Andamento titoli
Vedi altroVenerdì di vendite sulle Borse europee, penalizzate da una serie di notizie negative. Male anche Wall Street. L'S&P 500 cede l'1% a quota 2.758. Il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno l'1,3% a 7.471. I tre indici si apprestano a chiudere, rispettivamente, la sesta settimana di fila in calo, la serie temporale negativa più lunga da otto anni, e la quarta. Nel mese, il Dow e l'S&P 500 hanno perso circa il 6,2% e il Nasdaq l'8,5%. Solo l'indice benchmark ha maggio ha bruciato 1.500 miliardi di dollari.
Focus petrolio
Il petrolio con consegna luglio a New York è scivolato del 5,5% a 53,5 dollari, minimi da febbraio, chiudendo maggio con un
-16,3% e la settimana in ribasso dell'8,7%. Un euro compra 1.1169 dollari (+0,34%). Il peso messicano cede il 2,7% a 0,05078
dollari. Lo S&P/BMV messicano lascia sul terreno l'1,3% a 42.780 punti.
Trump minaccia dazi al Messico
Il presidente americano, Donald Trump, ha fatto tremare gli investitori minacciando il Messico di introdurre severe tariffe
se il Paese non impedirà gli ingressi illegali di migranti sul suolo americano. Il prossimo 10 giugno sarà introdotto il primo
round di dazi al 5%. Inoltre l'attività manifatturiera in Cina è di nuovo scesa a maggio, risentendo della guerra commerciale
con gli States.
Focus Italia ed Europa
Infine, nel giorno in cui l’Italia deve rispondere ai rilievi di Bruxelles sull'evoluzione del debito del nostro Paese, l’Istat ha rivisto il dato sull’economia italiana, che nel primo trimestre del 2019 è calata su base annua dello 0,1%, come
non succedeva dal 2013.
I listini europei, comunque, sul finale hanno arginato i danni. Anche Milano ha chiuso in calo dello 0,73% dopo aver sfiorato un rosso del 2%. Anche lo spread, dopo essere salito al top di dicembre di 293 punti, ha chiuso a 286,3 punti, avvicinandosi a quello della Grecia. Intanto i rendimenti dei Btp con scadenza a cinque anni hanno superato quelli della Grecia. Nel mese di maggio Piazza Affari ha dimezzato i guadagni da inizio anno, accusando la performance peggiore del Vecchio Continente e lasciando sul parterre il 9,5%: Come se non bastasse, oggi il petrolio ha accusato un pesante ribasso, portandosi sui livelli di marzo.
Giornata di notizie negative dal Messico al pil italiano
Le Borse europee hanno subito imboccato la strada del ribasso risentendo dei timori legati al crescente protezionismo. Mentre
le posizioni negoziali tra Cina e Stati Uniti sul fronte del commercio internazionale rimangono distanti, l’amministrazione
Trump ha minacciato il Messico di alzare i dazi fino al 25% se non saranno prese misure per arginare l’immigrazione clandestina
verso gli Stati Uniti. In particolare il primo round di dazi al 5% verrà introdotto il 10 giugno, poi in assenza di provvedimenti
da parte del Messico, le tariffe saliranno di un ulteriore 5% il primo luglio, successivamente del 5% ancora il primo agosto,
il primo settembre, fino ad arrivare al 25% del primo ottobre. In un contesto geopolitico internazionale difficile, oggi è
inoltre emerso che l’attività manifatturiera cinese ha rallentato il passo con l'indice Pmi scivolato a 49,4 punti dai 50,1
di aprile, al di sotto delle previsioni degli economisti.
