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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 11:01.

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Sicuramente è stato (e ancora sarà) un lavoro di cesello. E anche i più critici riconoscono al Governo in carica di aver mobilitato tecnici capaci. Chiamati a lavorare per arginare un'emergenza forse sottovalutata. Quella creata dai costi di finanziamento delle energia rinnovabili che pesano, per la bellezza di oltre 10 miliardi di euro l'anno, sulle bollette di tutti gli italiani.

Con la sicura promessa, in mancanza di interventi decisi, di un'ulteriore impennata. Ecco dunque, con i nuovi decreti che rimodulano gli incentivi, un freno al fotovoltaico, con un taglio complessivo ai nuovi sussidi attorno al 50 per cento. Per frenare la crescita degli oneri in bolletta ma anche per liberare risorse (chissà se ci si riuscirà) per intervenire dove oggettivamente si poteva fare di più: nel solare termico e nell'efficienza energetica, innanzitutto.
Si media, si affina. Anche se l'impianto dei decreti sembra assestato. Lungo una linea ideale che il governo chiarisce così: gli obiettivi europei sull'energia rinnovabile al 2020 dovranno essere comunque raggiunti e possibilmente superati, ma con una crescita virtuosa capace finalmente di favorire lo sviluppo di una fiera industriale nazionale basata su un sistema di incentivazione più equilibrato, allineato agli altri paesi e modulato sull'evoluzione tecnologica e industriale di apparati che oggettivamente costano sempre di meno e rendono sempre di più.

Tutto ciò con meno burocrazia e più efficienza amministrativa? Questo, forse, il punto più controverso.
Il nuovo sistema di incentivazione del "quinto conto energia" per il fotovoltaico entrerà in vigore 30 giorni dopo il superamento della soglia dei sei miliardi annui di incentivi per il solare elettrico, quindi tra luglio e settembre prossimi e varrà per i cinque semestri successivi, mentre per le altre fonti rinnovabili il nuovo regime scatterà in ogni caso dal 1º gennaio 2013.
Con il quinto conto energia, che prende il posto di un quarto conto energia destinato a morire dopo appena un anno, si introduce una precisa distinzione tra impianti piccoli e non soggetti a selezione incentivi (12 chilowatt) e gli impianti più grandi soggetti a selezione e graduatorie per accedere agli incentivi.

Arriva poi il meccanismo feed in tariff, ovvero di tariffa onnicomprensiva, in sostituzione del sistema feed in premium che prevedeva la valorizzazione dell'energia prodotta con lo scambio sul posto o ritiro dedicato concessione mercato. La tariffa onnicomprensiva prevede l'acquisto dell'energia a un prezzo fisso comprensivo di tutte le componenti da parte del Gse, che poi la piazzerà direttamente nella borsa elettrica.
La remuneratività? Dalle stime elaborate dai tecnici risulta che un impianto da 3 kW installato sul tetto renderà con il nuovo regime 0,237 euro a chilowattora per l'energia immessi in rete e 0,335 euro a kWh per l'energia autoconsumata, contro i 0,432 euro a kWh garantiti dal regime precedente.

Sostanzioso anche il taglio ad esempio per gli impianti più grandi, da 200 kW, sempre installati sui tetti da un'azienda in sostituzione di coperture contenenti amianto: la resa scenderà a 0,199 euro a kWh per l'energia immessa e a 0,297 euro a kWh per l'energia autoconsumata contro 0,404 euro del regime precedente.
F.Re.

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