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Perché la fiammata del petrolio può far deragliare anche lo spread

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L'Analisi |obbligazioni

Perché la fiammata del petrolio può far deragliare anche lo spread

La fiammata del petrolio, balzato ai massimi da sei mesi dopo la recente stretta del presidente americano Trump deciso a bloccare le esportazioni di greggio dall’Iran, sta avendo ripercussioni sul mercato obbligazionario dove è in atto un’ondata di vendite che sta facendo risalire i rendimenti dei principali titoli di Stato.

Andamento dello spread Btp / Bund

Il tasso dei Treasury a 10 anni è balzato a quota 2,6% nei giorni scorsi riportandosi sui livelli di un mese e mezzo fa. Quello dei Bund tedeschi, che tra fine marzo e inizio aprile era sceso in negativo come non accadeva dal 2016, viaggia a quota 0,05 per cento. E a risentirne sono anche i BTp italiani il cui rendimento, sulla scadenza decennale, viaggia a quota 2,68 per cento. Nuovo massimo da inizio marzo. Queste oscillazioni sono in parte amplificate dagli scarsi volumi di contrattazione tipici dei periodi a cavallo delle festività. È vero tuttavia che da circa un mese a questa parte sta tornando a farsi sentire la correlazione tra prezzo del petrolio e rendimenti del mercato obbligazionario. Soprattutto nel caso dei Treasury americani.

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La parola chiave per spiegare la correlazione tra bond e petrolio è inflazione. Il prezzo dei carburanti è infatti una variabile chiave nel determinare l’andamento dei prezzi al consumo. Sia in forma diretta (perché sale il prezzo di diesel e benzina alla pompa). Sia in forma indiretta (perché il caro-benzina fa salire il costo della logistica e quindi tende a provocare rincari anche su varie tipologie di prodotti).

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L’inflazione, come noto, è l’indicatore macroeconomico monitorato con maggior attenzione da parte delle banche centrali (la Bce che per statuto deve operare perché la crescita dei prezzi al consumo sia inferiore ma vicina al 2%). Se l’inflazione sale la politica monetaria tenderà ad essere più restrittiva (o comunque meno espansiva) e viceversa. La politica monetaria, a sua volta, influenza direttamente le quotazioni del mercato obbligazionario: quando è espansiva i prezzi dei bond salgono e i loro rendimenti scendono. Quando è restrittiva invece succede il contrario.

Da inizio anno le obbligazioni sono andate molto bene è perché sia la Fed sia la Bce hanno rivisto in senso espansivo la loro politica monetaria facendo capire che non è tempo per una stretta. È ovvio tuttavia che una fiammata inflazionistica innescata dai prezzi del petrolio rischia di far venir meno questo presupposto e quindi può anche fare invertire la rotta al mercato dei bond.

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