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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 17:01.

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Adorazione dei Magi di LeonardoAdorazione dei Magi di Leonardo

Quanto vale la cultura in Toscana? Stimare il peso economico non è facile, anche per la necessità di ricomporre i pezzi di una filiera "diffusa", che parte da musei, teatri, biblioteche e mostre, tocca l'artigianato artistico, la manifattura e il commercio, e contagia fortemente il turismo, al punto da rappresentare un formidabile attrattore.

Se nei mesi scorsi ha generato sorpresa il primo rapporto promosso in Italia da Fondazione Symbola e Unioncamere per quantificare il peso della cultura nell'economia nazionale - secondo cui l'aggregato formato da industrie culturali e creative, patrimonio storico-artistico e architettonico, performing arts e arti visive dà lavoro a 1,4 milioni di persone (il 5,6% del totale occupati) e produce il 5,4% del Pil tricolore, con un apporto della Toscana che è forte sul fronte lavorativo (107mila occupati, il 6,3% del totale regionale), ma deludente su quello del Pil (5,3%, equivalente a 5,1 miliardi di euro) - altri studi tendono a restringere il perimetro del settore cultura, e di conseguenza il suo peso economico.

Così fa l'Irpet (Istituto regionale di programmazione economica toscana), che prende in considerazione solo la capacità produttiva, e in particolare le attività ricreative e culturali, senza le interazioni con il sistema del commercio, del turismo e dell'artigianato. In quest'ottica gli occupati in cultura in Toscana sfiorano l'1,3% del totale (è il peso più alto in Italia, dove la media è 1,2%), contro l'1% della Lombardia e lo 0,9% del Veneto, mentre il peso della cultura sul valore aggiunto regionale si ferma poco sopra l'1%, decisamente inferiore ad altre realtà europee anche se negli ultimi anni sta lentamente crescendo. «La dimensione della cultura nel nostro sistema economico è forte – dice Patrizia Lattarulo dell'Irpet – anche se molto resta nella sfera dell'intangibile e dunque risulta difficile da misurare».

L'Irpet insiste sull'importanza che il settore cultura ha per l'occupazione, soprattutto qualificata: nel 2011 gli occupati in attività ricreative, culturali e sportive hanno superato quota 25mila (sono 15.780 considerando solo le attività culturali in senso stretto, come quelle creative, artistiche e di intrattenimento, biblioteche, archivi, musei). Il problema semmai è la frammentazione delle attività, non solo nel pubblico ma anche nel privato che vede perlopiù attivi piccoli operatori. In Toscana operano in cultura 4.100 aziende con 8.900 addetti (dunque una media poco superiore a due unità), che lievitano a quota 5.900 (con 17.800 addetti) considerando anche le attività ricreative.

A questo universo "culturale" va aggiunto l'indotto turistico: circa il 35% delle presenze turistiche toscane (che sono state 44 milioni nel 2011) è concentrato nelle città d'arte, e dunque è riconducibile alla presenza del patrimonio storico-artistico-architettonico. Seguendo questo filo, l'anno scorso il turismo culturale ha messo in moto in Toscana quasi 16 milioni di pernottamenti nelle strutture ricettive di 66 Comuni che possono essere definiti "d'arte". La parte del leone la fa Firenze, che ha attiratola metà dei flussi totali: nel 2011 sono stati 8 milioni i pernottamenti, 6 milioni dei quali fatti da turisti stranieri. Alle spalle di Firenze si piazza Pisa (1,7 milioni di presenze), seguita da Siena (1 milione) e Lucca (552mila). Al quinto posto tra le città d'arte toscane più visitate compare invece un piccolo centro, San Gimignano (468mila).

Il settore culturale è però fortemente dipendente dai finanziamenti pubblici, e dunque rischia in una fase di tagli alla spesa come quella attuale. Da qui la «necessità di trovare nuovi equilibri finanziari - sottolinea l'istituto di ricerca - e nuovi percorsi di valorizzazione come l'hi-tech culturale». La nicchia delle imprese culturali ad alta tecnologia che è sotto "osservazione" da parte di Irpet e dell'Università di Siena. «Abbiamo individuato un gruppo di 30 aziende - spiega Lorenzo Zanni, coordinatore del gruppo di lavoro dell'ateneo senese che ha analizzato questa "nicchia"- che sono caratterizzate da piccole dimensioni, forte dipendenza da finanziamenti pubblici, ma buone potenzialità di sviluppo. Aiutarle a crescere potrebbe contribuire a sviluppare e "vendere" la Toscana del futuro.

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