UniCredit abbandona Facebook e le sue controllate Messenger e Instagram, ma resta sugli altri social network. Nell’era del digital banking, si tratta di una decisione non banale e destinata - si vedrà poi con quale risultato - a fare scuola nel mondo del business. Non solo di marketing, come si legge negli innumerevoli commenti che da venerdì scorso dilagano su tutti i social, ma di strategia bancaria nel vasto mercato retail. La portata della decisione è chiara, pur nella stringata comunicazione ufficiale.
UniCredit abbandona l’intero gruppo che proprietariamente fa capo a Facebook, di cui evidentemente non si fida più. Per motivi etici - e quindi con un valore economico oltre che reputazionale - già emersi dopo lo scandalo Cambridge Analytica. Ma soprattutto,
pare di capire, per le modalità con cui la capogruppo Facebook e le sue controllate - quindi non l’intero mondo dei social
network, tanto che UniCredit resterà su Twitter e LinkedIn - continuano a gestire i dati dei clienti delle banche.
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UniCredit aveva già interrotto mesi fa gli investimenti pubblicitari su Facebook & C. in attesa di verificare se, dopo il caso Cambridge Analytica, il colosso guidato da Mark Zuckerberg fosse in grado di dare rassicurazioni sul trattamento riservato dei dati. Evidentemente, ma qui entriamo nel campo delle supposizioni, niente è cambiato sul fronte Facebook, che anche negli Usa è nel mirino per un trattamento quantomeno “disinvolto” nella gestione dei dati dei clienti.
Quanto avrà pesato sulla scelta di UniCredit l’ipotesi che Facebook stia pensando a creare una propria banca? L’idea è emersa in più occasioni sui media internazionali. E certo preoccupa molte banche tradizionali che si trovano ad
aver condiviso i dati dei clienti con il più grande social del mondo. Un altro timore, forse meno dichiarabile, è che i dati
di clienti di una banca - via Facebook - possano finire nelle mani di banche concorrenti.
Vedremo nei prossimi giorni se e in che modo risponderà Facebook, che già pare aver innalzato la contraerea sui social. Come emerge da alcune accuse risibili, secondo cui UniCredit avrebbe rinunciato a stare su Facebook per evitare eventuali commenti negativi sul social. È vero il contrario: i clienti scontenti continueranno a protestare e UniCredit non potrà replicare in modo attivo. È evidente che il tema non è di marketing e comunicazione, ma di strategia in difesa dei dati della propria clientela.
Un caso per ora raro, ma non l’unico. È di poche settimane fa la decisione di lasciare parte dei social da parte della britannica Lush, gruppo di cosmetica: «Siamo stanchi di combattere con gli algoritmi e non vogliamo pagare per stare nella vostra newsfeed». UniCredit aveva già smesso di pagare, annullando gli investimenti pubblicitari. Se ha deciso di abbandonare del tutto la presenza su Facebook e controllate, è perché temeva una gestione poco affidabile dei dati dei clienti. Probabile che almeno nella banking industry, altri seguiranno.
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