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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2012 alle ore 10:59.

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Cinque territori clou e un pool di insediamenti in ordine sparso da Nord a Sud Italia documentano l'importanza del comparto pharma come leva strategica per l'economia nazionale caratterizzata da investimenti elevati, alta qualità dell'occupazione e propensione all'export.

Leader tra i settori classificati ad alta intensità tecnologica, il comparto farmaceutico nazionale, che pone l'Italia ai primi tre posti in Europa (dopo Germania e Francia), concentra la sua presenza in particolare in cinque regioni - Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Veneto - che da sole determinano quasi il 90% dell'occupazione complessiva del settore.
La leadershipo spetta alla Lombardia, che da anni mantiene un doppio primato: è la prima regione farmaceutica e biotech d'Italia e ha il primato per la chimico-farmaceutica in Europa. Parametri del successo locale del comparto, 31mila addetti diretti e i 17mila nell'indotto (in particolare per la chimica, la meccanica e la carta). La regione vede la presenza di oltre 100 aziende, 33 centri per la ricerca e sviluppo e oltre 90 imprese biotech impegnate nelle Life Science. Esemplare nel distretto lombardo – e in particolare nell'area di Milano – il modello di integrazione tra ricerca pubblica e privata, con l'alta concentrazione di centri e studiosi di fama internazionale.

Seconda in classifica il Lazio. Forte della presenza di 15mila addetti è la seconda regione farmaceutica italiana, con centri d'eccellenza a Roma e Latina. Il Lazio detiene anche il primato dell'export (76% delle esportazioni hi tech), con un peso del 30% sul totale manifatturiero della regione e punte del 64% in provincia di Latina e del 45% a Frosinone e Rieti. Rilevante anche in questo caso la presenza di grandi gruppi nazionali e internazionali che concentrano, tra l'altro, nelle proprie strutture oltre un migliaio di addetti alla ricerca e una quindicina di centri R&S in coincidenza con la presenza nella regione anche di numerosi poli d'eccellenza pubblici.

Comparto a tutta crescita, in particolare nell'ultimo quinquennio, anche in Toscana, terza regione farmaceutica italiana con oltre 7mila addetti diretti e 4mila nell'indotto (specie nel vetro e nella chimica): il pharma è tra i primi tre settori industriali a Firenze e Siena e tra i primi cinque a Pisa, con una presenza importante a Lucca. Vi hanno sede grandi imprese a capitale nazionale (tra cui il primo gruppo italiano. Menarini), imprese a capitale estero con produzioni di eccellenza a livello internazionale e un pool di Pmi particolarmente attive. La forza del distretto farmaceutico toscano poggia sulla presenza di un migliaio di ricercatori con una specifica specializzazione nel settore dei vaccini, degli emoderivati e del biotec. Vanta una specializzazione nella farmaceutica, nei vaccini, negli emoderivati e nel biotech.

La quarta area farmaceutica Doc, è quella emiliana dove si registra la presenza di 3.500 occupati diretti, soprattutto a Parma (dove la farmaceutica è il terzo settore esportatore dopo meccanica e alimentare) Bologna e Modena. Sempre in Emilia-Romagna si registra anche la presenza di 6.500 addetti nell'indotto, con punte di particolare valore nella meccanica, nel vetro e nella chimica. Il Veneto infine conta circa 3mila addetti farmaceutici, concentrati soprattutto a Verona e a Vicenza, ai quali se ne aggiungono oltre 6.900 nell'indotto.

La presenza delle imprese del farmaco è importante anche in Piemonte e Liguria, con 2.300 addetti diretti e 7mila nell'indotto, in particolare nella meccanica, nella chimica e negli imballaggi. Ma anche in Abruzzo, con oltre mille addetti, di cui 100 nella R&S e altri 1.300 occupati nell'indotto; in Campania, con 900 occupati complessivi e 3mila nella filiera. Nelle Marche, inoltre, 2.700 addetti complessivi. La sola Ascoli Piceno ha da questo comparto il 33% del comparto. Due aree d'eccellenza, infine, nel Meridione e sulle Isole: in Puglia, grazie alla presenza di centri d'eccellenza di grandi gruppi internazionali, il comparto conta complessivamente su 3mila addetti e concentra tra Bari e Brindisi il 25% dell'export manifatturiero totale. In Sicilia, invece, si contano mille addetti diretti e 2mila nell'indotto. Il pharma detiene il 26% dell'export manifatturierio in provincia di Catania.

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