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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2012 alle ore 18:28.

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La congiuntura non frena l'export alimentare della Liguria. Dall'olio d'oliva alle carni, dalle bevande ai prodotti lattiero caseari, il comparto del food ligure continua a macinare risultati positivi. Secondo i dati di Federalimentare, la regione ha chiuso il 2011 con un incremento dell'export del 12,9 per cento.

Un risultato confermato anche dal primo trimestre 2012 che ha sfiorato quota 13 per cento. Una crescita trainata dall'olio d'oliva (a marzo fatturato a 34 milioni, +12%) ma anche dalle bevande (+15%), dalla zootecnia (+25%) e dai prodotti lattiero caseari (+17%). «In Liguria – spiega Gianfranco Carli, ad del Gruppo Carli (fatturato a 125 milioni, oltre il 15% dei quali realizzati fuori dei confini nazionali) – il settore alimentare non vanta grandi dimensioni e per sopravvivere deve sempre più puntare sui mercati esteri. Noi siamo già presenti in Germania, Francia, Svizzera, Austria e Usa, Paesi nei quali puntiamo a rafforzare le nostre posizioni». L'azienda olearia di Imperia da sempre attiva con il sistema delle vendite dirette sta, inoltre, diversificando i propri canali di commercializzazione con negozi monomarca. «Dopo il primo store aperto a Padova – aggiunge Carli – abbiamo realizzato punti vendita a Imperia e Torino e ora puntiamo a Lombardia o Emilia-Romagna. Nei nostri negozi i clienti possono testare i prodotti nuovi in quantità inferiori rispetto a quelli richiesti dagli ordinativi per le vendite dirette». Qualità del prodotto ed elevati standard di servizio sono gli asset sui quali punta anche la Ekaf (30,5 milioni di fatturato, +11% nel 2011), azienda di Bolzaneto attiva nel settore del caffé con il marchio Cellini. «L'impegno sulla qualità ci sta ripagando – spiega l'ad di Cellini, Giovanni Pieri –: anche nel 2012 le nostre vendite sono in crescita del 15 per cento. Il 60% del nostro giro d'affari è realizzato all'estero e oltre che in Francia e Germania stiamo crescendo anche in Estremo Oriente, Sudafrica e Australia».

La carta dell'export sta premiando anche prodotti che si potrebbe ritenere invece ancorati al "km zero". È il caso della Lanterna alimentari, azienda che punta a un fatturato 2012 di 85 milioni e che con le proprie focacce genovesi è già presente da tempo in Europa e che sta allargando gli sbocchi in Polonia, Romania e Messico». L'obiettivo dei mercati internazionali non riguarda più solo il food realizzato su vasta scala, ma anche da produzioni legate alla tradizione, dalla forte impronta artigianale. È il caso della "Pietro Romanengo fu Stefano", che produce confetti e dolci dell'antica tradizione genovese, che «a partire dai due negozi monomarca nel capoluogo ligure – spiega l'amministratore unico, Pietro Romanengo – ha avviato da tempo un significativo flusso di spedizioni in Giappone e su altri mercati ». E del futuro del settore agroalimentare ligure si parlerà nella Conferenza regionale dell'agricoltura, che si tiene a Genova venerdì e sabato prossimi.

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