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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 11:00.

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«Che cos'è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un mare, ma un insieme successivo di mari. Non una civiltà, ma più civiltà adiacenti. Non ci è stato dato come un paradiso gratuito, si è dovuto costruire tutto, spesso con più sforzo che altrove». Così Fernand Braudel scriveva nel 1949, su «La Méditerranée».

Ed è significativo che la citazione sia stata ripresa nei documenti ufficiali di Res4Med, da quel poeta-sognatore-pioniere delle rinnovabili che è Roberto Vigotti, anima del progetto.
L'alleanza di nove imprese ed enti italiani, appena presentata in un convegno internazionale a Roma (si veda Il Sole 24 Ore del 22 aprile e del 4 maggio), rappresenta un nuovo tassello di un sogno in costruzione, già evocato da Braudel. Il sogno di un bacino del Mediterraneo unito nello sviluppo sostenibile, ricco di opportunità di crescita che alimentino le riforme evocate nella tormentata Primavera araba, che cementino un duraturo disgelo tra Israele e Palestina, che aiutino la Grecia a uscire dal rischio default, la Spagna e l'Italia a riemergere dalla recessione, i Balcani occidentali e la Turchia ad avanzare verso l'Unione europea.

Una sfida che passa anche per le leve dell'energia pulita, sempre più importante per un'area che conta il 7% della popolazione del pianeta (500 milioni di persone) e che vale il 10% del Pil mondiale (7.500 miliardi di euro). Un'area che, come ricordato da Bruno Lescoeur (Ceo Edison e vicepresidente dell'Osservatorio mediterraneo dell'energia, Ome), avrà bisogno del 40% in più di energia entro il 2030, per un totale di 380 gW di capacità aggiuntiva da installare (il 30% da fonti rinnovabili).
«Sono numerose le iniziative create per favorire la cooperazione in questo ambito - ricorda Francesco Starace, Ceo di Enel Green power e presidente di Res4Med -: dall'Ome al Mediterranean solar plan, fino alle tre alleanze industriali Desertec, Medgrid e ora la nostra».

E i fondi per centrali pulite non ancora in grid parity (quindi perdenti rispetto ai combustibili fossili)? «Tra finanziamenti a fondo perduto, equity e linee di prestito dedicate, uno studio PwC ha rilevato 12,5 miliardi di euro attivati da Ue, Banca mondiale, Bei e Casse depositi nazionali, solo per lo sviluppo sostenibile del Medio Oriente e del Nord Africa», ha affermato Oliver Galea, ad dell'Advisory di PricewaterhouseCoopers in Italia.
«Mandateci progetti interessanti da sostenere: la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) intende attivare investimenti per 600 milioni all'anno, solo per l'energia», ha affermato il direttore generale del dipartimento energia, Riccardo Puliti (grande «cervello» italiano emigrato a Londra). Sullo sfondo, la stima di 350 milioni di investimenti in 20 anni. Un fiume di soldi soprattutto sul Nord Africa. Per cementare i sogni di Braudel di un Mediterraneo immune dal declino.

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