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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2012 alle ore 08:52.
C'è chi parla di un'accelerazione e chi, invece, paventa il "disastro" della revoca dei finanziamenti. Serve allora un'attenta lettura dei dati. A fronte di una Campania che nel periodo 2007 - 2010 ha visto calare il suo Pil dell'8,1%, il lavoro di riprogrammazione e riorganizzazione attuato dalla Regione guidata da Stefano Caldoro attraverso l'Autorità di gestione del Por affidata a Dario Gargiulo, è confortante.
La spesa dei fondi europei assegnati alla Campania a valere sulla programmazione 2007-2013, infatti, ha raggiunto a settembre il 18,5%, mentre gli impieghi sono al 60 per cento. Per fine anno si deve toccare il 21% per evitare disimpegni: ma il ministro Fabrizio Barca chiede lo sforzo di centrare il 30% della spesa. In altre parole, ad oggi, sono stati materialmente erogati 1,2 miliardi dei sette circa a disposizione. Il tutto, forse è utile sottolinearlo, partendo effettivamente a metà 2010 dal 3,6% di spesa, dopo ben due anni di programmazione bloccati anche dallo sforamento del Patto di stabilità da parte dell'amministrazione Bassolino e da un provvedimento della Commissione europea di interruzione dei pagamenti per la necessità di uniformare e rivedere le procedure.
Polemiche a parte, proprio per recuperare il terreno perduto, si è deciso di puntare molto su 20 Grandi progetti per un totale di 2,6 miliardi che rappresentano il 40% delle disponibilità totali per i quali sono stati erogati 200 milioni e altri 400 ne sono appostati. Se l'impostazione può essere condivisibile, tanto da ricevere l'apprezzamento del ministro Barca, adesso dunque tocca passare dalle parole ai fatti. La roadmap è stata tracciata in un seminario tenuto il 14 settembre scorso a Napoli e voluto da Governo, Confindustria e Commissione europea. In quella riunione è toccato al presidente di Confindustria Napoli, Paolo Graziano, sollecitare la "Fase2" della Regione, mettendo in fila le esigenze degli imprenditori locali. I cosiddetti grandi progetti - a partire dalla riqualificazione di Napoli Est e dal completamento della metropolitana - devono diventare presto cantieri effettivamente aperti. Il progetto grande attrattore Pompei deve muovere i suoi primi passi concreti, accompagnato da una vasta azione di rigenerazione e valorizzazione dell'intera area circostante. I contratti di programma per l'aerospazio e l'automotive, devono trasformarsi in investimenti, commesse, occupazione. Va rilanciata con forza l'industria culturale, quella del turismo e dell'incoming. Vanno sostenute all'estero le filiere d'eccellenza: dall'industria alimentare a quella della moda e del fashion.
Ma soprattutto occorre puntare all'obiettivo del 30 per cento di spesa indicato dal ministro Barca. Come? Anche qui sono numerose le proposte degli industriali per accelerare i meccanismi di spesa: sperimentare in maniera più diffusa il meccanismo della sovvenzione globale e dell'individuazione dei soggetti beneficiari; svolgere un monitoraggio congiunto (Regione-industriali) sullo svolgimento dei programmi, istituendo una task force tecnica in seno al tavolo di partenariato istituzionale; spalmare il patto di stabilità anche sulle città medie beneficiarie, così da accrescere il potere di spesa della Regione; concentrare i cluster di interventi su politiche industriali, infrastrutture e rigenerazione del territorio; sbloccare, a valere sulle "risorse liberate", tutti i cofinanziamenti incardinati su progetti già in quota parte finanziati dai privati proponenti, o da altri livelli istituzionali coinvolti. La strada per rimettere in moto lo sviluppo della Campania è segnata: occorre percorrerla.
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