È agli eventi (grandi e piccoli, come le 40.700 sagre stimate dall'Anci in 7.400 Comuni) come leva di sviluppo che è dedicato il Rapporto24 presentato ai primi di giugno sul Sole 24 Ore. Un tema di attualità, dopo il VII Incontro mondiale delle famiglie che ha fatto confluire su Milano un milione di fedeli per la messa finale di papa Benedetto XVI. E in vista del milione e mezzo di viaggi attivati in Italia per i grandi concerti pop e rock di questa estate.

«Ma un evento, che sia culturale o sportivo o di intrattenimento, di per sé non basta a rilanciare un settore - avverte il ministro per gli Affari regionali, lo sport e il turismo, Piero Gnudi -. Quello che fa la differenza è l'azione di sistema in cui si inquadra un grande evento. Solo con questo approccio si possono avere effetti di lungo periodo, sia a livello turistico sia strutturale. Seguendo l'esempio positivo delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006, da imitare, a partire dalla prossima grande sfida: l'Expo 2015».

Secondo il ministro Gnudi, l'Expo, pur essendo un evento business, «può rilanciare molte destinazioni facilmente raggiungibili da Milano, se sapremo dare loro un'offerta adeguata». Città di tradizione per la musica e il teatro come Parma, Reggio Emilia, Torino, Verona, Venezia e Bologna si devono attrezzare con aperture straordinarie, dando vita a manifestazioni dedicate ad hoc.

«L'Italia ha un patrimonio e tradizioni che devono essere ulteriormente valorizzati – aggiunge il ministro –. Ma questo lavoro organizzativo e di promozione deve riguardare tutto il Paese: mi aspetto eventi anche a Napoli, Lecce, Bari, Catania, Palermo, raggiungibili in treno o in aereo, anche low cost. Insomma, tutta l'Italia deve organizzarsi e stiamo lavorando per predisporre pacchetti ad hoc».

Gnudi ricorda che, a fronte di un grande evento, è necessario fare uno sforzo straordinario per adeguare le strutture che nelle ambasciate e nei consolati rilasciano i visti turistici. «Vanno potenziate le strutture amministrative, superando gli attuali colli di bottiglia che oggi fanno dirottare molto turismo verso altri Paesi - dice -. Stati Uniti, Francia ed Inghilterra stanno decuplicando il numero di addetti ai visti nei mercati a maggior crescita, come la Cina».

Infine, il ministro ricorda che a breve sarà presentato un piano di rilancio del turismo, per cercare sinergie migliori tra Stato e Regioni, pubblico e privato. La cultura dovrà essere al centro del piano, necessariamente, come chiesto a gran voce anche dal Manifesto per la cultura del Sole 24 Ore.

Soltanto i festival, nel nostro Paese generano un indotto di almeno un miliardo di euro, secondo Federeventi Italia (Confcommercio). Sono 920 i festival o eventi culturali definiti come tali secondo l'associazione Festival dei festival, mentre il Censis ne monitora 1.200. Ma di questi solo una sessantina, hanno una valenza che può considerarsi culturale nel vero senso della parola. Il costo di gestione oscilla dai 60mila euro per piccole manifestazioni ai 4 milioni di euro per i grandi festival internazionali. «Il festival - spiega Emilio Becheri, della società Mercury - è un format che nasce dallo strano incontro fra due nemici storici come la cultura ed il mercato, per valorizzare in particolare le medie e piccole città e tracciarne un'identità più precisa».

Da superare il contrasto che spesso si verifica fra gli operatori turistici e gli organizzatori dei festival: i primi vorrebbero che fossero realizzati prima o dopo il periodo dell'alta stagione turistica per allungarne, appunto, la durata. Gli organizzatori, invece, tendono a collocarli nel periodo dell'alta stagione turistica per garantirsi più visitatori. Secondo l'esperto è preferibile collocarli fuori dai periodi di punta del turismo, per non risentire dell'eccessivo affollamento della destinazione. La sfida è destagionalizzare, uscendo dalla logica del turismo meramente balneare.

(ha collaborato Laura Dominici)

©RIPRODUZIONE RISERVATA