Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 07:04.

My24

Uno storico studio del Center for building science (Berkeley, California) arrivò alla conclusione che mantenendo stabilmente al 2% il tasso con cui diventiamo ogni anno energeticamente più efficienti (negli anni della crisi petrolifera si raggiunse anche il 4%), nel 2100 nove miliardi di persone potrebbero vivere con standard di vita europei consumando metà dell'energia che utilizziamo oggi.

Questa ricerca ci fa comprendere il potenziale dell'efficienza energetica nel tempo. Diventare più efficienti del 2% l'anno non ha nulla di spettacolare, né richiede incentivi spettacolari, ma strategie azzeccate e di lungo periodo che in alcuni anni produrrebbero, però, vantaggi duraturi sia per i cittadini che per l'economia nel suo complesso, che diverrebbe più competitiva.

Le detrazioni fiscali del 55%, grazie alle quali tanti italiani hanno installato caldaie e serramenti più efficienti, hanno già dimostrato di essere un volano che insieme genera e porta alla luce abbastanza ricchezza da compensare le voci col segno meno sul bilancio dello Stato. Anche gli altri sistemi di incentivazione, come i certificati bianchi, si sono dimostrati fin qui altamente sostenibili dal punto di vista economico: un dato di segno opposto all'impatto non trascurabile lasciato sulle bollette degli italiani dagli incentivi alle rinnovabili elettriche.

Ed ecco un primo aspetto su cui riflettere: mentre gli investimenti in rinnovabili fanno aumentare le bollette di tutti, l'efficienza energetica riduce la bolletta di chi ci investe.

È una spiacevole verità, che tuttavia va detta chiaramente in tempi nei quali né le famiglie né le imprese sono in grado di sopportare un ulteriore incremento del costo dell'elettricità. Incremento, invece, giunto venerdì scorso: +5,8% le tariffe dell'energia elettrica (per il 40% a causa degli incentivi alle rinnovabili) mentre si profila un ulteriore aumento del 4% a maggio.

Un altro aspetto sottovalutato riguarda le infrastrutture. Per esempio, per poter aumentare significativamente la quota di rinnovabili elettriche non programmabili, come sole e vento, servono costose infrastrutture di rete del tipo Smart Grid. L'efficienza energetica, al contrario, riduce o comunque calmiera il fabbisogno di infrastrutture, cosa che permetterebbe di concentrarsi su quelle più urgenti e utili nell'immediato (e, anche così facendo, le cose da fare non mancano).
Come sempre, il Paese si è messo in moto prima della politica.

Da un anno nei convegni e nei workshop non si parla che di efficienza energetica. Vi sono aziende che hanno investito in ricerca e detengono brevetti pesanti in tecnologie (per esempio nel settore chiave delle pompe di calore ad assorbimento, cioè le caldaie del futuro, che contribuiscono anche al raggiungimento degli obiettivi assegnati alle rinnovabili termiche) che per svilupparsi non richiedono né incentivi astronomici né infrastrutture aggiuntive: è su queste aziende e queste tecnologie che dovrebbe puntare l'Italia grazie a un sistema di incentivi raffinato, concepito per premiare il meglio del «made in Italy» anziché per non scontentare nessuno. Concetti che abbiamo sentito risuonare nelle sale del Governo, ma che ancora non si traducono nei corrispondenti decreti attuativi, lasciando nel frattempo nel limbo imprese e cittadini.

Ma prima di tutto bisogna rimuovere freni assurdi, detriti clientelari come il mancato riconoscimento dei certificati bianchi alla cogenerazione applicata al condizionamento estivo, o la classificazione come rifiuto delle potature del verde cittadino, che le trasforma, da potenziale risorsa energetica, prima in rifiuto da smaltire, e poi in tassa.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.