Finanza & Mercati

Derivati, i 5 Paesi a maggior rischio bancarotta

  • Abbonati
  • Accedi
Servizio |debito sovrano

Derivati, i 5 Paesi a maggior rischio bancarotta

I credit default swap (o Cds) sono contratti derivati che funzionano come polizze di assicurazione sul rischio insolvenza di un debitore. Più alto è il loro prezzo maggiore è la rischiosità percepita dal mercato. Sono insomma una sorta di termometro del rischio di controparte che prescinde da variabili come ad esempio il diverso costo del denaro da valuta a valuta.

GUARDA IL VIDEO. Ancora effetti della crisi sulla Banca centrale argentina

Non ci sono Cds su tutti i debiti sovrani perché non sempre ci sono controparti disposte a coprire il rischio. Attualmente, per esempio, non ci sono Cds sul debito venezuelano perché, dopo l’ultimo default che ha fatto scattare i pagamenti ai possessori di derivati nel 2017, nessuno è stato più disposto ad accollarsi il rischio. Ecco quindi, sulla base dei derivati tuttora in circolazione, quali sono i 5 Paesi considerati più a rischio:

5) Turchia
La crisi della lira turca ha tenuto banco sui mercati nel corso dell’estate 2018 quando i problemi legati allo squilibrio della bilancia commerciale e all’eccesso di debito societario in valuta forte sono esplosi in una pesante speculazione contro la lira arrivata a svalutarsi del 30% sul dollaro. Queste tensioni hanno interessato anche i titoli di Stato i cui rendimenti sono volati oltre il 20% sia sulla scadenza decennale che su quella a due anni, segnale che il mercato vede un rischio a breve. Di riflesso si sono mossi i prezzi dei Credit default swap sul debito turco i cui prezzi, a settembre, hanno toccato i massimi dalla crisi Lehman a quota 541 punti base e oggi si attestano a quota 488 punti. Per assicurarsi sull’insolvenza del debito turco bisogna spendere il 4,8% di quanto investito. Numeri che fanno del Paese il quinto più rischioso al mondo come affidabilità creditizia.

IL CDS A 5 ANNI DELLA TURCHIA

Quotazioni dei derivati nell'ultimo triennio. Prezzo in punti base (Fonte: S&P Market Intelligence)

4) Ecuador
Il petrolio vale un terzo delle esportazioni dell’Ecuador e questo può rappresentare una fortuna quando le quotazioni salgono, come successo tra il 2000 e il 2008, o una sfortuna quando scendono, come successo nel 2014. L’ultima crisi petrolifera ha colpito duramente l’economia del Paese sudamericano già estremamente vulnerabile per via del deficit commerciale e della dipendenza cronica dai finanziamenti esteri. La recessione in cui il Paese è sprofondato tra il 2015 e il 2016 ha fatto esplodere il debito pubblico: era al 20% del Pil nel 2012 oggi si attesta al 45% del Pil e il Paese è stato costretto a chiedere finanziamenti al Fmi e varare un piano di risanamento. Dal 1822, anno dell’indipendenza dalla Spagna, ad oggi l’Ecuador ha fatto default 10 volte. L’ultima volta che il Paese si è rifiutato di pagare i suoi creditori risale alla fine del 2008 quando l’allora presidente Rafael Correa decise di non ripagare i creditori (pur avendo le riserve per farlo) giudicando il debito illegittimamente contratto. Quel default venne giudicato un “credit event” dall’Isda (l’ente internazionale che regolamenta il mercato dei derivati) e ciò fece scattare il rimborso ai titolari dei derivati (era la prima volta che accadeva nel caso di uno Stato sovrano). A seguito di quell’episodio per anni nessuno fu disposto a vendere cds sul debito pubblico ecuadoregno. Solo da agosto 2017 questi derivati sono tornati ad essere scambiati. A caro prezzo però: con un premio di 525 punti base il Paese è il quarto più rischioso al mondo.

