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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2012 alle ore 16:48.

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Sul fronte degli investimenti diretti esteri, nonostante alcuni indicatori migliori della media europea, come quello relativo al costo del lavoro per unità di prodotto o alla produttività totale, da qualche anno la Lombardia sta perdendo terreno rispetto ai competitor continentali.

Secondo i dati elaborati dal Politecnico di Milano, nel 2011 la Lombardia con 54 nuovi progetti di investimento greenfield (cioè apertura di una nuova attività, non acquisizione di una esistente) e di espansione – contro i 73 del 2010 – si colloca in tredicesima posizione tra le 22 regioni europee monitorate, a grande distanza dai 465 progetti del South East inglese o dai 144 dell'area parigina. Il trend negativo prosegue da alcuni anni: dopo il ventesimo posto del 2005, nel 2007 aveva raggiunto l'ottavo per poi scendere successivamente all'undicesimo e quindi al quattordicesimo. È vero che nel complesso l'Europa occidentale attira sempre meno investimenti cross-border a vantaggio di Africa e America, ma in questo quadro l'Italia e la Lombardia vanno peggio della media continentale.

Questo nonostante il territorio sia caratterizzato da alcuni valori particolarmente interessanti per un investitore. I dati relativi agli investimenti esteri elaborati dall'Università Bocconi per conto di Promos e della Camera di commercio di Milano evidenziano che il costo del lavoro per unità prodotta è inferiore alla media delle altre dodici regioni europee considerate (tra cui Baden-Württemberg, Catalogna, Rhone-Alpes), la produttività totale è superiore (solo a Milano e provincia però), il rendimento marginale dell'unità di capitale consente ritorni monetari e di produttività di circa il 20% superiori alla media.

«Le analisi – commenta Fabio Caliandro di Promos – evidenziano alcune caratteristiche fortemente competitive del territorio, ma per ottenere risultati si deve fare molto dal punto di vista dell'attività di promozione, comunicazione e strutturazione del servizio di accoglienza. In questo ambito Promos ha deciso di partire dalla domanda più che dall'offerta, cercando di intercettare, anche in collaborazione con società di consulenza e di intermediazione finanziaria, i flussi di investimento dall'estero prima che la destinazione sia già definita».

Comunque, sempre in base ai dati elaborati dalla Bocconi, sul territorio si contano quasi 28mila partecipate estere contro le 1.600 della Baviera, ma con dimensioni nettamente inferiori (meno di 43 addetti in media contro 210). Segno che gli investitori esteri si adattano alle caratteristiche del mondo produttivo lombardo, fatto di migliaia di piccole imprese.
Per attirare nuovi progetti, Camere di commercio, Unioncamere Lombardia, Promos e Regione a inizio luglio hanno lanciato la piattaforma «Invest in Lombardy», che fornisce consulenza ai potenziali investitori: dall'individuazione delle opportunità di business alla localizzazione dell'area più adatta, fino all'accompagnamento nell'accesso al credito. L'iniziativa si affianca agli Accordi di sviluppo territoriale (Aster) avviati alla fine del 2011 con l'obiettivo di definire, su base provinciale, condizioni semplificate di insediamento per le iniziative imprenditoriali.

«Il lodevole sforzo della Regione di rendere più attrattivi i territori – afferma il presidente di Confindustria Lombardia Alberto Barcella – rischia di essere vanificato dal difficile contesto economico attuale. Inoltre ci sono vincoli nazionali che limitano la possibilità di un'azione ficcante da parte delle regioni. Di conseguenza ci si deve muovere in un campo ristretto che consente di dare vantaggi contenuti agli investitori, ma è anche vero che una serie di vantaggi modesti può rappresentare complessivamente un vantaggio di un certo rilievo. La Regione può rendere più semplice la vita alle imprese facendosi carico di gestire la complessità burocratica che accompagna qualsiasi investimento nel nostro Paese».

Obiettivo che l'amministrazione conta di raggiungere con gli Aster, che hanno raccolto 21 progetti frutto di collaborazione tra gli attori locali e ora all'esame della Regione: saranno selezionati i progetti migliori da ammettere al cofinanziamento e che diventeranno operativi a inizio 2013. A disposizione ci sono 5,5 milioni di euro, ma il vicepresidente regionale Andrea Gibelli rivela che si vuole salire fino a 16 milioni. «Il coinvolgimento del territorio – dice – ha portato a definire proposte di qualità eccezionale e una delle caratteristiche fondamentali è che saranno sufficienti 18 mesi per avviare concretamente un investimento rispetto ai 3-4 anni "standard". Ci sono tempistiche nazionali che non consentono di scendere oltre. Rispetto al passato, però, c'è un cambio di mentalità perché agli investitori offriamo dati oggettivi e non relazioni con questo o quel rappresentante istituzionale».

«Attrattività – osserva però Giorgio Merletti presidente di Confartigianato Lombardia – per noi deve voler dire valorizzare pienamente le filiere e le competenze territoriali. In questa logica è importante definire un piano di interventi strutturato che nel favorire l'attrattività tuteli e sostenga la vocazione produttiva. Non bastano quindi solo buoni strumenti quali Aster e Invest in Lombardy, ma la volontà di tutta la comunità di condividere e facilitare tali scelte».

Maggiore coinvolgimento lo chiede anche Cna Lombardia: «Aster e Invest in Lombardy non sono risolutivi – afferma il segretario generale Giuseppe Vivace –. Ci sono problemi a monte in termini di burocrazia, logistica, banda larga che vanno risolti. Perché non facciamo un patto nuovo con gli attori del territorio per politiche territoriali e di attrattività con un programma pluriennale? Finora i progetti non sono stati condivisi».

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