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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2012 alle ore 07:08.

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Carlo Gugliemi, presidente di CosmitCarlo Gugliemi, presidente di Cosmit

La ricetta magica dei Saloni non è in vendita. Stop. Semmai, è esportabile. Ma a certe condizioni. Il tono di Carlo Gugliemi, presidente di Cosmit è, as usual, deciso ma autorevole.

Presidente Guglielmi, siamo alla 51esima edizione e sembra che la formula di questa fiera non invecchi, anzi...
Certo che non invecchia. Migliora, anzi. Perchè questo evento dimostra ogni volta che la cultura è vincente, anche nell'industria.

Il modello, intanto, fa scuola. Spuntano rassegne dappertutto che cercano evidentemente di riproporre la stessa filosofia.
Lo vediamo. Diciamo intanto che I Saloni sono diventati un modello di riferimento anche per una serie di esperienze consolidate.

A cosa si riferisce, in particolare?
Al Salone Satellite. Rappresenta un patrimonio importante: sono i giovani che ci dicono e che ci disegnano come sarà il nostro futuro. Che forme avrà e come potrà influire sulle nostre vite: non mi sembra un aspetto secondario, c'è una visione preziosa a beneficio di tutti.

Il Salone è anche tutto ciò che si trova fuori dalla Fiera, quasi un mondo a parte. Anzi, a volte si è parlato di un eccesso di eventi collaterali.
Devo dire che alcuni che avevano esposto in sedi fuori dai Saloni quest'anno sono ritornati da noi. Una sorta di inversione di rotta su scelte manageriali molto particolari. Intanto devo dire che anche quest'anno abbiamo programmato una serie di eventi di forte richiamo innanzitutto culturale per un pubblico più ampio, però, che vada oltre la stretta cerchia degli amanti del design.

Nei fatti, l'evento ha fatto diventare la città una vera e propria calamita anche per visitatori provenienti da ogni parte del mondo.
Vorrei dire che, nonostante tutte le difficoltà, se Milano saprà portare a termine i lavori in corso, anche a livello urbanistico, questa capacità di attrazione di manifestazioni come i Saloni potranno incrementare i potenziali arrivi in città. C'è molto da fare, la forma della città è destinata a cambiare notevolmente.

L'offerta attuale di cultura non è indifferente. Milano sta riprendendo quota anche sotto questo profilo.
Direi di più. Ci sono luoghi non troppo evidenziati ma importanti, da coinvolgere assolutamente. L'Ambrosiana, persino San Siro, l'Ippodromo. Vista con gli occhi di chi viene da fuori Milano è un'altra città. I milanesi forse sono troppo presi dal tran tran quotidiano per accorgersene.

Avete cercato di allargare il Salone alla città, in contemporanea il Salone si è aperto al mondo. Il made in Italy è molto amato all'estero, come fare in modo che tutto ciò si traduca in vantaggi per le nostre aziende?
La formula del Salone, ormai collaudata, è sicuramente esportabile, l'abbiamo fatto in Russia con i Saloni WorldWide, che hanno avuto al seguito anche il Salone Satellite. Però devo fare una necessaria precisazione.

Quale?
La nostra formula è esportabile, ma con i dovuti modi. Non tutti Paesi sono uguali: la Cina, ad esempio, è un mondo a sé, che però ha molta voglia di imparare sul fronte del design e della creatività. Anche lì le cose si stanno muovendo in fretta.

Cosmit ha in cantiere iniziative precise?
Ci stiamo lavorando, ma vogliamo farlo bene. Non possiamo sbagliare perché si tratta di un'importante piazza che ha caratteristiche ben definite. In Cina bisogna andarci con tutta la nostra filosofia di fondo ma soppesando tutti gli elementi in gioco, in primo luogo la zona specifica in cui vogliamo andare, è un paese che ha, anche all'interno, sensibilità molto diverse.

Certo, Pechino non è Shanghai, Canton ha le sue particolarità.
Infatti, la cornice diventa un elemento essenziale del quadro. Inoltre c'è bisogno di adeguata preparazione e quindi di tempo per programmare il tutto.

A proposito di Cina, si è appena chiusa con successo la prima partecipazione a Pechino di Milano Unica, la fiera dei prodotti tessili. Quindi, si può fare. Andare insieme rende tutti più forti...
È lo stesso spirito di squadra che ci ha portati in Russia con i Saloni WorldWide. Però, devo dire che il sistema del legno-arredo ha caratteristiche completamente diverse e anche un mercato con caratteristiche precise che non possiamo affatto ignorare. La logistica, ovviamente, ha un peso particolare.

Altre zone del mondo che considerate di vostro interesse?
Direi che non possiamo tralasciare più nulla. Perché la situazione congiunturale è tale che il made in Italy deve andare all'estero. Noi saremo gli ambasciatori di una cultura d'impresa che il mondo ancora ci invidia. È già successo a New York, a Mosca, succede ogni anno a Milano. Un miracolo al quale teniamo molto.

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