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Spread, non solo i litigi Lega-M5S. Anche il Bund sottozero lo fa…

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Spread, non solo i litigi Lega-M5S. Anche il Bund sottozero lo fa salire

Se lo spread tra i BTp e i Bund sale, non è solo per “colpa” dell’Italia. È anche per “merito” della Germania. O meglio, di un clima generale di incertezza sui mercati globali al quale gli investitori hanno risposto con il più classico dei comportamenti: comprando Bund. Cioè beni rifugio. Lo dimostra il fatto che il rendimento dei titoli di Stato tedeschi decennali da qualche giorno è sceso sotto zero, chiudendo ieri a -0,09%. Questo significa che gli investitori globali, pur di stare al sicuro, sono disposti a pagare per avere Bund nei loro portafogli.

Il motivo di tale incertezza globale è legato soprattutto alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che ha mandato a picco le Borse (dal 3 maggio quelle europee hanno perso il 3,54% e Wall Street il 3,39%) e ha fatto tornare appetibili i titoli di Stato tedeschi anche a tassi negativi. Questo ha contribuito a far salire lo spread coi BTp. Se si guarda l’andamento dei titoli di Stato, si può però capire quanto sia per “colpa” dei BTp o per “merito” dei Bund: da inizio mese i rendimenti dei Bund sono scesi di 11 punti base (passando da 0,02% a -0,09% di mercoledì sera) mentre i rendimenti dei BTp sono saliti di 19 (da 2,55% a 2,74%). Questo significa che l’innalzamento dello spread è dovuto principalmente all’Italia. Ma non solo: siamo anche “vittime” di un contesto internazionale sfavorevole.

Questo non deve essere però un alibi. Anzi è un’aggravante. Solitamente i titoli di Stato si muovono in direzione opposta rispetto alle Borse, perché sono considerati beni rifugio. Quelli di tanti Paesi europei in effetti si muovono così: dal 2 maggio, da quando cioè la turbolenza ha colpito le Borse globali, sono infatti scesi i rendimenti dei titoli di Stato decennali di tutti. Non solo quelli tedeschi, ma anche i francesi, belgi, austriaci e così via. Persino la Spagna oggi viene considerata un “bene rifugio”: dal 2 maggio il rendimento dei suoi titoli decennali è infatti calato da 0,99% a 0,95% di mercoledì sera.

Solo due Paesi dal 2 maggio si sono mossi in controtendenza: l’Italia e la Grecia. Nel limbo il Portogallo, che si è mantenuto stabile (da 1,11% a 1,13%). Tutto questo lancia un messaggio che la classe politica deve tenere bene a mente: l’Italia è vulnerabile sui mercati . Anche quando la turbolenza viene da fuori, il nostro debito pubblico soffre. Quello degli altri no. Se poi sommiamo anche il caos politico nostrano, il problema raddoppia.

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