Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 07:00.

My24

La Calabria che resiste ha i volti della società civile che si batte per la legalità in una terra dove pesa la presenza delle cosche criminali. A gennaio è stata semidistrutta, tre mesi dopo la trattoria Amal («speranza» in lingua araba) riapre i battenti a Caulonia (Rc). Sarà un laboratorio di inserimento lavorativo per gli immigrati rifugiati politici presenti nei progetti di accoglienza: servirà piatti arabi e calabresi e diffonderà cultura locale, africana e araba.

La struttura è gestita da Goel (il nome ha radici bibliche e vuol dire «il liberatore», «colui che dà riscatto»), il Consorzio sociale nato nel 2003 come frutto di un percorso decennale di impegno della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Locri-Gerace.
Quell'attentato non ha scoraggiato il Consorzio. Anzi. Gli ha dato la forza per rilanciare. Il presidente di Goel, Vincenzo Linarello, sta già pensando a quelli che saranno i prossimi passi di un consorzio le cui coop nella Locride spaziano dai servizi socio-sanitari al turismo ecosostenibile, dall'accoglienza ai servizi ambientali, dalla formazione all'artigianato, dal commercio equo e solidale alla moda con un marchio, Cangiari («cambiare» in dialetto calabrese), presente anche con un proprio negozio a Milano. «Entro aprile a Gioiosa Ionica – spiega – apriremo lo sportello anticlientelismo che servirà la Locride come ufficio legale contro i soprusi della pubblica amministrazione».

Don Pino De Masi, vicario generale della Diocesi di Oppido-Palmi e referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, con le sue cooperative di lavoro aggiunge tessere ad un puzzle di resistenza. «Le coop aiutano moltissimo – dichiara – e quando arrivano centinaia di ragazzi a chiedere lavoro, la cosa più bella è che cercano un lavoro etico e legale che produca sviluppo in un territorio dove prima interessava creare solo ricchezza per pochi». Sui motivi per i quali vale la pena restare in questa terra, Don Pino De Masi non ha dubbi. «Nel '75 quando parlavo di legalità a San Ferdinando- dice d'un fiato - mi attaccavano i manifesti contro. Oggi, a Gioia Tauro, invece, sono i giovani a organizzare le manifestazioni contro le vittime di lupara bianca. Sono loro il nostro futuro e quando li incontro dico: "quando tornate a casa disubbidite ai genitori che vi diranno di non andare appresso al prete"».

Giovanni Ladiana di ReggioNonTace, movimento nato il 3 gennaio 2010, giorno in cui fu messa la bomba presso gli uffici giudiziari di Reggio, è tra quelli che sulla resistenza ha creato adesione. «Vale la pena restare in Calabria – afferma - perché quando c'è buio pesto è necessario che qualcuno si assuma la responsabilità di non spegnere l'ultima candela. I passi in avanti in questa terra non sono quelli dei numeri ma il fatto che ci sono persone normali che pur provenendo da diverse associazioni, esperienze di volontariato, ideologie e spiritualità, hanno deciso di metterci la faccia personalmente senza restare solo a guardare». Interessante l'ultimo passaggio: «Siamo e rimaniamo movimento – spiega – perché non vogliamo essere tirati per la giacchetta dai partiti. Le associazioni vengono spesso finanziate dalla politica e noi non vogliamo cadere in tentazione».

Aldo Pecora è il fondatore e il presidente del movimento "Ammazzateci tutti" nato dopo un altro evento tragico: l'uccisione il 16 ottobre 2005 a Locri del vicepresidente del consiglio regionale calabrese Francesco Fortugno. Lui è partito dalla Calabria, giovanissimo, stufo di vedere mafiosi e amministratori a braccetto, ma è ritornato anche se l'impegno del movimento lo porta in giro per l'Italia a parlare, nel bene e nel male, della sua regione. Perché ritornare? «Vale la pena – racconta – quando giri per il mondo e ti rendi conto che i calabresi sono a capo di multinazionali o sono grandi primari mentre in Calabria i gruppi stranieri non arrivano e le Asl sono sciolte per mafia. Allora ti senti un codardo e senti che devi fare qualcosa per la tua terra. Io ci voglio rientrare e voglio assicurare un futuro ai miei figli migliore di quello che mi ha lasciato la mia famiglia. Dovremmo citare i politici per danni, con i massoni e le lobby che governano, come un cancro, la Calabria».
Già: una class action di massa contro questa cupola sarebbe un'ottima idea.
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.