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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2012 alle ore 09:15.

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Un ricercatore di Democenter, il centro di ricerca e trasferimento tecnologico all'interno del campus della Facoltà di ingegneria "Enzo Ferrari" dell'Università di ModenaUn ricercatore di Democenter, il centro di ricerca e trasferimento tecnologico all'interno del campus della Facoltà di ingegneria "Enzo Ferrari" dell'Università di Modena

L'ultima frontiera della ricerca, in Emilia-Romagna, è targata Ciri, Centro interdipartimentale di ricerca industriale su edilizia e costruzioni dell'Università di Bologna. È un sistema di sensori capace, se applicato su qualsiasi edificio, di misurare immediatamente la risposta a una forte sollecitazione. In altre parole, rileva subito l'entità dei danni provocati da una scossa tellurica. I ricercatori lo hanno testato sul ponte di Manhattan, a New York, soggetto alle fortissime vibrazioni provocate dal passaggio del metrò.

Una innovazione che oggi, dopo il terremoto che ha devastato l'Emilia, è a disposizione degli enti locali, a partire dalla Provincia di Bologna, per progetti pilota sulla sicurezza di scuole ed edifici pubblici.

Una conferma al grande fermento degli investimenti in ricerca e innovazione in questa regione, che brilla con una spesa che supera gli 1,8 miliardi (oltre 1,1 investiti dalle imprese) pari all'1,33% del Pil. Numeri al di sopra della media nazionale (1,23% del Prodotto interno lordo), destinati ad aumentare dello 0,2%, stima prevista dalla Regione con l'operatività a pieno regime delle cittadelle della scienza, i dieci tecnopoli al servizio delle imprese per il trasferimento tecnologico (uno in ogni provincia, due a Bologna) che hanno messo in rete le università, i centri di ricerca, gli enti locali, le aziende, e che a regime, l'anno prossimo, occuperanno 1.600 ricercatori.

Un network destinato a viaggiare sulle proprie gambe, senza l'ausilio dei finanziamenti pubblici. Un traguardo raggiungibile, dice il prorettore alla ricerca dell'Alma Mater, Diego Braga. «Perché nonostante la recessione – spiega – in alcune aree di ricerca come quelle che riguardano i nuovi materiali, le scienze della vita, le costruzioni e l'agroalimentare, vediamo vitalità. Molte aziende si sono rese conto di quanto sia importante investire in ricerca e innovazione. Anche quelle di piccole e medie dimensioni».

In vista del taglio del nastro dell'autonomia finanziaria dei tecnopoli – che per il 42% si sostengono già oggi con i contratti con le imprese – lo stesso ateneo di Bologna ha accelerato il passo sugli spin-off universitari. Finora ne ha allevati 52 (e tra questi casi di successo come Techimp, sbarcato in Borsa), che hanno coinvolto circa un centinaio di ricercatori. «Ma tutto è avvenuto con un atteggiamento passivo da parte dell'ateneo – prosegue Braga – mentre adesso abbiamo un nuovo schema che prevede la promozione degli spin-off, con un'azione di scouting per far emergere l'imprenditorialità».

Una caccia attiva di ricercatori pronti a battere la strada dell'impresa, che si concentra sui 7 Centri interdipartimentali di ricerca industriale nati nel 2011. Un'operazione da 44 milioni di euro, tra risorse europee e cofinanziamento dell'ateneo, per progetti di durata triennale che hanno comportato l'assunzione di 120 ricercatori. Le aree di ricerca sono le stesse della rete dei tecnopoli (realizzata con un investimento di 240 milioni, 135 dei quali di risorse regionali), sei piattaforme che vanno dall'agroalimentare al l'Ict e al design.

Il fiore all'occhio della R&S regionale resta però il Cineca, a Casalecchio di Reno (Bologna), il cui nuovo supercomputer Fermi, basato sul sistema Ibm Blue Gene/Q diventerà nodo strategico nell'ambito della partnership europea Prace (Partnership for advanced computing in Europe) finanziata dal Settimo programma quadro Ue. Il mega-elaboratore, sostenuto dal Miur, può contare su una potenza di calcolo di 2 petaflops (due milioni di miliardi di operazioni al secondo) e una memoria di 2 petabyte che piazzano - notizia di questi giorni - l'Italia al secondo posto in Europa, dopo la Germania, e al settimo nel mondo. Il consorzio interuniversitario, maggiore centro di calcolo in Italia, sta ultimando l'installazione in questi giorni. «Metà delle risorse di calcolo – dice Sanzio Bassini, direttore del dipartimento Supercalcolo e innovazione del Cineca – saranno cedute a ricercatori di altri Paesi europei, l'altro 50% sarà a disposizione di quelli italiani». Una capacitò di supercalcolo eccezionale a disposizione del sistema-Italia.

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