Mentre le minacce di dazi rivolte da Donald Trump al Messico affossano i titoli dell'auto nel mondo, il progetto di fusione tra Fca e Renault si avvicina a una tappa importante. Martedì il cda del gruppo Renault si riunirà per discutere il progetto e rilasciare, salvo sorprese, un primo via libera. A quel punto, a stretto giro, si procederà con la firma del memorandum e la presentazione ufficiale dell'alleanza.
Il nuovo asse tra Parigi e la casa automobilistica presieduta da John Elkann sembra dunque vicino ai nastri di partenza. Con
la politica francese schierata sempre più a favore. Proprio oggi il ministro dell'Economia e delle Finanze francese Bruno
Le Maire ha sottolineato che il matrimonio tra Fca e Renault è «una reale opportunità per l'industria automobilistica francese»
e che «lo Stato vigilerà sul rigoroso rispetto delle condizioni» fissate. Le Maire le ha quindi enumerate chiaramente: «Rispetto
dell'alleanza Renault-Nissan, tutela dei posti di lavoro e degli stabilimenti industriali, governance equilibrata e partecipazione
del futuro gruppo al progetto europeo sulle batterie elettriche».
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Resta invece irrisolta l'incognita giapponese anche se, come si fa notare negli ambienti finanziari, c'è un anno di tempo per trovare il grande compromesso. Sulla carta il “Restated Alliance Master Agreement”, il trattato che lega Renault e Nissan, un documento rivisto nel 2015 e tenuto segreto, non può ostacolare la fusione. E' altrettanto vero, però, che quell'accordo, alla luce del cambio di assetto della stessa Renault dovrà essere rivisto perché sarà necessario allargare il tavolo negoziale a un nuovo interlocutore, quella capogruppo olandese che nascerà dall'aggregazione. In che misura quello stesso trattato sarà ampliato, stravolto o accantonato in vista di una aggregazione estesa a Tokyo è ancora presto per dirlo. Le diplomazie, però sono al lavoro.
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