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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2012 alle ore 07:05.

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I distretti industriali italiani hanno chiuso il 2011 a quota 77,5 miliardi con una crescita delle esportazioni del 10,3%, valore simile a quello un Paese a forte trazione, come la Germania (+10,4%) e superiore a quello francese (+6,9%). È stato, per l'Italia, il secondo anno consecutivo con valori in incremento e a doppia cifra.

Ma i cluster del comparto mobili (alla pari degli elettrodomestici) sono quelli ad aver aumentato di meno i propri volumi oltre confine, poco più di 2,5 punti in percentuale sul 2010, che pure aveva fatto registrare un incremento di oltre il 6 per cento. Risultati (si veda l'infografica qui a lato) che hanno messo il comparto mobili ed elettrodomestici al fondo della classifica nazionale; battuti, nell'ordine, dai materiali da costruzione, da alimentari e bevande, dalla moda, dai beni in metallo, dalla meccanica e dalla metallurgia. Nell'ultimo trimestre del 2011, poi, le esportazioni distrettuali dall'Italia hanno fatto registrare un significativo rallentamento (+4,8% la variazione sullo stesso perido del 2010) e se la doccia fredda ha riguardato tutti i settori solo i cluster dei mobili (e ancora una volta quelli degli elettrodomestici) sono scesi in terreno negativo (-0,3%). Sottotono, ma comunque con risultati positivi, la meccanica, la filiera dei metalli, l'agro-alimentare e i beni di consumo del sistema moda.

Il bilancio 2011 delle esportazioni, dunque, per il comparto dei mobili, non può dirsi positivo, specie alla luce delle difficoltà che sono emerse in tutti i campi produttivi a inizio 2012 e in rapporto al fatto che l'export, in un finale dell'anno scorso drammatico, è stato l'unica risorsa capace di mantenere in alto le performance di fatturato dell'intero anno.

Questi dati, evidenziati dal Monitor distretti elaborato di recente dal Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, rivelano che i principali distretti del mobile italiani sono «abbondantemente in ritardo rispetto ai livelli di export pre-crisi». Tanto è vero che nessun cluster del sistema casa figura nella classifica dei distretti nazionali col differenziale positivo maggiore (in valori assoluti) rispetto ai livelli di export pre-crisi. Il riferimento riguarda tutte le sei aree distrettuali più importanti del mobile, persino quella veneta del Livenza e Quartiere del Piave, l'unica tra quelle del settore a comparire nella classifica delle prime 28 (al 17° posto) per contributo alla crescita delle esportazioni nel 2011 in Italia. Questo, infatti, pur crescendo poco l'anno scorso (con una variazione delle esportazioni del 5,9%) ha registrato una delle migliori performance tra i distretti del sistema casa, raggiungendo un aumento delle vendite estere per 116 milioni (2,08 miliardi contro 1,96 nel 2010).

Con tutto ciò il cluster veneto, il secondo più ricco in termini di fatturato di provenienza export nel comparto dei mobili, dietro alle piastrelle di Sassuolo, nel 2011 non è stato in grado di colmare (per 146 milioni, -6,6%) il risultato del 2007. Sotto i livelli pre-crisi di esportazioni sono risultati nel 2011 anche Sassuolo (-16,6%), il Mobile imbottito della Murgia, tra Bari e Matera (-38,2), il distretto del legno e dell'arredamento della Brianza (-12,5), sedie e tavoli di Manzano (Udine), con una flessione del 32%, e, da ultimo, il mobile d'arte del Bassanese (-26,7%).

Il settore dei mobili aveva manifestato le prime crepe nel suo export già nei primi nove mesi del 2011, quelli dove altri comparti avevano figurato bene. È stato il caso del mobile in stile di Bovolone (-2,6% nel periodo gennaio-settembre 2011 rispetto allo stesso del 2010), delle piastrelle di Sassuolo, a Modena (-0,2%), della Ceramica di Civita Castellana (Viterbo), con un -2,2%, del mobile imbottito di Quarrata (Pistoia) con un calo del 13,7%, dei mobili imbottiti di Bari (-4,8), quelli di Matera (-5,3), del mobilio abruzzese, a Pescara (-24,5%) e di quello di Teramo (-1,3%). Un trend che si è aggravato nei mesi successivi. Il resto è storia di trincea di questi giorni.

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