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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2012 alle ore 11:09.

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Dopo il web 2.0 e il cloud computing, siamo entrati nell'era del Big data, della grande mole di dati che passano attraverso le reti e sommergono letteralmente le aziende. E con questa valanga di informazioni, arrivano una nuova serie di sfide per la gestione della sicurezza digitale delle imprese che vanno ben al di là del semplice antivirus o del firewall che protegge dalle intrusioni digitali.

«Abbiamo scoperto – spiega al Sole 24 Ore Scott Yara, co-fondatore di Greenplum, azienda statunitense che si occupa di business intelligence – che il cloud computing è solo un sistema per risparmiare soldi, non per guadagnarne di più. Sono le grandi moli di dati a generare nuovo business e cambiare in maniera rivoluzionaria i paradigmi. Ma i Big data portano sfide inedite, anche nel settore della sicurezza».

La tendenza chiamata Big data è stata intuita per primo dall'editore di tecnologia statunitense Tim O'Reilly nel 2005, nel 2008 la bibbia della tecnologia «Wired» edizione Usa ha fatto una copertina sulla Petabyte Age, l'era dei petabyte (milioni di terabyte) e infine nel 2010 l'Economist ha messo in copertina il «diluvio di informazioni» (Data deluge) a cui siamo sottoposti ogni giorno. Nel 2001 furono prodotti quattro petabyte di dati, la stessa quantità che oggi viene prodotta quotidianamente.
Il risultato del Big data è che adesso le aziende sono inserite in un flusso continuo di milioni di informazioni generate sia in maniera automatica dai sistemi informativi che in maniera volontaria dagli operatori.

La catena del valore, la logistica, la parte commerciale e di rendicontazione, la compravendita, non possono più operare senza questo flusso costante di informazioni. La sicurezza digitale è diventata un fattore cruciale. «Le conseguenze sono due – spiega Yara –: da un lato questo flusso costante di informazioni permette nuove forme di consumo e di innovazione, dall'altro un eventuale stop ha conseguenze catastrofiche. Si rischia di finire fuori dal mercato se si perdono i dati aziendali». Il cambiamento per l'azienda non potrebbe essere più radicale. Temi come la business continuity e il disaster recovery acquistano un'importanza centrale: terremoti, furti di dati, sabotaggio, ma anche semplicemente errore umano o accidente meccanico possono avere conseguenze disastrose.

«Il futuro – spiega al Sole 24 Ore Joe Tucci, a.d. del colosso Emc – è di un universo di dati strutturati, non strutturati e comunque eterogenei, contenuti nelle mail e condivisi nei social network, archiviati nei sistemi gestionali e sparpagliati nei siti web. Il futuro del Big data è la flessibilità dell'archiviazione, sono i sistemi basati su flash e disco, ma soprattutto è la sicurezza e un nuovo rapporto tra manager It e consigli di amministrazione delle imprese».

Le aziende stanno rivedendo le priorità di spesa. Nell'immediatezza della crisi la razionalizzazione dei costi è stato il primo passo, a cui è seguito l'imperativo di «fare di più con meno». Cloud computing e virtualizzazione sono due delle tendenze chiave. «Grazie alla Internet delle cose – spiega al Sole 24 Ore il Ceo di VMware Paul Maritz – e a una nuova generazione di nativi digitali andiamo verso un mondo con una grande quantità di dati da mettere in sicurezza». E mentre emerge come sempre più importante la figura aziendale del Data scientist, l'esperto unico di statistica, informatica e scienze sociali, capace di muoversi a suo agio tra matematica e marketing, dall'altro lato la sicurezza dei dati diventa cruciale.

Ma non sempre viene compresa. Addirittura il vertice aziendale non solo non approva nuove regole per avere i dati al sicuro, ma non rispetta neanche quelle già stabilite. Come dimostra un sondaggio condotto da Cryptozone fra 30 professionisti della sicurezza It europei che affermano che i consiglieri di amministrazione non pensano che le regole di sicurezza interne si applichino a loro stessi. Insomma, mentre il dato in azienda acquista il suo valore maggiore (come dimostra un'altra ricerca condotta da Varonis), si rischia che non ne venga capita la necessità di protezione.

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