In Italia l’Istat ha rivisto al ribasso le stime sul pil italiano del primo trimestre, che è salito solamente dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,1% nei confronti del primo trimestre del 2018. Era dall’ultimo trimestre del 2013 che l’economia italiana non calava su base annua. L’Istat ha inoltre certificato che l’indice nazionale dei prezzi al consumo a maggio è salito dello 0,1% su base mensile e dello 0,9% su base annua, rallentando il passo dal +1,1% del mese precedente. Le preoccupazioni per l’economia mondiale e i dati deludenti sulla congiuntura italiana sono stati la tempesta perfetta per far schizzare il rendimento dei titoli di stato italiani, cosicché lo spread è arrivato a toccare un top che non vedeva dal dicembre a 293 punti, avvicinandosi a quello della Grecia.
Banche in balia dello spread
A Piazza Affari hanno pagato le conseguenze dell'andamento dello spread le azioni delle banche e delle società che detengono
in portafoglio titoli di stato, che poi si sono risollevate sul finale con il miglioramento del differenziale tra Btp e Bund.
A proposito delle banche oggi il governatore di Bankitalia, in occasione della presentazione della Relazione Annuale, ha sottolineato che gli istituti italiani non hanno ancora riassorbito
gli effetti della crisi con una «redditività che resta bassa e l'incidenza dei costi che stenta a ridursi». Sono andate male
le Intesa Sanpaolo(-1,68%) e le Ubi Banca (-1,25%), mentre hanno guadagnato lo 0,2% le Unicredit e lo 0,78% le Banco Bpm. Banca Pop Er ha perso mezzo punto percentuale. Generalii ha lasciato sul parterre l'1,13%.
Fca sotto il tiro delle vendite
Le vendite si sono accanite su Fiat Chrysler Automobiles che ha accusato una flessione del 4,7%, risentendo delle minacce di dazi Usa al Messico. Secondo gli analisti di Equita,
Fca ha un'esposizione diretta limitata, ma la minaccia di Trump «crea scompensi all'interno dell'intera filiera dell'auto».
La casa auto rimane inoltre sotto la lente nell’attesa delle evoluzioni sul fronte aperto con la francese Renault, il cui
cda si riunirà martedì prossimo per analizzare e rispondere all’offerta messa sul piatto dai vertici di Fca per una fusione
alla pari. Intanto nelle ultime ore il presidente di Fca, John Elkann, ha scritto ai vertici di Nissan e Mitsubishi per chiedere
un incontro e parlare della proposta di fusione a Renault. Gli investitori hanno inoltre puntato l’indice sulla vendita di
azioni Fca da parte dell’amministratore delegato, Mike Manley, anche se non risulta avere alcun collegamento con il dossier Renault. Fonti prossime al manager parlano di una cessione per «spese personali». A Parigi Renault ha perso il 4,55%.
Tenaris giù con petrolio
Il calo del petrolio e la minaccia dei dazi conto il Messico hanno penalizzato le Tenaris (-3,9%). Sono andati male anche gli altri titoli petroliferi con Saipem in retromarcia del 2,6% ed Eni dello 0,6%. Buzzi Unicem è scivolata del 2,9%, sul timore che i dazi al Messico possano pesare gli utili dell’azienda.
Vola la Juventus nell'attesa del nuovo allenatore
Si sono mosse in controtendenza le azioni dellaJuventus Fc (+5,1%), nell’attesa che sia nominato l’allenatore che sostituirà Massimiliano Allegri. L'annuncio potrebbe essere imminente,
dopo la finale di Champions League in calendario domani. La dirigenza bianconera, infatti, ha sempre chiarito che alzerà il
velo sul nuovo allenatore solo dopo la fine di tutte le competizioni di questa stagione. Sul mercato, intanto, si sono infittite
le voci sull’arrivo di Maurizio Sarri, allenatore del Chealsea, ma a Torino le bocche sono cucite. Negli ambienti sportivi
c’è anche chi continua ad accarezzare il sogno di Pep Guardiola. Sono andate bene anche le Leonardo - Finmeccanica (+1,59%), dopo che la controllata statunitense Drs si è aggiudicata un contratto da 977 milioni di dollari della durata massima
di otto anni. Le azioni beneficiano anche delle dichiarazioni dell'amministratore delegato, Alessandro Profumo, secondo le
quali Drs sta crescendo in maniera significativa in virtù dell'aumento del budget per le spese militari Usa. Inoltre, il manager
ha aggiunto di essere fiducioso del raggiungimento del target del 25% dei ricavi da servizi al 2022. Sono andate bene anche
le A2a (+1,2%) e le Amplifon (+1,38%).
