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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 16:59.

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Dicono tutti di voler puntare sulla cultura come volàno economico. E i segnali che qualcosa va effettivamente in questa direzione in Toscana non mancano. L'accordo, per certi versi inatteso (sotto il profilo politico), con cui nei giorni scorsi Enrico Rossi e Matteo Renzi, presidente della Regione e sindaco di Firenze, entrambi Pd ma non sempre in sintonia di temi e di toni, hanno trovato i fondi per far progredire il cantiere del nuovo Parco della Musica nel capoluogo toscano (46 milioni per realizzare la macchina scenica, di cui 21 a carico della Regione e 10 del Comune), ne è un esempio.

Dello stesso segno è l'impegno con cui Rossi e Banca Mps hanno garantito gli 800mila euro (metà dalle casse pubbliche) perché non chiudesse il complesso museale del Santa Maria della Scala, a Siena, città che punta a diventare capitale europea della cultura nel 2019. A gennaio prossimo, poi, diventerà operativo lo sconto sull'Irap per le imprese che finanziano l'arte e la cultura: un provvedimento voluto dagli assessori regionali al Bilancio e alla Cultura, Riccardo Nencini e Cristina Scaletti, che si applica al 20% di ciascuna donazione: un milione di defiscalizzazione stimato per il primo anno, su cinque d'investimenti attesi. I gruppi impegnati su questo fronte non mancano: da Ferragamo a Gucci a Piaggio (anche con musei aziendali), da Bassilichi a Menarini. «In Toscana ci sono le condizioni per affermare una relazione tra economia e cultura di tipo proattivo, che tenga insieme tutela e valorizzazione, innovazione e produzione», dice Rossi.

I conti però non tornano. Il patrimonio artistico della Toscana è impressionante e anche quello tecnologico applicato ai beni culturali è di livello internazionale, eppure il settore nel suo complesso pesa appena per l'1,02% sul Pil regionale, meno della media nazionale (1,07%). La Regione, che dal 2010 ha una sola legge per il settore e ha istituito il distretto tecnologico dei beni culturali, nel budget 2012 dedica al comparto 25 milioni, lo 0,4% del bilancio.

In ambito nazionale è ai primi posti. Compresi gli Enti locali, in Toscana l'impegno pubblico sarà quest'anno di circa 160 milioni. Di «eterna potenzialità mai espressa pienamente» parla Patrizia Asproni, presidente di Confcultura. «La Toscana utilizza al 30% l'enorme risorsa rappresentata dal circuito arte-paesaggio-qualità della vita», sottolinea. Manca una vera cabina di regia: obiettivo a cui guarda con interesse Vasco Galgani, presidente della Camera di commercio di Firenze (e di Unioncamere Toscana), che però viene bollato come «un'utopia ciclicamente vagheggiata» dalla soprintendente al Polo museale fiorentino, Cristina Acidini, per la quale «l'uso del patrimonio culturale può essere intelligente, lo sfruttamento mai». L'avvicinamento alla Fondazione Florens dei soci di Palazzo Strozzi va comunque nella direzione di una maggiore sinergia.

«Occorre valorizzare le nostre eccellenze», dice Mario Curia, vice presidente di Confindustria Firenze con delega alla cultura. «Penso all'Opificio delle pietre dure o alla Galleria degli Uffizi – aggiunge – chiavi che possono aprire qualsiasi porta nel mondo e produrre ricadute positive sul nostro territorio». Che volano è la cultura? «Palazzo Strozzi assicura un moltiplicatore di 12 volte: circa 30 milioni che nel 2011 sono andati al territorio come ricaduta diretta delle attività della Fondazione, a fronte di 2,5 milioni d'investimento pubblico – spiega Federico Lalatta, partner e managing director di The Boston consulting group –. Anche per questo è importante coordinare i calendari e la promozione, per cercare di allungare il soggiorno dei visitatori». È quello che la Toscana sta provando a fare.

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