Il credito a famiglie e imprese s’è mosso poco nel mese di aprile, in linea con una congiuntura piatta. In compenso hanno rialzato la testa i tassi di interesse, a conferma degli effetti che le tensioni finanziarie stanno provocando sull'attività degli intermediari. Nel Bollettino statistico «Banche e moneta» pubblicato ieri da Bankitalia si segnala una nuovo modesto incremento per gli impieghi rivolti alle famiglie e una frenata per le imprese. I prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, sono cresciuti dello 0,8% su base annua (0,9% in marzo): per le famiglie la variazione è del 2,6% (2,5% nel mese precedente), mentre per le società non finanziarie il calo è dello 0,6% (come nel mese precedente).
In questo contesto di minore attività i tassi hanno segnato una crescita su tutti i profili. Quelli sui prestiti alle famiglie italiane per l'acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono balzati al 2,26% (2,17% in marzo); quelli sui nuovi crediti al consumo all'8,06% (8,19% a marzo), quelli sui nuovi prestiti alle società non finanziarie all'1,46% (1,42% nel mese precedente). Le nuove operazioni di prestito fino a un milione di euro, pari a 14 miliardi contro i 15,6 di marzo, hanno spuntato un interesse medio del 2,02%, in linea con marzo ma nell'aprile del 2018 era 1,97%.
In aprile s’è registrato un ulteriore calo dei crediti in sofferenza delle banche italiane, diminuiti del 37,6% su base annua (-37,7% in marzo), per effetto di alcune operazioni di cartolarizzazione. Le sofferenze nette, in particolare, sono stimate a 32,6 miliardi (erano 50,86 miliardi ad aprile 2018) dai 31,7 di marzo. Come ha ricordato il governatore, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali del 31 maggio scorso, la consistenza delle esposizioni deteriorate, grazie alle operazioni di cessione, si è ridotta notevolmente: 26 miliardi di prestiti deteriorati nel 2016, 42 nel 2017 e 55 nel 2018. Il tasso di copertura ha raggiunto il 52,7 per cento alla fine del 2018, un valore superiore di 6 punti percentuali a quello medio delle maggiori banche dell'area dell'euro. Il rapporto tra le esposizioni deteriorate e il totale dei finanziamenti è sceso, al netto delle rettifiche di valore, al 4,3 per cento per il complesso delle banche, dal 9,8 di fine 2015. E secondo i piani richiesti dalla Vigilanza a tutti gli intermediari dovrebbe arrivare intorno al 3 per cento alla fine del 2021.
Tornando al Bollettino «Banche e moneta» resta da segnalare, sul fronte della raccolta, che depositi del settore privato sono cresciuti del 3,4% (3,3% nel mese precedente), mentre la raccolta obbligazionaria è diminuita del 7,9% (-8,7% nel mese precedente). Entro la fine del 2020 andranno in scadenza obbligazioni bancarie per un valore di circa 70 miliardi (su poco più di 300).
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