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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2012 alle ore 08:56.

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Lo scalo. Nel porto commerciale di Napoli saranno realizzati grandi investimenti infrastrutturali (Ansa)Lo scalo. Nel porto commerciale di Napoli saranno realizzati grandi investimenti infrastrutturali (Ansa)

Con un fatturato aggregato di oltre 680 milioni, circa 5mila lavoratori diretti e altrettanti nell'indotto è la prima impresa di Napoli e una delle più grandi della Campania. Attraverso la spesa dei 240 milioni di risorse europee in arrivo dovrebbe riuscire a colmare i propri storici gap di competitività e diventare finalmente il cuore del sistema logistico regionale.

Il porto di Napoli punta a potenziarsi attraverso il Grande progetto di cui rappresenta il cardine. Un progetto – quello fortemente voluto un anno fa dal governatore Stefano Caldoro – che propone un approccio innovativo al tema: per la prima volta si prende in considerazione il sistema portuale campano nella sua interezza, senza considerare lo scalo partenopeo "in concorrenza" con quello di Salerno e sottolineando, anzi, anche il ruolo di supporto di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. E così dei 408 milioni complessivamente riconosciuti da Bruxelles per l'intervento a valere sul Por Fesr 2007-2013, 240 andranno a Napoli, 73 a Salerno e 95 serviranno per il collegamento ferroviario dell'hub del capoluogo di regione. A investimenti completati, la regione stima un incremento del Pil portuale campano del 25% in cinque anni. Innovativa è senza dubbio la tempistica: i primi bandi sono previsti per dicembre prossimo. Solo a ottobre 2011 la commissione europea ha riconosciuto le risorse al "Grande progetto". Nell'arco di un anno è stata completamente rivista la pianificazione dell'hub, in itinere addirittura dal 2000, fino ad arrivare, tra luglio e agosto scorso, all'approvazione del nuovo piano regolatore portuale, prima da parte del Comitato portuale, poi dal consiglio comunale partenopeo.

Per spingere sull'acceleratore sulla ri-definizione delle linee di indirizzo che orienteranno le risorse di Bruxelles, la giunta Caldoro si è avvalsa di una sorta di "cabina di regia" informale, coordinata direttamente da Danilo Del Gaizo, capo di gabinetto del governatore. Un organismo snello all'interno del quale, oltre alle istituzioni, avevano le proprie rappresentanze anche associazioni di categoria e sindacati. Un punto di riferimento di settore che, oltre a registrare le istanze delle diverse parti in causa, ha fatto da collante tra Autorità portuale e Comune promuovendo il confronto. «Un modello organizzativo – spiega Marco Di Stefano, esperto dei temi della portualità ed ex assessore provinciale alla Risorsa mare che è stato parte attiva della cabina di regia – che ha raccolto consensi dagli addetti ai lavori anche nel resto d'Italia, per la visione d'insieme che è riuscito a dare al tema della logistica in Campania». Da qui a tre mesi partiranno i bandi e, anche su questo versante, si annunciano novità significative: gli interventi saranno frazionati, così da assicurare lavoro anche alle pmi attive sul territorio campano. Ma su che cosa si concentreranno? Lo spettro del "Grande progetto" è assai ampio: si va dalla bonifica superficiale da ordigni bellici inesplosi, presenti sui fondali nell'ambito del bacino, al recupero e al restauro di relitti e reperti di archeologia industriale; dal restyling della vecchia cittadella militare al recupero funzionale di numerose strutture architettoniche in disuso.

Di particolare importanza risulterà l'escavo dei fondali. Si passa anche attraverso la revisione della rete stradale e dal potenziamento di quella ferrovaria. Tutto starà nel dare atto a quanto il piano regolatore portuale prevede da qui ai prossimi 30 anni: lo scalo partenopeo è stato suddiviso in quattro macro aree funzionali, da ponente a levante, ciascuna con una mission. Una prima zona, dal molo San Vincenzo al molo Carmine, sarà dedicata ai collegamenti con le isole e al traffico crocieristico. L'area dei cantieri (dal molo Carmine al Vittorio Emanuele) concentrerà le attività destinate agli stabilimenti e alle riparazioni navali. La zona dei pontili (dal molo Vittorio Emanuele alla calata Granili) ospiterà il traffico merci e quello Ro.Ro. Infine l'area delle darsene orientali, con il tombamento del terminal petroli e di quello già previsto a levante, formerà un grande terminal contenitori con una banchina dalla lunghezza superiore a 1,2 chilometri.

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