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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 07:00.

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La forza di Gioia Tauro – che negli anni ha perso movimentazione soprattutto rispetto ai porti africani che si affacciano sul Mediterraneo, dove il costo della manodopera è cinque volte inferiore, gli incentivi non mancano e le agevolazioni fiscali sono elevate - è la sua struttura con due km di banchina con fondali profondi dai 16 ai 18 metri (un altro km di banchina è stato appena appaltato). E' stato allargato il canale di 52 metri e quindi non ci sono neanche più problemi di navigabilità per le enormi navi di nuova generazione. Quel che manca è però una sinergia tra i protagonisti della ricezione e della movimentazione delle merci. Soprattutto manca una rete stradale e ferroviaria degna di questo nome che arrivi fin sotto le gru e trasporti i container in maniera rapida e veloce. Il nodo, insomma, è sempre quello: il gateway ferroviario che, entro il mese, dovrebbe essere appaltato. I soldi non mancano: 400 milioni la cui spesa un Accordo di programma quadro assegna alle Ferrovie. Passeranno forse anni però prima che il Porto sia finalmente collegato alla rete verso il Nord e sulla tratta Paola-Sibari-Taranto nord.
I sindacati – che mettono in luce come, dopo anni di aspre polemiche, la produttività e l'efficienza del personale siano ormai ad alti livelli – premono per la svolta. Salvatore La Rocca, segretario regionale Filt Cgil e segretario confederale del comprensorio della Piana di Gioia Tauro, è chiaro. «L'unica nota positiva recente – spiega - è stato l'ingresso nel Porto del Gruppo Aponte. L'impegno serio di un grande player internazionale dovrebbe farci sperare ma a parte questo la situazione è veramente drammatica. Abbiamo sottoscritto a luglio 2011 la cassa integrazione, che ruota su 900 lavoratori, per 467 unità. Per le imprese che fanno attività di terminalista c'è una cassa integrazione che sfiora l'80%».

La Rocca mette in evidenza una contraddizione. «Il Governo nazionale – afferma - ha sempre dimostrato disinteresse. La Ue, invece, ha sempre visto il Porto di Gioia come un'opportunità per l'Europa visto che i nostri competitor sono i porti mediterranei. I contenitori che se ne sono andati da Gioia non sono andati in Europa ma nel Nord Africa».
E giù con un esempio del disinteresse nazionale. «Siamo ancora qui a discutere della possibilità di azzerare le tasse di ancoraggio anche nell'anno in corso – spiega La Rocca - quando nel 2011, grazie a questa agevolazione, il Porto è riuscito ad abbattere del 90% le tasse per le grandi navi. Solo Msc ha risparmiato oltre due milioni». Grimaldi conclude il ragionamento. «La scorsa settimana – afferma - ho scritto al ministro dell'Economia Corrado Passerà perché per il 2011 i 5,2 milioni che dovevano arrivare dalla Stato per questa agevolazione tariffaria non sono stati erogati». Semplice il motivo: c'è una preinformativa della Ue secondo la quale quei milioni sarebbero aiuti di Stato e dunque non ammessi.
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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