È stata la settimana dell’oro e di Wall Street. Le quotazioni del metallo prezioso hanno preso il volo in parallelo ai listini azionari Usa, un fatto decisamente insolito, spingendosi ai massimi da oltre un anno: il picco, raggiunto ieri, è stato a 1.348 dollari, in rialzo di oltre l’1%. Il guadagno settimanale supera invece il 3%, una performance che non si ripeteva da aprile 2016.
Solo la Borsa americana ha fatto meglio. Per S&P 500 e Dow Jones Industrial Average, entrambi in rialzo di più del 4%, è stata addirittura la miglior settimana dell’anno.
Negli ultimi giorni si sono susseguiti diversi eventi importanti per i mercati, tra cui l’apertura di un nuovo fronte di guerra commerciale da parte di Donald Trump, stavolta contro il Messico, che ha stimolato la ricerca di beni rifugio.
A dominare sono state però le politiche monetarie, in particolare quelle della Fed, dopo che il presidente Jerome Powell ha acceso le aspettative di un taglio dei tassi di interesse a breve: una prospettiva che ha guadagnato ulteriore forza ieri con i dati sull’occupazione Usa, che hanno mostrato la creazione di appena 75mila posti di lavoro a maggio.
Alla pubblicazione il rendimento dei titoli di Stato Usa è crollato, nel caso dei Treasuries addirittura di 9 punti base nel giro di pochi minuti – dall’1,87% all’1,78%, vicino ai recenti minimi da 17 mesi. E l’oro, che si muove di solito in modo speculare, ha ricevuto un nuovo impulso.
Anche il dollaro ha ceduto terreno, scendendo ai minimi da oltre due mesi rispetto a un paniere delle principali valute.
Il petrolio ha invece rialzato la testa ieri, alla fine di una settimana che è stata tuttavia molto difficile. Il barile è addirittura finito in «bear market» mercoledì, accumulando un ribasso di oltre il 20% rispetto al picco di aprile.
Il Brent – che era sceso sotto 60 dollari al barile, ai minimi da gennaio – ieri ha comunque recuperato quasi il 3% chiudendo a quota 63,29 dollari. Accantonata la paura di una frenata dell’economia globale, a risollevare il greggio è stata la ritrovata armonia tra Russia e Arabia Saudita, che prelude a una probabile proroga dei tagli produttivi al vertice Opec Plus di fine mese. È anche calato il numero delle trivelle in funzione negli Usa, addirittura ai minimi da febbraio 2018.
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