IL CDS A 5 ANNI DELL’ECUADOR

Quotazioni dei derivati nell'ultimo triennio. Prezzo in punti base (Fonte: S&P Market Intelligence)

3) Ucraina
Come l’Ecuador anche l’Ucraina ha avuto grossi problemi con i suoi creditori a seguito della decisione di non onorare le scadenze su 18 miliardi di dollari di bond presa nel 2015. Su 15 miliardi di questo debito il Paese ha raggiunto un’intesa per una ristrutturazione. Sui restanti 3 che fanno capo interamente alla Russia invece tutto è sospeso in attesa del processo che vede contrapposti i due Paesi e che si terrà nel Regno Unito dato che la disputa riguarda un eurobond biennale di diritto britannico emesso alla fine del 2013 dall’Ucraina, sottoscritto interamente da Mosca, e mai rimborsato. La crisi economica e finanziaria che ha colpito l’ex repubblica sovietica costringendola a chiedere finanziamenti al Fmi è strettamente correlata alla crisi con la Russia culminata con l’annessione della Crimea nel 2013 e al conflitto tuttora in corso nel Donbass. La pace con Mosca è il primo obiettivo dichiarato del nuovo presidente (l’ex comico Volodymyr Zelensky). Il Paese, che in autunno tornerà al voto per rinnovare il Parlamento, resta sorvegliato speciale per i mercati. Il premio per i Cds a 5 anni viaggia a quota 567 punti. Numeri che ne fanno il terzo più rischioso al mondo.

IL CDS A 5 ANNI DELL’UCRAINA

Quotazioni dei derivati nell'ultimo triennio. Prezzo in punti base (Fonte: S&P Market Intelligence)

2) Libano
La devastante guerra civile che si è combattuta in Libano tra il 1975 e il 1990 ha lasciato cicatrici oggi ancora visibili nel Paese dei Cedri. Per finanziare, prima le spese militari e poi la ricostruzione, il Paese ha fatto abbondante ricorso al debito che è cresciuto fino a superare la soglia del 180% del Pil agli inizi degli anni duemila. Poi il fardello del debito si è ridotto perché il Paese è tornato a crescere. Ma la crisi petrolifera prima e la guerra in Siria poi hanno messo nuovamente in ginocchio il Paese e il debito è tornato a salire superando la soglia del 150% del Pil. È vero che la stragrande maggioranza di questo debito è nelle mani delle banche locali ma la sua esistenza mina profondamente la capacità di spesa dello Stato. Quest’anno si stima che il governo debba destinare metà della sua spesa pubblica per pagare gli interessi e ci si chiede quanto a lungo sia sostenibile una simile situazione. Il mercato dei derivati fotografa in maniera evidente la fragilità del Paese. Il prezzo dei Cds a 5 anni sui bond libanesi, che a gennaio sono stati declassati da Moody’s, ha toccato all’inizio dell’anno un massimo storico a 932 punti e oggi viaggia a quota 880. Per assicurarsi sull’insolvenza dello Stato mediorientale bisogna pagare l’8,8% di quanto investito.

IL CDS A 5 ANNI DEL LIBANO

Quotazioni dei derivati nell'ultimo triennio. Prezzo in punti base (Fonte: S&P Market Intelligence)

1) Argentina
Due anni fa l’Argentina faceva notizia sulle cronache finanziarie internazionali per un’emissione obbligazionaria da 2,75 miliardi di dollari con scadenza 100 anni. Per un Paese che ha fatto default per ben 8 volte dalla sua indipendenza nel 1816 ad oggi pareva un incredibile attestato di fiducia verso il Paese. Col senno di poi fiducia mal riposta e quel “Matusalem bond” oggi sui mercati secondari viene scambiato al 68% del suo valore nominale. Al Paese non è bastato archiviare la stagione del populismo in favore della politica economica più ortodossa del presidente Macrì per evitare una nuova crisi e un nuovo ricorso al Fondo monetario internazionale. Le cicatrici del default da 100 miliardi di dollari del 2001 sono ancora tutte visibili. Una su tutte: l’iperinflazione che oggi viaggia al 55 per cento. Non c’è da stupirsi se i credit default swap sul debito argentino, che sono scattati nel 2015 a seguito dell’ultimo episodio di insolvenza, oggi trattino a un premio di oltre 1200 punti base. Numeri che fanno dell’Argentina il Paese più rischioso al mondo.

IL CDS A 5 ANNI DELL’ARGENTINA

Quotazioni dei derivati nell'ultimo triennio. Prezzo in punti base (Fonte: S&P Market Intelligence)

© Riproduzione riservata

>