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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 06:44.

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«Il vecchio distretto della navalmeccanica – spiega Lorenzo Forcieri, presidente del Dltm, oltre che dell'Autorità portuale di La Spezia - era di filiera. Il nostro, invece, non è locale ma regionale: il 40% delle imprese che lo compongono è spezzina ma il resto proviene da tutta la Liguria, con una maggiore incidenza di aziende delle aree di Genova e Savona. Aderiscono al distretto realtà come Fincantieri, Finmeccanica, Intermarine, Sanlorenzo, Termomeccanica e Registro italiano navale (Rina). Poi ci sono l'università di Genova e, tra i centri di ricerca, Cnr ed Enea. I finanziamenti provengono dal Miur, nonché dai fondi Fas e Fesr. Abbiamo già 9 grandi progetti approvati e poi ci sono quelli riservati alle piccole imprese.

L'obiettivo è lavorare su ricerche che abbiano forte valenza industriale. Recentemente Dltm ha ottenuto 79 assegni di ricerca biennali, per giovani neolaureati, su progetti congiunti tra sistema scientifico regionale e imprese. Le aziende coinvolte, che integrano l'assegno con proprie risorse per 3mila euro annui, sono 38, di cui 26 di piccole e medie dimensioni». Il Dltm, chiosa Cimino della Cgil, «sembra funzionare. Il problema sono i tempi lunghi che occorrono per trasformare i progetti di ricerca in produzioni».

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