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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2012 alle ore 16:47.

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In questo nostro peripatetico andare per territori, seguendo la metamorfosi del fare impresa, la Lombardia è una tappa ricorrente. Per il suo peso economico. L'impresa lombarda che ha tenuto assieme fordismo, senza mai creare la one company town, e postfordismo dell'impresa diffusa, è termometro della crisi e del come attraversarla. Qui si osservano i processi di innovazione necessari per sopravvivere che mixano manifattura e servizi.

Per il suo peso politico. Ricorrente da quando il territorio è stato quotato al mercato della politica attraversato oggi da fibrillazioni locali, che si interrogano sul come accorpare province, e regionali per chi la colloca come terra di mezzo di un grande nord che guarda più a Monaco che a Roma. Per Milano e la sua funzione di città-porta nella globalizzazione. Laboratorio terziario di nuove forme dei lavori e bacino di composizione sociale di lavoratori della conoscenza che sarà messo alla prova dell'Expo 2015. Per essere la prima regione agricola del nostro Paese.

Ce ne dimentichiamo spesso nell'elencazione ipermoderna fatta di impresa-servizi-città che sono un must del nostro viaggio in Italia. Che del contado si ricorda andando a vedere ciò che resta e come si sono evoluti i nostri distretti. E siccome l'Expo che verrà ha come tema nutrire il pianeta, anche ciò che resta dell'agricoltura è nell'agenda del nostro raccontare.
Se il territorio non è solo metafora del racconto, ma luogo ove poggiano i piedi, e quindi suolo, il racconto cambia. Costringe ad interrogarsi sull'uso di una risorsa scarsa, mangiata dal nostro abitare, produrre, dalla nostra mobilità sempre più necessaria, pur con l'aumento delle reti virtuali, dal nostro vivere, consumare e riciclare.

Lungi da me il porre il tema del territorio come suolo solo come tema di chi pensa alla decrescita serena o non serena. Ma anche se declinato in termini di green economy pensando ad un capitalismo di impresa che rispetto al territorio incorpora il concetto del limite, sempre dall'uso del suolo ci tocca partire. Ci aiuta l'ottimo lavoro realizzato e pubblicato dall'Ersaf (Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste) sull'uso del suolo in Lombardia negli ultimi cinquanta anni.

È una fotografia di una trasformazione epocale, della lunga deriva storica e socioeconomica lombarda che ha segnato il secolo breve. Si va dalla prima stagione dell'urbanizzazione concentrata e dello sviluppo lineare che va dal 1950 al 1965. Rispetto alla triade impresa, territorio e città possiamo definirla la stagione fordista concentrata a Milano e nella sua cintura, ma anche a Como Bergamo, Brescia e in molte città medie come Monza, Saronno, Cantù, Erba, Lecco, Crema, Voghera... A cui segue, negli anni dal '65 all'80, un rallentamento della crescita concentrata nelle città-impresa. Milano non diventerà mai come Torino. Il fordismo si spalma sul territorio, sull'asse pedemontano e crescono ancora di più Varese, Monza, Bergamo, Como, Lecco e Brescia. Sino ad arrivare negli anni che vanno dal 1980 al 1999 a quella che ho chiamato la città infinita che investe l'intero territorio regionale con la stagione del capitalismo molecolare sino alla risalita salmone nelle vallate prealpine e alpine e lungo l'asse padano da Pavia a Mantova.

Nel nuovo secolo, dal 2000 al 2010, la città infinita pare arrestare la sua tumultuosa espansione. Ci sono i primi grandi buchi delle aree dismesse e nuove forme insediative, dai centri commerciali alle villette a schiera. Guardando le due lombardie dall'alto, quella del 1950 e del 2010, ci tocca banalmente costatare che ci siamo giocati un bel po' di suolo, di terreno agricolo, di boschi e foreste. È finito un ciclo, durato più di mezzo secolo, fatto di città, capannoni, distretti e piattaforme produttive, non fosse altro che per la scarsità e il limite della risorsa suolo. La crisi scava e accentua la metamorfosi di questo modello. Per questo, al di là della crisi in Lombardia, parole come green economy, riuso, manutenzione, ristrutturazione, innovazione, logistica delle merci e delle persone, ambiente, consumo, sobrietà.. sono tutte parole di attualità

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