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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 07:00.

Ricordate? È da dieci anni che Torino e il Piemonte tentano di guardare altrove, elaborando il lutto. Nel 2002, di questi tempi, avrebbe dovuto svolgersi al Lingotto il Salone internazionale dell'automobile edizione numero 69. Venne rinviato (per la rinuncia da parte di quasi tutte le case automobilistiche) e mai più rilanciato, pallidi recenti tentativi a parte. Fu un evento emblematico.
Un vulnus per il sistema locale. Ha segnato quel lungo guado (allora già in corso e ancora non concluso ) dal fordismo al quarto capitalismo, passato anche dalla morte dei fratelli Agnelli, dalla prematura scomparsa di protagonisti come Andrea Pininfarina, dal cambiamento della mappa del credito sul territorio. Non è mancato il balsamo del 'rinascimento culturale' legato alle Olimpiadi invernali 2006, ma non basta. Vero, si è completata l'alta velocità per Milano, eppure non ha mai contribuito a far decollare il tanto idealizzato rilancio del MiTo. Nel frattempo ci si scontra per la Tav e si ritardano i passi verso Lione (e l'Europa).
L'unico dato che conforta, e al quale ci si aggrappa, è l'export. Nell'ultimo trimestre 2011 ‐ dopo sette consecutivi con segno positivo ‐ la variazione tendenziale grezza (secondo Unioncamere e Confindustria Piemonte, che finalmente hanno avviato la buona abitudine di fornire insieme le analisi congiunturali) è andata a -0,4%; le esportazioni, invece, hanno registrato un +11,8%, con il saldo della bilancia commerciale a +9,6 miliardi di euro. La regione, in Italia, è seconda soltanto all'Emilia Romagna per valore di incremento. Sono cresciuti i flussi verso la Germania (+13,4%), diventato primo mercato di sbocco, e verso la Francia (+10,9%). In queste pagine se ne dà conto in dettaglio e per i diversi settori. Etsi Fiat non daretur? Come se la Fiat non fosse certa? Sì, è un po' azzardato utilizzare l'ipotesi ‐ al centro di molte dispute intellettuali ‐ per ragionare del sentiment che sta vivendo il sistema industriale locale.
Tuttavia, la mutazione genetica del gruppo automobilistico sull'asse Torino-Detroit impone ulteriori forti cambiamenti di strategia ai decisori pubblici e privati, agli imprenditori, ai fornitori: soprattutto nella mentalità e nell'innovazione creativa. Il balzo percentuale verso la Germania sembrerebbe già indicare una via. Aumentano, secondo Unioncamere Piemonte, anche le 'quattro A' del made in Italy: abbigliamento-moda, alimentari-vini, arredo-casa, automazione-meccanica-gomma-plastica. Sono a +12,9% nel mondo e a +13,5% nella Ue a 27.
Per il secondo trimestre gli industriali di Torino prevedono un'attenuazione della pressione negativa. E avvertono: le Pmi più penalizzate saranno quelle orientate solo al mercato interno. Dunque, ben venga il Piano strategico per l'internazionalizzazione, buono strumento di politica industriale, siglato a metà febbraio da Giunta Cota e sistema camerale. Ha in dote 20 milioni che dovranno essere spesi entro l'anno. In Regione Piemonte stanno predisponendo bandi e misure. Due i filoni: progetti pluriprovinciali di filiera ‐ sul modello di collaudate formule, come il 'From concept to car' della Camera di commercio di Torino ‐ e progetti-Paese (specie sul fronte degli emergenti). «Siamo fiduciosi e impegnati nel fare presto e bene ‐ assicurano Ferruccio Dardanello e Paolo Bertolino, rispettivamente presidente e segretario generale di Unioncamere Piemonte ‐. Va spinto il gioco di sistema. Al Centro estero per l'internazionalizzazione (Ceip) c'è un tavolo di consultazione perché datoriali, associazioni di categoria e imprese lavorino insieme su obiettivi mirati».
Nelle diverse province stanno iniziando a tappeto road-show per spiegare al meglio l'iniziativa. L'informazione ‐ su questo fronte ‐ diventa cruciale. Perfino il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha creato una struttura ad hoc per l'internazionalizzazione della città. E proprio oggi ‐ con inizio alle 14.30 al Centro congressi Torino Incontra ‐ è in programma la seconda edizione del 'Colloque franco-italien', promossa dal Consolato generale di Francia a Torino e Genova, dalla Camera di commercio di Torino e da Unioncamere Piemonte.
Si parlerà ‐ presente il nuovo ambasciatore di Francia in Italia, Alain Le Roy ‐ di sviluppo integrato e di una 'strategia di rete' nell'ambito dell'euroregione AlpMed in tema di programmazione europea e politiche comunitarie, soprattutto pensando alla nuova programmazione di sviluppo regionale 2014-2020 (Feder). Ci saranno rappresentanti della Provence-Alpes-Côte d'Azur, del Comitato Massif des Alpes françaises, del Rhône-Alpes, della Liguria e della Valle d'Aosta.
Il ricambio della classe dirigente sarà decisivo in questo frangente. Ciò che accadrà nelle prossime settimane, da qui a subito dopo l'estate, fornirà indicazioni sulla scelta di chi dovrà contribuire al rilancio in alcuni posti-chiave. Su tutto spicca la vicenda della Compagnia di San Paolo, dove sembra scontato l'approdo di Sergio Chiamparino alla presidenza (ci sarà così l'inciucio dei partiti per piazzare l'ex governatore Pdl Enzo Ghigo alla guida della Fondazione Crt nel 2013?).
Avremo nuovi assetti in Confindustria (all'Unione di Torino, che ha annunciato pochi giorni fa la possibile fusione conl'Api; alla federazione regionale) e in Eurofidi (che potrebbe avere un non piemontese alla guida). La politica è in un limbo affannato. Roberto Cota risente dello tsunami in atto nella Lega (e chissà se lui e l'assessore Giordano decideranno di presentarsi alle politiche del prossimo anno). Il passo spedito dell'export rassicura. Ora servirà uno scatto di responsabilità civica da parte di tutti.
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