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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 13:43.

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Una regione ad alto tasso di ricerca e innovazione. E una città capoluogo, Trieste, che da sola registra una altissima densità di addetti in R&S rispetto al totale della forza lavoro.

È questo il punto di forza del Friuli-Venezia Giulia: ottima premessa per una realtà che vuole ripensarsi in termini di competitività globale, ma che deve anche dimostrare di saper cogliere le opportunità che ha già in casa. Secondo i dati di Area Science Park, a livello internazionale, gli addetti alla ricerca su mille occupati in regione sono 8,8 rispetto agli 8,1 negli Usa e ai 5,7 nella Ue; la media italiana è di appena 2,9 mentre Trieste registra il record di 37,1. Tutto questo grazie a tre università e a un centinaio di istituti di ricerca, in un territorio che non supera 1,3 milioni di abitanti.

Da una recente ricerca condotta dall'amministrazione regionale risulta che nel 2010 sono stati 3.453 gli studenti e 10.111 i ricercatori che hanno, per un periodo più o meno lungo, lavorato o studiato in una delle istituzioni scientifiche qui presenti. In particolare, i ricercatori stranieri che operano stabilmente presso gli enti di ricerca e le università presenti in regione sono 4.123: le provenienze abbracciano tutto il mondo, con in testa Unione europea e Africa, e una crescita significativa di arrivi dai Paesi asiatici e del centro e sud America.

La ricerca pubblica, ovviamente, è in prima linea. Gli enti che se ne occupano sono 52, di cui 32 localizzati in provincia di Trieste, 12 in quella di Udine e 8 fra Pordenone e Gorizia. In totale vedono impegnate circa 9mila persone, cui va aggiunto un migliaio di addetti delle imprese insediate nei vari parchi tecnologici. Esiste un Coordinamento regionale (Cer) che ha lo scopo di incentivare la collaborazione non soltanto dei vari enti presenti, ma anche con i soggetti internazionali. La gestione di questa "regia" è stata affidata al parco scientifico e tecnologico più grande e importante della regione, Area Science Park di Trieste. È stato istituito nel 1978 e in esso oggi operano 86 tra aziende e istituti pubblici e privati attivi nell'ambito della ricerca e dell'innovazione, con un fatturato complessivo di circa 180 milioni. Attualmente vi operano circa 2.300 persone, impegnate nei più disparati campi: scienze della vita; fisica, materiali e nanotecnologie; informatica, elettronica e telecomunicazioni; energia e ambiente; servizi qualificati.

Per il futuro, nei piani di Area Science Park c'è l'obiettivo di diventare sempre più centrale sullo scenario internazionale della ricerca di frontiera e applicata, come evidenziato dalla recente scelta di Adriano De Maio (ex rettore del Politecnico di Milano e della Luiss) come presidente. Una vocazione, quella internazionale, testimoniata da due risultati interessanti. Il primo: i microscopi per le applicazioni nanotech made in Trieste sono stati scelti dal più importante istituto di ricerca indiano, fra i migliori del mondo, l'Indian Institute of Science (IISc). La strumentazione d'avanguardia è stata fornita da APE Research, spin-off di Area Science Park, che sarà partner anche nello sviluppo delle attività di ricerca e formazione svolte nel laboratorio di Bangalore suo cliente. Il secondo fronte riguarda l'ultima scoperta scientifica sulla superconduttività ad alta temperatura pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, realizzata grazie alle tecniche sperimentali innovative sviluppate anche nei laboratori T-Rex del Sincrotrone Elettra dell'Area e dell'università di Trieste.

I risultati non mancano. In Friuli-Venezia Giulia Area da oltre dieci anni ha avviato un programma di sostegno all'introduzione di nuove tecnologie e competenze organizzative. I risultati parlano di circa 2mila interventi di innovazione nelle Pmi realizzati nel decennio, in termini di innovazioni di prodotto e di processo, di nuovi brevetti e nuove collaborazioni tecnologiche avviate. Esperienze che sono state anche "esportate" fuori regione: a Potenza nel 2009 ha contribuito alla nascita di Basilicata Innovazione, mentre l'anno successivo è intervenuta per la costituzione di Napoli Attiva. Un ulteriore passo di questo percorso di diffusione territoriale delle metodologie di Area è il progetto CalabriaInnova, con un budget complessivo triennale di oltre 29 milioni.

A Udine, invece, il parco Danieli gestito da Friuli Innovazione sta realizzando il raddoppio delle proprie strutture. Grazie a un investimento di 5 milioni, i tre nuovi edifici saranno completati entro l'anno e dal 2013 potranno ospitare nuovi laboratori di ricerca e imprese in incubazione. «La politica regionale – dice il presidente del Danieli Sergio Cecotti – non sfrutta ancora appieno il sistema di innovazione a disposizione del territorio, di cui Friuli Innovazione fa parte, e che dovrebbe essere la vera carta da giocare per superare la crisi. Auspico che le istituzioni mettano in atto i propositi annunciati e diano vita a un piano decennale dedicato ai temi della creazione di impresa e al trasferimento tecnologico».

Iniziative in tal senso comunque non sono mancate. È l'esempio nel 2005 della Legge regionale sull'innovazione, voluta tenacemente dall'attuale presidente Renzo Tondo durante il precedente mandato e potenziata dal suo successore Riccardo Illy. Facile che in questo terreno trovino spazio per crescere imprese fortemente vocate alla ricerca e all'innovazione, anche in settori non strettamente tecnologici: all'interno di Area Science Park si trova anche l'AromaLab di Illy, che studia parametri di valutazione del caffè verde e identifica i precursori chimici del gusto e dell'aroma.

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