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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2012 alle ore 07:09.

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Una gigantesca agorà, un luogo dove esplorare altre culture, altri linguaggi, altri stili di vita, altre propensioni ai consumi. Da oggi al 22 aprile ai Saloni 2012 allestiti negli avveniristici spazi della Fiera di Rho-Pero c'è il tutto esaurito: gli stand degli oltre 2.500 espositori sparsi su 209mila metri quadrati saranno presi d'assalto da più di 300mila visitatori di 160 Paesi. Una Babele creativa di architetti, interior designer, retailer e progettisti nella quale il sistema industriale italiano della casa e dell'arredo interpreta il ruolo di assoluto protagonista.

«Siamo cautamente ottimisti – dice Carlo Guglielmi, presidente e amministratore delegato del Cosmit, l'ente organizzatore dei Saloni – perché senza un pizzico di cautela potremmo essere considerati incoscienti. Ma i segnali positivi ci sono per tutti gli addetti ai lavori, pronti a mettersi in gioco anche in questa edizione anziché crogiolarsi sugli allori dei precedenti successi a livello mondiale: non va dimenticato che i più bei pezzi della storia del design, inclusi quelli inseriti nelle collezioni permanenti di musei prestigiosi, sono stati sfornati dalla creatività italiana». Certo, la congiuntura ha un doppio volto: sul mercato interno i consumi sono talmente congelati (-7,3% nel 2011) da avere suggerito alla FederlegnoArredo di richiedere al Governo Monti l'abbassamento straordinario dell'Iva al 4%, così come avviene per l'acquisto della prima casa. «È una misura che consideravo da anni – ha spiegato Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo – e potrebbe appunto essere utile per il primo impianto di mobili, come cucine, bagni e armadi a muro».

Proprio le difficili condizioni sul fronte interno suggeriscono – anzi, sarebbe meglio dire impongono – di scommettere ancora più del solito sulle esportazioni, che hanno inciso per il 38,3% sul fatturato totale del settore nel 2011 rispetto al 34,7% dell'anno precedente, aumentando in valore del 5,8 per cento.

Oltre agli sbocchi tradizionali, come gli Stati Uniti e l'Europa occidentale, la spinta va orientata con decisione sui mercati emergenti: ai Saloni 2012, ad esempio, arriveranno addirittura diecimila operatori dal Brasile, un Paese nel quale sembra essere scoppiata la febbre per il made in Italy. Si tratta di un'opportunità enorme che non deve sfuggire di mano al nostro sistema industriale, nonostante gli ostacoli (finora insormontabili) rappresentati dai dazi doganali, in Brasile e in altre aree del mondo.

Ma le fasce della popolazione che stanno migliorando il proprio tenore di vita sono in crescita esponenziale: alle imprese della casa e dell'arredo interessano sia i consumatori decisamente abbienti, quelli che possono permettersi addirittura i pezzi unici realizzati dai produttori italiani insieme alle archistar, sia la middle class che mira a valorizzare l'appartamento con un mobile o una lampada di design italiano, vero e proprio status symbol in tutto il mondo.

Basta a questo proposito notare come i progettisti dei ristoranti e degli alberghi più importanti si rivolgano con assiduità ai fornitori del nostro Paese. E come ulteriori sforzi vadano fatti nel segmento contract, con la possibilità di piazzare massicci ordini per arredare quei building di lusso che stanno spuntando come funghi in ogni megalopoli dei Paesi emergenti e nelle località di villeggiatura più esclusive.

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