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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 11:01.

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Visto con le lenti dell'energia verde e delle opportunità di business, il nostro Paese agli occhi di investitori italiani e stranieri si è distinto per il luccichio dei pannelli fotovoltaici. Nel 2011 l'Italia ha raggiunto il primato mondiale degli impianti entrati in esercizio con 9,37 GW di potenza, ovvero il 44,6% della quota europea, oltre il 33,8% nel mondo, contro i 7,4 GW del mercato tedesco.

Questo primato è sotto gli occhi di tutti gli operatori internazionali confluiti a Verona, ieri e oggi per il Pv Summit, da domani per Solarexpo. Ora, però, prevale la preoccupazione sulla sostenibilità di questi record.
Eppure, il Gse (Gestore dei servizi energetici) ha diffuso stime ottime sulla produzione di elettricità pulita nel 2011. La potenza è cresciuta del 36,5% e le rinnovabili soddisfano il 24% del fabbisogno interno lordo di elettricità. In testa resta l'idroelettrico, con 46.350 GWh, seguito dalle bioenergie (biomasse solide, biogas e bioliquidi) con 11.320 GWh. Poi c'è il fotovoltaico, che supera l'eolico: arriva a 10.730 GWh, con una crescita del 463%, contro i 10.140 prodotti con il vento. Infine il geotermico, con 5.650 GWh.

Il mercato del fotovoltaico vive momenti di brusche accelerazioni, stop improvvisi, mesi di grande incertezza e nuove impennate. Il tutto si spiega con il rapido susseguirsi di nuovi regimi incentivanti (da ultimo, quello in arrivo).
Se si guardano i numeri del 2011 senza il «Salva Alcoa», provvedimento che ha permesso di usufruire ancora degli incentivi del 2010, ci sono stati 5,65 GW di nuova potenza fotovoltaica nel 2011, in calo del 6,6% rispetto all'anno precedente. Secondo il «Solar energy report» del Politecnico di Milano la spinta per i piccoli impianti auspicata dal Quarto conto energia non si è realizzata. L'occupazione diretta del settore è di 18mila addetti, in calo del 3% rispetto all'anno scorso, mentre il volume d'affari è stato del 14,8 miliardi di euro (al netto degli incentivi), in calo di circa il 31% rispetto al 2010.

Cosa ci aspetta per il 2012? Nei primi due mesi sono stati installati solo 70 MW. Per l'intero anno, con i nuovi incentivi, la previsione è di 1,5 GW: poco più di un quarto rispetto a quanto realizzato nel 2011. La corsa sembra dunque finita, «eppure in Italia c'è ancora molto spazio per il fotovoltaico, soprattutto sui tetti degli edifici commerciali e industriali e nell'area residenziale domestica», dice Vittorio Chiesa, direttore Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
Anche perché nel frattempo qualcosa di rilevante sta succedendo sul fronte della grid parity, momento di competitività dell'elettricità prodotta con i raggi del sole con quella tradizionale. Esistono impianti residenziali con un prezzo medio sotto i 3mila euro al kW, Iva compresa, in Calabria, Sicilia e Sardegna che hanno già raggiunto la grid parity. Il percorso verso la parità del costo dell'energia con le fonti tradizionali è dovuto soprattutto al calo dei prezzi (oltre -40% nel caso dei moduli classici solo nel 2011). «Per le taglie di impianti tra 200 e 400 KW è probabile che il punto di equilibrio verrà raggiunto a fine 2014 - continua Chiesa - quando verosimilmente non ci saranno più incentivi nuovi».

Secondo il rapporto Energia e ambiente 2009-10 realizzato dall'Enea, invece, per colpa di un regime di incentivi «contraddittorio», la straordinaria crescita dell'installato nel fotovoltaico ha causato un «drammatico» peggioramento del deficit commerciale nelle tecnologie per le rinnovabili. L'aumento delle importazioni ha fatto sì che nel 2010 ci siano stati oltre 11 miliardi di dollari correnti di deficit, di cui circa un quarto dovuti all'interscambio con la Germania. La filiera italiana è soprattutto nella progettazione, installazione, distribuzione, produzione di inverter; mentre su celle, moduli e silicio siamo via via meno presenti. Trionfano i produttori cinesi.
Quanto all'eolico, secondo il rapporto Irex 2012 elaborato dal team di Althesys di Alessandro Marangoni, malgrado la crescita italiana nel 2011 il mercato degli aerogeneratori è nella mani di un numero ristretto di player globali, non ci sono aziende italiane di grandi dimensioni.

C'è però una vivace presenza di aziende del Paese nella fornitura di componenti e sottosistemi delle turbine. «Nel complesso, nel 2011 il settore ha generato un giro intorno ai 3,8 miliardi di euro e circa 30mila occupati - spiega Marangoni -. In attesa del minieolico, che potrebbe beneficiare dell'arrivo di una nuova tariffa incentivante prevista per il 2013. Nelle biomasse l'Italia è posizionata meglio che in altre fonti rinnovabili lungo tutta la catena del valore, in particolare nel biogas (produzione di silos e vasche per la digestione anaerobica e impianti per la generazione, come caldaie, motori e gruppi di cogenerazione)».
Un'Italia sempre più verde quella che emerge dal racconto degli analisti di settore, dunque. Ma nubi si addensano all'orizzonte.

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