Rischia di portare a un vero e proprio scontro franco-giapponese la strategia della nuova dirigenza di Renault che - preoccupata per il deterioramento del business del partner Nissan e per il futuro di entrambe le aziende - mostra di voler accelerare sulla trasformazione della ventennale alleanza tra i due gruppi in una fusione: la proposta francese di creare una holding comune paritaria con sede in un Paese terzo non europeo, con bilanciamento anche dei membri del board, sarebbe stata respinta sia da Nissan sia dal governo nipponico.
In mancanza di conferme ufficiali, sono clamorose le indiscrezioni che si susseguono: secondo lo Yomiuri Shimbun, ad esempio, Renault avrebbe minacciato di opporsi alla riconferma di Hiroto Saikawa come Ceo di Nissan se continuerà a rifiutare persino di discutere sul «merger». Saikawa - che l'ex numero uno di entrambe le imprese, Carlos Ghosn, accusa di aver architettato il suo arresto proprio in odio alla prospettiva di una maggiore integrazione tra i due gruppi - aveva già respinto a metà aprile le avances del presidente di Renault Jean-Dominique Senard e del Ceo Thierry Bolloré, sostenendo che per lui la priorità è rilanciare Nissan.
Peggio ancora, è emerso che Saikawa si è rifiutato persino di incontrare uno dei maggiori banchieri di investimento giapponesi, al quale i francesi si erano rivolti. Lo stesso banchiere avrebbe poi ricevuto la telefonata di un alto funzionario del ministero dell'Industria e del Commercio giapponese, che gli avrebbe detto senza mezzi termini che la fusione proposta non potrebbe funzionare.
Nel frattempo, la situazione sta diventando tesa sul fronte delle nomine: Renault non ha apprezzato che il partner abbia riesumato la posizione di chief operating officer (vacante dal 2013), affidandola a Yasuhiro Yamauchi. Si profila uno scontro sulla nomina dei nuovi membri del board (in ballo ci sarebbero 11 posizioni). Sempre secondo le voci, Bolloré vorrebbe entrare in consiglio, ma a Yokohama molti non lo vogliono in casa. Il 23 aprile, dopo l'incontro tra Macron e il premier Shinzo Abe, un comunicato dell'Eliseo ha sottolineato che i due leader hanno riaffermato il loro «attaccamento» all'alleanza Renault-Nissan. È verosimile, però, che Abe si sia sottratto a discussioni specifiche e che i progetti francesi - certamente condivisi dal governo - incontreranno a Tokyo ostacoli e resistenze assai superiori a quanto accade in altre direzioni.
Dal punto di vista di Parigi, si tratta di una grande concessione la proposta di una holding paritaria, che tra l’altro porterebbe alla riduzione dell’attuale quota statale del 15% in Renault a una partecipazione del 7-8%. La parte nipponica teme piuttosto che il partner (al 43,4%, mentre Nissan ha il 15% di Renault senza diritti di voto) voglia approfittare della sua debolezza attuale per perseguire il proprio vantaggio, come farebbe da anni (Renault entrò in Nissan nel 1999 salvandola dal fallimento, ma poi Ghosn la rilanciò fino a farne una società ben più redditizia e capitalizzata del partner francese).
Gli analisti del settore condividono la visione francese della necessità di cementare l’alleanza di fronte alle insidiose sfide del mercato: un concetto sottolineato ieri dalla Cfo di Renault, Clotilde Delbos, dopo aver annunciato un primo trimestre con ricavi sostanzialmente in linea con le attese, in calo del 4,8% a 12,52 miliardi di euro, su consegne scese del 5,6% a 908.348 veicoli. Renault ha confermato i target a fine anno pur rivedendo al ribasso le stime sul mercato globale. Nissan questa settimana ha emesso un secondo profit warning, pronosticando un calo del 45% dei profitti operativi, mentre a marzo le sue vendite sono precipitate dell'8,2% (-19,3% per le auto passeggeri). Ulteriori peggioramenti della performance di Nissan renderebbero inevitabile l'arrivo di un allarme-utili anche da Parigi.
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