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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2012 alle ore 16:22.

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Il manifatturiero marchigiano deve cambiare pelle. Per Andrea Merloni, numero uno di Indesit e presidente dell'Istituto di formazione Adriano Olivetti, «il vero business del futuro per noi è rappresentato dalla domotica», mentre le piccole imprese «devono aprirsi al mondo, anche attraverso la rete, e condividere le conoscenze per svilupparsi». Anche i distretti sono sotto la pressione del cambiamento anche se non tutto è da risistemare.

L'export dei cluster, per esempio, nei primi tre mesi del 2012, è cresciuto del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2011 (meglio del +1,4% a livello italiano). «A frenare – evidenzia il Monitor Intesa Sanpaolo – il distretto della meccanica delle macchine utensili e quello per il legno di Pesaro (-21,2%). Migliore, invece, la performance delle calzature di Fermo e della pelletteria del Tolentino, che continuano a crescere, registrando le variazioni più significative in Russia».

Le cifre sugli ammortizzatori sociali nei distretti suonano, però, come un campanello d'allarme. Nei primi cinque mesi del 2012, la cassa integrazione ordinaria, per esempio, è aumentata da 0,6 a 0,9 milioni di ore rispetto allo stesso periodo del 2011. I distretti hanno però ancora forti risorse. «Il loro presupposto – spiega Andrea Merloni – era il mantenimento locale delle competenze e del know-how. Ora che non esistono più barriere doganali e di conoscenza, il presupposto è caduto e il modello di distretto è superato. La soluzione è trasformare i distretti produttivi in distretti della conoscenza come tentiamo di fare con il primo consorzio italiano della Domotica, Home Lab». Si tratta del consorzio, formato dall'Università di Ancona e da nove aziende tra cui Ariston, Elica e Teuco-Guzzini, con capofila Indesit Company. «Tra qualche mese – assicura Merloni – saremo pronti ad aggregare anche altri soggetti».

La domotica potrebbe provare a risollevare in parte il Fabrianese, che vede aziende traino come Elica e Best (cappe) con procedure di Cig. Mentre circa 1.550 lavoratori della ex Antonio Merloni sono rimasti senza lavoro dopo che l'azienda è stata rilevata solo in parte (700 lavoratori) dalla J.P. Industries di Porcarelli. L'Anconetano è in apprensione per la vertenza della Raffineria Api e del cantiere navale del capoluogo (Fincantieri), tornato ad avere commesse, ma ancora in bilico. Per il polo del bianco di Fabriano, poi, è elevato il ricorso alla Cig straordinaria (il 79,7% del totale ore autorizzate), seguito a distanza dal distretto delle cucine e del legno di Pesaro (56,9%).

Dati che segnalano il coinvolgimento dei distretti in importanti processi di ristrutturazione aziendale. Succede nel Pesarese, dove si concentra l'80% della produzione regionale di mobili, che è ancora la settima area nel mondo per esportazioni (311 milioni di nel 2011) e mostra segni di recupero nel primo trimestre 2012: ci sono 703 aziende, 12.605 addetti e grandi marchi come Scavolini, Febal, Composit, Morfeus, affiancati da Bontempi a Camerano (Ancona), Lube a Treia (Macerata) e Poltrona Frau a Tolentino.

Proprio alla Lube si è recato in visita lunedì scorso il presidente regionale Gian Mario Spacca, per testimoniare «la straordinaria capacità di questa impresa di resistere alla crisi, per celebrare la conquista dello scudetto nel volley e per valorizzare la grande solidarietà messa in campo dalla Lube, che ha arredato a proprie spese le abitazioni per gli sfollati del terremoto in quattro Comuni dell'Emilia Romagna». In crisi è invece la Jeans Valley del Montefeltro, mentre l'ex polo del freddo sta scommettendo sul progetto del consorzio Restart "Ascoli 21": una cittadella dell'innovazione e della conoscenza dentro la città, un investimento da 330 milioni per richiamare cervelli e imprese attorno a laboratori, incubatori, start-up.

Il calzaturiero sembra reggere meglio alla crisi, grazie alla sua vocazione all'export. Si tratta di un polo di 1.875 aziende, 22.750 addetti diretti e un export di 1,5 miliardi tra le province di Fermo e Macerata. Un calzaturificio su tre in Italia è marchigiano e se il leader resta la Tod's dei Della Valle, Nero Giardini, Loriblu, Fabi, Paciotti, Fornarina, Manas, Lattanzi sono eccellenze indiscusse nel mondo. Anche se i segnali di rallentamento, in arrivo dalla Russia, preoccupano il numero uno degli imprenditori del calzaturiero (Anci), l'ad di Manas, Cleto Sagripanti.
La scommessa, ora, sono le reti di impresa. «Stiamo organizzando reti per portare le piccole realtà all'estero – spiega il presidente di Confindustria Fermo, Andrea Santori - dove sono già presenti i nostri grandi marchi: Cina, Giappone, Emirati Arabi ed ex Urss. Paesi dove c'è capacità di spesa».

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