i cui rendimenti potrebbero tornare sotto il 2 per cento. «Il rallentamento dell’economia in Italia e nel resto d’Europa è dovuto soprattutto alla debolezza dell’industria - spiega il gestore - ma il settore dei servizi resta in crescita e c’è motivo di credere in una ripresa del mercato immobiliare per effetto della politica dei tassi bassi della Bce che ha portato il costo di rifinanziamento di famiglie e imprese sotto il 2 per cento. È vero che per il momento l’aumento delle compravendite non è coinciso con una ripresa dei prezzi del mattone ma la strada è segnata e inoltre la pulizia di bilancio delle banche, che hanno drasticamente ridotto i crediti deteriorati, lascia pensare che il credito continuerà ad affluire copioso». Un trend che, se confermato, potrebbe giocare a favore della tenuta dei conti pubblici considerando il fatto che una fetta consistente delle entrate fiscali arriva proprio dal mattone.

Secondo il gestore c’è una motivazione tecnica che in parte spiega perché gli spread siano rimasti ancora piuttosto alti. «Molti asset manager fanno la selezione dei titoli su cui investire sulla base di parametri come la volatilità media degli ultimi 12 mesi o la liquidità. Ad oggi questi parametri non sono premianti per i BTp considerando i saliscendi dello spread che si sono visti per tutto il 2018. Da diversi mesi tuttavia c’è poca volatilità sui BTp e se questo trend dovesse consolidarsi c’è da mettere in conto una ripresa degli acquisti di titoli italiani da parte dei fondi esteri».

C’è solo da sperare che la quiete sui BTp che si è vista negli ultimi mesi possa continuare anche per tutto il resto dell’anno. Ma ovviamente non lo si può dare per scontato. Soprattutto per una serie di incognite destinate a influenzare l’andamento dei mercati nei mesi a venire. Soprattutto politiche. Una di queste riguarda la composizione che avrà la commissione europea dopo il voto di maggio. Sarà più o meno propensa ad accettare le istanze del governo italiano pronto a chiedere spazi di manovra sul deficit? E i partiti di maggioranza, che oggi promettono al loro elettorato costosi piani di stimolo fiscale, sono pronti a ingaggiare un nuovo scontro sul bilancio con Bruxelles come l’anno scorso o sceglieranno una linea più morbida?

L’altra grossa incognita è politica e monetaria allo stesso tempo e riguarda il nome del successore di Mario Draghi alla guida della Bce. «La politica monetaria resterà espansiva ancora a lungo» è il segnale che l’Eurotower ha mandato ai mercati in questi mesi contribuendo al calo degli spread. La linea sarà confermata anche con un presidente filo-tedesco? Questa variabile è destinata a pesare in maniera determinante sulle quotazioni del mercato obbligazionario.

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