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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 17:01.

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David, la forza della bellezzaDavid, la forza della bellezza

Nel nostro giro d'Italia abbiamo assunto il territorio dell'Italia di mezzo, e in particolare la Toscana, come la terra delle virtù civiche e come luogo, per dirla con Putnam, dove l'Italia è più Italia. Qui, l'Italia dei comuni, delle signorie, dei mercanti che inventarono le banche, del dolce Stilnovo e della Divina Commedia, fece il Rinascimento. Parola evocativa, nella dittatura della crisi che ci schiaccia nel presente, di una voglia di rinascita.

A questo sembra alludere la biennale Florens 2012 assumendo le lunghe derive della storia come materia prima da scagliare nel futuro. Partendo da Firenze – una delle tre città globali italiane avendo, con Roma e Venezia, il privilegio di essere nota nel mondo –, da decine di città d'arte, leader di territori a forte identità locale, da centinaia di borghi, che ne fanno un distretto-piattaforma dell'Italia borghigiana. Collegandosi così a quei flussi che, nella lingua della globalizzazione, denominano la regione Tuscany Shire, immagine attrattiva che coniuga paesaggio, ambiente, agricoltura. È un territorio segnato dalle presenze dei grandi: Giotto, Michelangelo, Leonardo, Brunelleschi, e le loro scuole che alimentano gli Uffizi e oltre 500 musei. Il piano di tutela e salvaguardia del territorio della Regione fa del paesaggio toscano e dei giacimenti culturali una risorsa da tutelare.

La Fondazione Symbola ne ha fatto un laboratorio della soft economy, le interpretazioni più radicali del soft un territorio emblematico per una decrescita serena. Tra i sostenitori della coscienza di luogo anche chi, rappresentato da Florens 2012, ne fa un patrimonio da tutelare ma da immettere nell'ipermoderna economia delle esperienze. Basata sulla constatazione che si è disposti a pagare anche cinque volte il normale prezzo di un caffè di fronte al campanile di Giotto, a Santa Croce o nella turrita San Gimignano. Il tutto è usato come un marchio di qualità per eccellenze come Ferragamo e Prada che aggiungono al Made in Italy il Made in Tuscany o in Florence. Ma, a proposito di cultura, non sarà un caso se il Campiello 2010 è stato vinto da Silvia Avallone con «Acciaio», romanzo di formazione ambientato a Piombino, lo Strega 2011 da Edoardo Nesi con «Storia della mia gente», che racconta il declino del distretto di Prato. La Toscana è anche la Piaggio di Pontedera e i distretti delle medie e piccole imprese del capitalismo del territorio. Sono anche questi un pezzo del rinascimento possibile e di uscita dalla crisi? Credo di si.

bonomi@aaster.it

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