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EssilorLuxottica, pace fatta tra Del Vecchio e i francesi sulla governance

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OCCHIALERIA

EssilorLuxottica, pace fatta tra Del Vecchio e i francesi sulla governance

Leonardo Del Vecchio (Ansa)
Leonardo Del Vecchio (Ansa)
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Essilorluxottica e Delfin hanno definito un accordo per risolvere le problematiche di governance e porre le basi per una rinnovata collaborazione. L'accordo pone fine a ogni controversia in essere tra le parti, compreso l'arbitrato di Delfin. Lo comunica la società in una nota. Il titolo dopo essere salito di oltre il 4% alla notizia dell’intesa , ora ha rallentato il passo.

Il Consiglio di Amministrazione di EssilorLuxottica presieduto da Leonardo Del Vecchio e Hubert Sagnieres ha supportato e approvato all'unanimità l'accordo, volto a rendere il Gruppo immediatamente operativo in modo più efficiente ed efficace. La governance basata sui “pari poteri”, prevista nell'Accordo di Combinazione e nel Regolamento del Consiglio di Amministrazione, rimarrà in vigore fino all'Assemblea degli Azionisti della primavera del 2021 che sarà chiamata ad approvare il bilancio 2020.

Secondo i termini dell'accordo, Leonardo Del Vecchio e Hubert Sagnieres hanno delegato alcuni poteri a Francesco Milleri (Vicepresidente – Amministratore Delegato di Luxottica Group) e Laurent Vacherot (Amministratore Delegato di Essilor International) affidando loro la responsabilità di implementare la strategia e i processi di integrazione di EssilorLuxottica, accelerando la semplificazione del nuovo Gruppo attraverso l'integrazione delle due società operative entro i prossimi 12-24 mesi. Francesco Milleri e Laurent Vacherot hanno approvato la nomina dei dirigenti con responsabilità strategiche per le funzioni centrali del Gruppo.

«Sono molto soddisfatto di questo accordo. Il razionale industriale della combinazione è ancora più forte alla luce delle tante opportunità che sono emerse durante le riunioni del Comitato d'Integrazione. Oggi, nel rispetto del principio dei “pari poteri” e dell'Accordo di Combinazione, abbiamo trovato una soluzione per realizzare questa integrazione strategica». Questo il commento di Leonardo Del Vecchio, presidente Esecutivo di EssilorLuxottica, all'intesa. «Con queste decisioni che portano ad una Società più coesa, EssilorLuxottica potrà accelerare la sua crescita e realizzare la sua mission: aiutare le persone di tutto il mondo a vedere meglio, vivere meglio», ha aggiunto Hubert Sagnieres, vicepresidente Esecutivo di EssilorLuxottica.

Alla Borsa di Parigi titolo in frenata, cautela di Citi
Le azioni di EssilorLuxottica continuano a salire a metà giornata, andando in controtendenza con la Borsa di Parigi (-0,5% il Cac 40) e festeggiando ancora l'accordo raggiunto tra la società di occhialeria e il primo azionista Delfin sulla governance. D'altra parte i titoli hanno rallentato il passo: dopo aver vantato un progresso di oltre il 4%, adesso guadagnano l'1%, attestandosi a 111,35 euro.
Gli analisti di Citigroup consigliano di vendere le azioni del colosso di occhialeria ('Sell'), temendo che a dispetto dell'accordo le cose possano peggiorare ancora, anziché migliorare. Gli esperti hanno scritto l'analisi sulla base delle indiscrezioni dei giorni scorsi sull'intesa tra Essilux e Delfin annunciata poi questa mattina. Per Citi più che di pace è meglio parlare di tregua. Citi non si fida nemmeno del passo indietro del presidente, Leonardo Del Vecchio, e del vicepresidente, Hubert Sagnieres, a favore di maggiori poteri a Francesco Milleri e Laurent Vacherot. «Dove vediamo Milleri, c'è dietro Del Vecchio, e dove vediamo Vacherot c'è dietro Sagnieres», hanno spiegato sottolineando che l'intesa odierna «non ci sembra la soluzione definitiva ai problemi di corporate governance». La banca d'affari continua a vedere «un grande scontro culturale tra lo spirito imprenditoriale delle persone chiave di Luxottica e i manager di Essilor». Per Citigroup l'accordo di oggi ha bloccato l'introduzione di ulteriori consiglieri nel board, solo perché avrebbe portato grattacapi sia al versante francese del gruppo, sia a quello italiano. Timore che per altro la stessa banca d'affari «condivide pienamente in quanto uno scenario del genere avrebbe finito per aggiungere più complessità a ciò che vediamo allo stesso tempo come un'integrazione industriale relativamente facile e una complicata questione di governance». Insomma per Citi l'introduzione di eventuali membri indipendenti nel board avrebbero finito per procrastinare ancora di più l'attuale impasse.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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