Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 07:00.

My24

Alcune delle principali imprese industriali del Piemonte (Ferrero, Miroglio, Mondo, Abet Laminati, Rolfo, Merlo, Venchi, Sant'Anna, per citarne alcune) hanno creato qui quell'intreccio tra capitalismo diffuso e medie imprese a cui si tende a Nord-Est.

Negli ultimi venti anni è letteralmente decollato il sistema delle produzioni vinicole e le Langhe, una volta 'terre della malora', sono un'eccellenza territoriale grazie all'invenzione di Slow Food, la politica dei presidi e delle certificazioni, l'Università delle scienze gastronomiche, il Salone del gusto e del vino e, da qualche anno, con 'Terra Madre' punto di riferimento globale.

Più interlocutoria è la situazione della provincia di Alessandria. Con un settore industriale che va dal chimico all'industria dolciaria, sino al distretto orafo di Valenza. Il futuro dell'area guarda per crescere verso le Langhe e verso Genova. Aspettando le funzioni retroportuali e logistiche ad essa collegate. Il quadrante Nord-Est Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola ha un sistema produttivo fortemente caratterizzato dalla manifattura. Inclusi i distretti industriali storici, produzioni tessili, rubinetteria e valvolame, i casalinghi proiettati all'export con alcuni player di livello internazionale. Basti citare Zegna e la sua capacità di traino nell'internazionalizzazione.

L'impatto della crisi in quest'area, più di capitalismo molecolare che di medie imprese, mostra le difficoltà di molte aziende a reggere la competizione dei Paesi emergenti. La crisi ha acuito le difficoltà delle imprese minori già interessate da una forte selezione. Anche nella sua parte di confine con la Lombardia e con Malpensa, quest'area, che è sull'asse Genova-Milano-Nord Europa, sarà destinata più ancora della Val di Susa, a interrogarsi su un destino logistico-infrastrutturale.
Si può dire che il Piemonte è entrato negli ultimi dieci-venti anni nel quarto capitalismo. Il Piemonte e Torino convergono verso un modello di organizzazione industriale imperniato sulle medie imprese. Queste disegnano sul territorio una poliarchia dello sviluppo altra dall'oligarchia della one company town. Quanto sia maturo questo processo lo dimostra il mutamento della composizione sociale del lavoro.

Vi è un processo evidente di qualificazione. Tra la fine degli anni Novanta e l'inizio della crisi, nella sola provincia di Torino, si erano guadagnati circa 150mila occupati in attività qualificate: tecnici, consulenti, professionisti, manager. Sono tutte tracce di una metamorfosi in corso che ridisegna sistemi territoriali, competenze, figure sociali. Pesa l'eredità del fordismo, le incertezze globali sull'asse Torino-Detroit.
Da qui occorre partire, prendendo atto che solo dai tre Piemonti che stanno in uno e dalle risorse umane e dalle competenze date dall'intreccio tra uno storico sistema manifatturiero e i nuovi saperi di un terziario cresciuto è possibile reggere l'urto della globalizzazione.

Non sarebbe una cattiva idea se, partendo dalla regione con più storia industriale del Paese, si iniziasse sull'asse Torino-Trieste un confronto tra forze sociali, sindaci e governatori sulla metamorfosi del nostro produrre per competere.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.