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Eni studia il rinnovo scaglionato del cda. Sul tavolo anche il monistico

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corporate governance

Eni studia il rinnovo scaglionato del cda. Sul tavolo anche il monistico

L'obiettivo è chiaro: allineare Eni alle migliori best practice internazionali e all'assetto già battuto da molte società statunitensi. Ecco perché il gruppo guidato da Claudio Descalzi starebbe valutando due possibili innovazioni per il proprio sistema di corporate governance: lo staggered board (il rinnovo parziale del consiglio) e il sistema monistico di amministrazione e controllo. Ad annunciarlo, nel corso dell'assemblea dei soci chiamata oggi ad approvare il bilancio 2018 e a deliberare il buyback, è stata la presidente del gruppo Emma Marcegaglia.

Lo staggered board, già incluso tra le proposte di governance avanzate da Eni nel 2011, ha spiegato la presidente, «consente la scadenza differenziata degli amministratori, assicurando in tal modo la conservazione delle competenze e delle esperienze maturate nel tempo, che possono essere compromesse dal rinnovo integrale dell'organo di amministrazione specie in società complesse come Eni». Ma è anche, ha chiarito la manager, “il metodo di rinnovo degli amministratori adottato da molte imprese internazionali”.

Quanto al sistema monistico, in cui, va ricordato, l'organo di controllo è un'articolazione del consiglio di amministrazione, «è oggetto di attenzione sia perché è il sistema più simile a quello delle altre compagnie e quindi più facilmente comprensibile dal mercato, sia perché appare più efficiente, integrando i controlli nella gestione e razionalizzandoli». È necessario, ha aggiunto la Marcegaglia, «un cambiamento culturale sul concetto di controllo, da vedere maggiormente legato alla gestione aziendale, in tutto il suo ciclo, dalla pianificazione strategica alla fase di attuazione».

La valutazione del management è la seguente: il sistema può funzionare bene in società come Eni, ragiona la presidente, «perché dotate di strutture interne molto forti, mentre potrebbe presentare in società meno strutturate da questo punto di vista». Per l'adozione del modello monistico, «vi sono ancora aspetti da approfondire e alcune criticità da risolvere - ha spiegato ancora la Marcegaglia - legate alla scarna disciplina normativa e alla ridotta esperienza applicativa nel nostro paese. Inoltre, le società che lo hanno adottato sono sostanzialmente operanti nel settore bancario e assicurativo, dove la presenza di un'autorità di vigilanza ne facilita il funzionamento».

Sui tempi, comunque, la presidente non ha fornito indicazioni puntuali. «Su queste due possibili innovazioni - ha chiosato - vorremmo aprire un dibattito con le istituzioni, gli esperti, gli investitori e gli azionisti per verificare se sussiste il necessario consenso per poi passare, eventualmente, alla fase propositiva».

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