Dopo 30 anni al vertice, Marco Jacobini si appresta a lasciare la presidenza di Banca Popolare di Bari. Si profila un riassetto di fatto storico, per la principale banca del Mezzogiorno. Presidente di lunghissimo corso, Jacobini, a quanto risulta al Sole 24Ore, non si ricandiderà in occasione della prossima assemblea dei soci, che è chiamata a rinnovare sette degli undici componenti del board, tra cui lo stesso presidente. Il banchiere lascia così spazio a un ricambio che è visto certo di buon occhio dalla Vigilanza, a cui è stata formalizzata la decisione nelle ultime ore. L'occasione per dare l'addio all'istituto di famiglia - fondato nel 1960 dal padre Luigi e che oggi vede ai vertici operativi i due figli di Marco, Gianluca e Luigi - sarà appunto l'assemblea che si terrà il prossimo 14 luglio, l'ultima che Jacobini presiederà.
Le due settimane in più rispetto alla scadenza iniziale, prevista per il 29 giugno, formalmente consentiranno «la migliore definizione delle operazioni in corso», come comunicato ieri dall'istituto. Tra queste, c'è la valutazione dell'offerta vincolante arrivata da Sri Global, fondo guidato dal finanziere Giulio Gallazzi, che ha messo sul tavolo 65 milioni per l'acquizione della quota di controllo (pari al 73,57%) di Cassa di Risparmio di Orvieto. Entro la metà del prossimo mese di luglio, poi, si perfezionerà l'operazione di capital relief relativa a un portafoglio crediti a privati e piccole e medie imprese pari a circa 2,9 miliardi.
Ma è realistico che il tempo in più serva anche a fare un fine tuning rispetto ai futuri candidati del prossimo Cda. A ricercare nomi di elevato profilo sono stati chiamati i cacciatori di teste di Korn Ferry, che in questi giorni sono al lavoro per selezionare, come auspicato da Bankitalia, profili compatibili con le prossime sfide che attendono la banca. A partire dal rilancio operativo su cui è impegnato l'attuale consigliere delegato Vincenzo De Bustis. Tra i nomi circolati nei giorni scorsi per la carica di futuro presidente c'è quello di Giulio Sapelli, economista che gode dell'appoggio di una parte del mondo politico, sponda leghista in particolare. Sapelli peraltro è transitato nel consiglio di amministrazione della banca nel 2018, diventandone vicepresidente, prima di dare a sorpresa le dimissioni qualche mese dopo.
Chiunque salirà al vertice della popolare pugliese avrà il compito (non facile) di traghettare la banca nel lungo processo di rafforzamento patrimoniale, necessario a riportare i ratio in equilibrio (ieri la banca peraltro ha fatto ulteriori rettifiche per 25 milioni,fissando a 397,2 milioni la perdita 2018). Non solo. Compito del futuro vertice sarà anche quello di fare da pivot nel potenziale progetto che prevede la creazione di un super-popolare del Sud Italia, a partire dalla stessa PopBari: servirà insomma un nome che sappia creare consenso nel mondo delle popolari.
Si vedrà. Ci sarà tempo fino a fine giugno per presentare la lista, o le liste dei candidati. Di certo le candidature dovranno poi avere l'appoggio dell'assemblea dei soci: ed essendo una banca popolare, per PopBari varrà ancora il principio “una testa, un voto”.
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