Il Portogallo si prepara a fare un’emissione obbligazionaria in yuan per il mercato cinese. È il primo paese dell’Eurozona a farlo. Il “panda bond” emesso da Lisbona avrà scadenza triennale. L’ammontare dovrebbe attestarsi sui 2 miliardi di yuan (circa 289 milioni di dollari). Il ministro delle finanze Mario Centeno ha dichiarato alla Cnbc che questa emissione «servirà ad ampliare la base di sottoscrittori ed è un passo decisivo per la gestione del debito pubblico nel medio-lungo termine».
Il Portogallo, al pari della Grecia, è uno dei Paesi in cui la presenza degli investitori cinesi è cresciuta molto in questi anni quando, a causa della crisi, le valutazioni di molti asset si sono ridotte. Nei mesi scorsi si è fatto un gran parlare di un simile processo anche per l’Italia. Soprattutto in occasione della firma del memorandum sulla via della Seta.
L’anno scorso, quando ci fu il problema della fuga degli investitori stranieri dal nostro debito pubblico, ci furono molte speculazioni, soprattutto in occasione del viaggio del ministro del Tesoro Tria in Cina, sul fatto che l’Italia potesse chiedere come contropartita all’intesa sulla via della Seta un supporto finanziario sotto forma di sottoscrizione di BTp. Ma la cosa rimase una suggestione giornalistica mentre a tenere banco furono soprattutto le polemiche sulla via della Seta.
Il Portogallo è uno sei Paesi sottoposti a commissariamento dell’Unione europea a seguito del piano di salvataggio con i fondi comunitari. Con un debito pari al 121% del Pil il Paese è il terzo più indebitato dell’Eurozona dopo Grecia (181%) e Italia (132%). A differenza di Grecia e Italia tuttavia il debito portoghese si è fortemente ridotto in questi anni (era al 130% del Pil nel 2014) anche perché l’economia è tornata a crescere dal 2013 in poi a tassi tra il 2 e il 3 per cento. Grazie a questa capacità di risollevarsi le agenzie di rating hanno rivisto il loro giudizio sul merito di credito del Paese. La scorsa settimana, ad esempio, Fitch ha rivisto da negativo a stabile l’outlook sull’economia il che lascia pensare a una possibile promozione entro l’anno.
Il debito pubblico del Portogallo si è ridotto anche perché la spesa per interessi del Paese mediterraneo in questi anni si è ridimensionata. Lisbona spendeva il 5% del Pil per pagare gli interessi sul debito cinque anni fa. Oggi paga il 3,5%, meno dell’Italia che paga il 3,7% in spesa per interessi. I tassi di interesse sul debito pubblico portoghese, d’altronde, si sono fortemente ridotti in questi anni anche grazie all’effetto del Quantitative easing della Bce. I rendimenti a 10 anni del titolo portoghese, che all’apice della crisi dei debiti sovrani toccarono quota 15%, in questi anni sono scesi ai minimi storici e oggi si attestano a quota 0,86% con uno spread rispetto ai Bund tedeschi inferiore a 100. I BTp storicamente hanno sempre avuto rendimenti inferiori a quelli dei titoli portoghesi perché giudicati più sicuri. Da oltre un anno tuttavia gli equilibri si sono invertiti e i BTp hanno hanno rendimenti superiori di ben 176 punti base a quelli dei titoli portoghesi.
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