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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 19:01.

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L'atteso rallentamento di aprile è arrivato, ma il bilancio dei primi quattro mesi del 2012 nel complesso resta più che positivo. Stiamo parlando delle esportazioni di orologi svizzeri nel mondo, termometro importante dell'andamento più generale dell'industria del settore. La Svizzera rappresenta infatti tra il 50% ed il 60% del fatturato mondiale dell'industria degli orologi.

E le imprese del polo elvetico esportano circa il 90% dei loro prodotti. I dati sull'export rossocrociato forniti dalla Fédération de l'industrie horlogère suisse (FH), che raggruppa aziende e gruppi del settore, sono quindi un indice rilevante. Per il solo mese di aprile le esportazioni elvetiche di orologi si sono attestate a 1,7 miliardi di franchi, il 7,9% in più rispetto allo stesso mese del 2011. In rapporto ai ritmi di crescita dei mesi precedenti c'è stato un rallentamento, appunto, ma la percentuale di incremento resta buona. Rallentamento in parte dovuto ad un effetto statistico (dodici mesi prima vi era stata una crescita molto forte dell'export), in parte probabilmente a due fattori che da tempo si aspettava che in qualche modo incidessero: in quadro economico internazionale non entusiasmante e la forza del franco svizzero.

Se si guarda però all'insieme dei primi quattro mesi del 2012, si può vedere come la progressione delle esportazioni di orologi elvetici resti molto consistente, nonostante i due fattori citati. Tra gennaio ed aprile di quest'anno, infatti, l'export rossocrociato ha raggiunto i 6,3 miliardi di franchi, il 14,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Il traino principale dei grandi mercati asiatici funziona ancora, certamente, ma anche dai grandi mercati tradizionali – Stati Uniti ed Europa in particolare – sono venuti alcuni segnali di buona tenuta, nel complesso. Gli orologi si confermano quindi come prodotti particolari, che nei vari segmenti di prezzo riescono comunque a navigare contro corrente, aumentando le vendite anche quando il vento della situazione economica internazionale soffia per alcuni aspetti in senso contrario. Un prodotto in cui si incrociano tecnologie e design, misurazione del tempo e gusto, passione. Nei segmenti alti, poi, c'è anche in molti casi il valore di un investimento, di un bene rifugio.

Tornando alle cifre dell'export elvetico per il solo mese di aprile, il segmento di prezzo (all'esportazione) superiore ai 3mila franchi è quello che ha registrato la crescita maggiore in valore (+16%). I segmenti 200-500 franchi e sino a 200 franchi hanno registrato una crescita più contenuta, attorno al 5%. Per il segmento 500-3mila franchi vi è stata invece una contrazione di circa il 7%. Se si guarda non al valore ma al numero di pezzi esportati nel mese di aprile, ebbene vi è stata una sostanziale stabilità, una flessione dello 0,2% per l'esattezza.

Ma vediamo come sono andate le cose nell'intero arco dei primi quattro mesi del 2012, con riferimento in particolare alla distribuzione delle esportazioni sui vari mercati. La citata crescita del 14,7%, a 6,3 miliardi di franchi è stata sorretta ancora una volta dall'Asia e dagli USA, con un ruolo comunque sempre importante dei principali mercati europei, tra cui l'Italia. Ecco i primi dieci mercati per l'export elvetico nel periodo gennaio-aprile, con il valore delle esportazioni di orologi e la variazione percentuale rispetto allo stesso periodo del 2011: Hong Kong (1,3 miliardi di franchi, +24%), Stati Uniti (677 milioni, +18%), Cina (573 milioni, +29%), Francia 8357 milioni, -3,4%), Singapore 338 milioni ,+1,4%), Germania (321 milioni, +27%), Giappone (302 milioni, +20%), Italia (298 milioni, -0,1%), Emirati Arabi Uniti (262 milioni, +11%), Regno Unito (196 milioni, +10%).

Alle spalle dei primi dieci mercati occorre segnalare la crescita della Corea del Sud (+31%), di Taiwan (+25%) e dell'Arabia Saudita (+13%). Flessione invece per la Spagna (-8,5%). L'agglomerato Asia/Medio Oriente continua dunque a contare molto, con tassi di crescita non indifferenti per l'export svizzero. Cinque dei primi dieci mercati fanno parte di questo agglomerato. Gli Stati Uniti d'altro canto hanno ritrovato un buon passo, mentre per l'Europa occidentale la situazione è più articolata, con Germania e Regno Unito a ritmo sostenuto, Francia in lieve flessione ed Italia sostanzialmente stabile.

La domanda che attraversa il settore ora naturalmente è: il parziale rallentamento della crescita in aprile aprirà la porta a frenate più accentuate nei prossimi mesi? Difficile, anche per gli esperti del settore, dare una risposta, anche perché l'industria degli orologi è reduce da un 2011 da record, con risultati positivi che sono andati oltre le aspettative precedenti. Il rallentamento era atteso già l'anno scorso e poi per il settore in sostanza non è arrivato. Comunque, a giudicare dalle scelte dei maggiori gruppi elvetici del settore, anche se nel 2012 vi fosse un rallentamento, la previsioni per i prossimi anni sono di una buona tenuta o di una espansione ulteriore del business.

Gruppi come Swatch, Rolex, Richemont hanno infatti scelto nella fase recente di investire in nuovi impianti o nell'ampliamento di quelli esistenti. La creazione di posti di lavoro prevista per il settore in Svizzera, di qui ai prossimi due-tre anni, è consistente, dell'ordine di migliaia di unità. E' chiaro che se si attuano o si prevedono investimenti dell'ordine complessivo di alcune centinaia di milioni di franchi (parliamo dei maggiori gruppi e delle maggiori imprese elvetici) i pronostici per i prossimi anni non possono essere negativi. La tradizionale cautela svizzera porta le aziende del settore a rimanere prudenti sulla crescita delle esportazioni per l'anno in corso, ed alcuni esperti prevedono un aumento del 5-10% per l'intero 2012. Altri esperti sono più ottimisti. In ogni caso, si tratterebbe di un altro anno con il segno positivo.

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