Mediaset sotto la lente in vista mosse in Europa
Fuori dal paniere principale, Mediaset ha difeso le posizioni (-0,11%), mentre il mercato si interroga sul futuro della società, soprattutto dopo l’acquisizione
del 9,6% del capitale della tedesca Prosiebensat. Secondo indiscrezioni è allo studio la creazione di una piattaforma televisiva
paneuropea, prospettiva che piace agli analisti di Mediobanca, che vedono in questa strada una soluzione per la competizione
internazionale. «Siamo tuttavia preoccupati per la debolezza dell’economia che potrebbe influenzare negativamente il trend
di raccolta pubblicitaria», hanno però sottolineato gli analisti, raccomandando cautela (‘Neutral’) sulle azioni di Mediaset
che per altro quotano a premio sui concorrenti.
Euro rimane in area 1,11 dollari
Sul fronte dei cambi, l'euro passa di mano a 1,1144 dollari (1,1134 ieri sera). La moneta unica vale anche 121,13 yen (122,187), mentre il cambio dollaro/yen è pari a 108,69 (109,742).
Piazza Affari maglia nera nel mese di maggio e anche nell'ultima settimana
Anche quest’anno la profezia che maggio è un mese pessimo per le Borse si è avverata. Tutti i listini del Vecchio Continente
hanno perso quota e ridotto notevolmente le performance da inizio anno. Piazza Affari ha accusato il calo peggiore del Vecchio
Continente, pari a -9,5%, cosicché ha ridotto i guadagni del 2019 all’8%, livello inferiore al 9,3% di Parigi e all’11% di
Francoforte. Il listino milanese, invece, aveva chiuso il primo trimestre con un guadagno 2019 quasi doppio rispetto a quello
delle altre Borse europee, attorno al 20%. Nel mese di maggio Parigi ha perso il 6,7%, Madrid il 6,9% (+6% da inizio anno),
Francoforte il 6% e Londra il 3,4% (+6,4% da inizio anno). Il mese di maggio è stato pessimo anche per le quotazioni del petrolio,
con il wti complessivamente scivolato del 14%.
Anche nell’ultima settimana, Milano ha registrato la performance peggiore d’Europa, risentendo del risultato delle elezioni
europee, delle tensioni al Governo e del richiamo di Bruxelles sull'andamento del debito pubblico. Il Ftse Mib ha registrato
un calo del 2,8%, mentre lo spread è peggiorato da 266 a 285 punti. Parigi ha invece registrato un ribasso dell’1,8% così
come Madrid. Francoforte ha lasciato sul parterre il 2,3% e Londra l’1,59%.
A Piazza Affari il titolo che ha vantato la performance migliore del listino è stato quello della Juventus (+4,25%), nel’attesa
dell’imminente nomina del nuovo allenatore. Le quotazioni della società bianconera da inizio anno vantano un progresso del
44%. Si sono mosse in controtendenza anche le Recordati (+0,8) e le Atlantia (+0,7%), quest’ultima beneficiando anche del
risultato elettorale. Invece la performance peggiore è stata quella di Ferragamo (-9,1%), penalizzata dai dati deludenti sulle
vendite dei grandi retailer americani. Dati che hanno penalizzato anche Moncler (-6,6%), la terza peggiore in classifica.
Nella rosa dei tre peggiori c'e' anche Tenaris (-7,4%), zavorrata dalla minaccia dei dazi degli States contro il Messico e
dal calo settimanale del petrolio, pari al 6,8% per il wti..
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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