«Siamo amici, ci sembrava una buona idea e ci siamo messi d'accordo facilmente». L'idea di Michele Mura, amministratore unico dell'omonima azienda di calze mantovana, è stata quella di accordarsi con lo storico calzificio Ciocca di Brescia. «Noi facciamo calze da donna, loro da uomo, noi siamo forti all'estero, loro in Italia.

Così abbiamo deciso di sviluppare iniziative comuni». Il primo passo è stata la rete di vendita, poi lo scambio di informazioni, l'ultima tappa la creazione di un'azienda di corsetteria per completare l'offerta presso i negozi. Partita da zero, questa azienda in due anni fattura già cinque milioni. Rete informale quella creata da Mura e Ciocca, uno dei tanti modi "creativi" per reagire alla crisi, cercando di inventarsi nuove vie per sviluppare il business. Per Mura il limite della rete in senso stretto è la mancanza di personalità giuridica, altre aziende però la pensano diversamente e infatti sono già 371 le imprese lombarde coinvolte in contratti di rete.

Gli ultimi episodi sono indicativi di una mutazione: un tempo patrimonio solo di aziende italiane, ora il perimetro si allarga anche agli stranieri. A Lecco, la controllata italiana di un colosso giapponese delle presse ha deciso di fare da capofila ad una rete nell'impiantistica, a Brescia i cinque fondatori di "Five for Foundry" hanno allargato la filiera ad altre sette aziende italiane e ora inseriscono nella compagine anche tre realtà straniere.

Le vie possono essere diverse ma l'obiettivo è simile per tutti: sviluppare sinergie negli acquisti, nella proposta commerciale, nelle reti di vendita, in sintesi fare in modo che, come ricorda Mura «uno più uno possa fare tre».
E quando il modello di business è ben studiato, con aziende complementari, i risultati arrivano. Le aziende del settore della fonderia che hanno dato vita a Five For Foundry, ad esempio, hanno aumentato a doppia cifra ricavi e addetti e l'ultimo "colpo" realizzato è stata la commessa del marchio storico di moto Triumph per una nuova fonderia in Thailandia.

Reti tra aziende che godono in questa fase anche di alcuni incentivi regionali e il bando appena chiuso dalla Regione proprio per incentivare le aggregazioni ha avuto un boom di richieste: 1.539 imprese hanno presentato progetti per accedere ai 20,5 milioni messi a disposizione da Regione Lombardia, ministero dello Sviluppo e Camere di commercio.
Considerando che l'ultimo censimento di Confindustria identifica in Italia l'esistenza di 305 reti, i progetti lombardi arriverebbero in poco tempo quasi a raddoppiare il totale nazionale. L'altro filone di sviluppo, in tema di sinergia, è la crescente collaborazione tra aziende e centri di ricerca. Nei primi due mesi dell'anno presso l'ufficio Brevetti e Marchi sono state depositate 300 richieste di invenzione da parte di residenti in Lombardia, un quarto rispetto al totale nazionale. Cruciale in molti casi è proprio la collaborazione tra aziende e atenei, come testimonia il caso della fonderia Casati di Varese. La società ha avviato insieme alla Liuc di Castellanza un'analisi di mercato in un settore specifico di leghe metalliche per motori, scoprendo l'esistenza di una fascia di prodotti non coperta da particolari brevetti. Grazie a questo studio ha potuto quindi realizzare il suo primo brevetto, una particolare lega di ghisa che resiste ad alte temperature, ed è ora fiduciosa di poter realizzare business aggiuntivo.

Altro esempio di sinergia vincente è il pool di imprese che opera all'interno di Kilometro Rosso, parco tecnologico alle porte di Bergamo. Tre aziende insediate qui, Brembo, Petroceramics e Warrant, hanno vinto un bando da otto milioni di euro dell'Unione europea per sviluppare nuovi processi produttivi nella carbo-ceramica a costi inferiori, unico successo italiano tra i 12 progetti delle nanotecnologie approvati da Bruxelles. Vittoria ottenuta grazie alla collaborazione con il Consorzio Universitario per la scienza e la tecnologia dei materiali e facilitata dalla rete informale e dalla prossimità geografica delle imprese coinvolte.

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