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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 07:00.

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Cinquemilatrecento persone in Cassa integrazione straordinaria a rotazione per 18 mesi. L'intesa su Mirafiori sottoscritta il mese scorso tra la Fiat e le sigle sindacali segna un altro passo verso la ristrutturazione dello storico impianto torinese, anche se il cammino resta lungo e soggetto ai rischi di una congiuntura sempre difficile; lo stesso vale per la fabbrica ex Bertone di Grugliasco, dove l'avvio della produzione della 'piccola' Maserati è atteso entro la prima metà del 2013.

I piani per Mirafiori prevedono un investimento vicino al miliardo di euro per la produzione di due Suv di dimensioni medie, uno a marchio Fiat (dalla fine del 2013) e un secondo per la Jeep (dal secondo trimestre 2014); piani aggiornati rispetto a quelli dell'anno scorso, che puntavano su due Suv di maggiori dimensioni, di cui uno a marchio Alfa Romeo. Al miliardo destinato a Mirafiori si aggiungono 500 milioni per Grugliasco.
Per quanto riguarda quest'ultima fabbrica, la produzione della 'piccola' Maserati dovrebbe, dunque, partire nel secondo trimestre dell'anno prossimo, anche se in volumi ancora lontani dalle 40mila unità annue previste dai piani del Lingotto. L'intesa siglata nel novembre scorso tra azienda e sindacati prevede un periodo di Cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione (la stessa formula adottata per Mirafiori) fino al 17 novembre 2012; resterebbero quindi scoperti circa sei mesi fino all'effettivo avvio della produzione.

Paradossalmente, il fatto che i due impianti piemontesi siano in fase di ristrutturazione li rende meno legati, almeno per quest'anno, all'andamento della congiuntura. In realtà per Mirafiori il legame c'è, ed è rappresentato dai due modelli ancora in produzione: la Lancia Musa (che si fermerà entro fine anno) e l'Alfa Romeo Mito. L'intesa con i sindacati prevede, infatti, che i lavoratori vengano richiamati a turno in fabbrica «a seconda delle esigenze produttive». Le prospettive per ora non sono incoraggianti: nei primi tre mesi dell'anno in Italia sono state immatricolate 3.600 Mito contro le circa 6.500 dello stesso periodo dell'anno scorso.
Sia Mirafiori che Grugliasco rappresenteranno, una volta avviate le nuove produzioni, un test della strategia di Sergio Marchionne per aumentare l'utilizzo della capacità produttiva in Italia: l'incremento delle esportazioni verso il mercato Usa. Sia la nuova Maserati che i Suv made in Mirafiori, infatti, dovrebbero avere almeno in parte come mercato di sbocco quello americano. Mentre il marchio del Tridente si muove in una parte della gamma dove l'esportazione dall'Europa verso gli Usa è usuale, l'operazione potrebbe rivelarsi più difficile per le produzioni di Mirafiori; in primo luogo per le dimensioni dei modelli, meno adatti al mercato americano di quelli inizialmente pianificati. Il Suv Fiat, che secondo gli attuali piani dovrebbe entrare in produzione alla fine del 2013 (con arrivo sul mercato nei primi mesi dell'anno successivo, come è stato il caso della Panda), potrebbe approdare negli Usa in un secondo tempo a completamento della 'gamma 500', ovvero di quella che si sta ormai delineando come un vero e proprio sub-brand del Lingotto per il mercato Usa.

Per quanto riguarda la ripresa della produzione a Mirafiori, è presto per prevedere date e modalità; non è, però, difficile immaginare uno schema simile a quello di Pomigliano, dove i lavoratori vengono richiamati in fabbrica in proporzione alle esigenze produttive. Attualmente sono rientrati al Giambattista Vico meno della metà dei circa 4.800 dipendenti della vecchia fabbrica.

La presenza Fiat in Piemonte non è naturalmente limitata alle fabbriche, ma comprende anche centri di ricerca ed enti centrali del gruppo; è proprio questa presenza che rischierebbe una consistente riduzione nel caso in cui, dopo la fusione con Chrysler, la sede del futuro gruppo venisse trasferita negli Stati Uniti. Su questo punto, dall'assemblea dei soci Fiat della settimana scorsa non sono emersi dettagli in più rispetto ai piani finora resi noti dal gruppo: l'amministratore delegato Sergio Marchionne non ha dato indizi sull'eventuale trasferimento della sede, anche se i frequenti riferimenti alle difficoltà del fare business in Italia sembrano puntare in direzione di Detroit. La fusione - ha confermato i manager - avverrà comunque nei prossimi anni, ma sicuramente non nel 2012; a decidere la data saranno considerazioni di carattere finanziario sul riacquisto della quota Chrysler che ancora Fiat non possiede.

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