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Unicredit, Mediobanca boccia Commerz: «It's not time to make a…

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L'Analisi |oggi fanalino tra i bancari

Unicredit, Mediobanca boccia Commerz: «It's not time to make a change»

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Unicredit sotto i riflettori mentre il mercato continua a interrogarsi sull’ipotesi che la banca guidata da Jean Pierre Mustier abbia allo studio una fusione con Commerzbank, sebbene due giorni fa l'istituto abbia dichiarato di essere impegnato unicamente nella realizzazione del piano industriale 2019. Il comunicato di UniCredit ha inoltre smentito la firma di un mandato di advisory a Jp Morgan e Lazard per studiare l’operazione. Gli investitori, tuttavia, continuano a interrogarsi sulle mosse di Mustier, che tra l’altro nei giorni scorsi ha incassato circa un miliardo di euro vendendo il 17% di Fineco. Mediobanca ha confermato la raccomandazione di 'outperform' su Unicredit, con l'indicazione di un prezzo obiettivo a 18 euro, ma ha vivamente consigliato l'istituto di non comprare Commerzbank. Citando la canzone «Father and son» di Cat Stevens, gli analisti di Piazzetta Cuccia si sono rivolti così alla banca di piazza Gae Aulenti: «Non è il momento di cambiare, semplicemente rilassati e stai serena (It's not time to make a change, just relax and take it easy)». Unicredit, hanno spiegato, per adesso soffre di un costo del capitale molto alto e ingiustificato tenendo conto dei fondamentali dell’istituto e delle sue buone prospettive. «Anche se non esiste una formula magica per abbassare il costo del capitale, crediamo che Unicredit sia »condannata» per adesso a continuare a produrre buoni risultati riducendo ancora i rischi e migliorando i coefficienti patrimoniali, in particolare il Cet1». D'altra parte, secondo gli esperti, Unicredit potrebbe tornare a essere una storia di successo se dal 2020 alzerà il dividend pay out al 50%. In tal caso le azioni vanterebbero uno dei rendimenti dei più elevati del comparto, attorno al 10%, giustificando un target di prezzo a 21 euro. «Con tali prospettive, crediamo che non sia proprio il momento di valutare qualsiasi altra alternativa strategica», hanno commentato gli analisti di Mediobanca, riferendosi al rumor «assordante» degli ultimi giorni tra Unicredit e Commerzbank, che ha influenzato anche l'andamento delle azioni. Gli esperti hanno snocciolato una serie di numeri che dimostrano la bontà del consiglio. Il peso degli asset tedeschi aumenterebbe fino al 50% del valore di libro. In particolare, la Germania rappresenterebbe il 50% dei prestiti, l'Italia il 30% e il residuo 20% sarebbe diviso tra l'Austria e la CEE. La Germania sarebbe anche il maggior generatore di ricavi (40% del totale), seguita dall'Italia (35%) e dai paesi CEE (20%). Sulla base dei bilanci del 2018 l’agglomerato deterrebbe 65 miliardi di euro di bond governativi italiani, il 90% dei quali di Unicredit. In più, hanno continuato, una fusione ai prezzi di Borsa, senza premi per Commerzbank, farebbe salire l’utile per azione di Unicredit dell'11% nel 2021 se si realizzeranno sinergie da 1,1 miliardi a partire dal 2021 (analoghe a quelle stimate nei calcoli sulla fusione, ormai tramontata, tra Commerz e Deutsche Bank). Ma il risparmio sui costi implicherebbe un taglio del personale del 15% per una riduzione complessiva dei costi in Germania del 12%. «Ciò comporterebbe un addebito una tantum di 2,7 miliardi al lordo delle imposte (70% nel 2019, 30% nel 2020)» cosicché alla fine il Cet1 rimarrebbe bloccato intorno al 12% nel 2019-21. Inoltre secondo Mediobanca le azioni della nuova banca avrebbero un rendimento del dividendo del 5-7%, inferiore a quello di Unicredit da sola. E questo senza considerare i rischi di esecuzione dell'integrazione, i ritardi nell'incassare utili, oltre che i vari ostacoli finanziari. Per altro, hanno aggiunto gli analisti di Mediobanca, la realtà è molto più complessa. Piazzetta Cuccia ha fatto un esame di scuola sorvolando su problemi come la necessità di un'opa sulle controllate di Commerz o altre problematiche.

(Il Sole 24 Ore Radiocor )

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