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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2012 alle ore 08:53.

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Nei veicoli. Napoli antica è patrimonio Unesco (Marka)Nei veicoli. Napoli antica è patrimonio Unesco (Marka)

Occasione unica e scelta coraggiosa, opportunità e sfida difficile. Così vengono considerati i grandi progetti – 2,6 miliardi che rappresentano il 40% delle disponibilità totali – e soprattutto gli interventi di recupero urbano della città di Napoli, parte significativa di grandi progetti da molti anni in gestazione. I titoli sono noti: Bagnoli, Napoli Est, Centro storico, e sono quelli a cui gli amministratori di tutti i tempi sono pronti a legare il proprio nome.

Ma sono anche stati simbolo di grandi fallimento. Una scommessa la cui vittoria è certa, secondo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha in mano il pacchetto più consistente di opere da realizzare, per un valore complessivo che supera i 700 milioni. «I primi cantieri saranno aperti all'inizio del 2013 – si impegna il sindaco – sono interventi complessi, ma ai nastri di partenza». Toni rassicuranti anche dal presidente della Regione, Stefano Caldoro: «Stiamo rispettando gli impegni presi. Abbiamo invertito la rotta rispetto al passato, puntando a mirate grandi opere strategiche che superano la vecchia logica dei micro interventi. Siamo diventati un modello, la Campania ha fatto passi in avanti nell'utilizzo dei fondi strutturali che sono una grande occasione, le nostre performance sono state riconosciute anche dalla Commissione europea e dal Governo. Il nostro impegno prosegue in questa direzione poichè vogliamo cogliere l'occasione dei fondi per grandi progetti che possono cambiare il volto di Napoli». Preoccupata, Confindustria Campania sulla reale possibilità di avviare i lavori e realizzare le opere entro il 2015. Specie dopo che ieri il presidente della provincia Luigi Cesaro è decaduto dalla sua carica per una mozione straordinaria che lascia in carica il consiglio, volendo candidarsi alle prossime politiche.

«Per il parco urbano di Bagnoli – secondo le osservazioni degli industriali campani al 20 luglio scorso – i lavori sono partiti»; mentre sull'intervento a Napoli est si sottolinea qualche lentezza per la parte pubblica. Sul centro storico «gli interventi potrebbero partire poiché non presentano criticità, sebbene non tutti i progetti siano conclusi». Attende l'ultimo via libera di Bruxelles, trovandosi nella condizione di "osservato", il progetto di «riqualificazione urbana dell'area portuale di Napoli Est».

Il piano prevede opere di urbanizzazione primaria: sottopassi, rete fognaria e interramento del tratto ferroviario a servizio del porto: in un'area da 35 ettari, con un costo di 300 milioni, a carico del Por. È parte del più ampio progetto di riqualificazione dell'area che fa perno principalmente su investimenti privati per 2,3 miliardi. A promuoverli il comitato NaplEst – guidato da Marilù Faraone Mennella – a cui aderiscono una ventina di società, di imprenditori campani, ma anche colossi industriali del calibro di Eni e Kuwait Petroleum. Per realizzare progetti come Città del libro che coinvolge 26 piccole e medie aziende, il più grande Palaeventi d'Italia (12 mila posti) a Ponticelli, il completamento del Centro direzionale. E ancora: iniziative per la portualità (Vigliena e Terminal di levante) e la riqualificazione (rione Sant'Alfonso); il recupero di fabbriche dismesse (ex Mecfond a via Brin ed ex Intefan a San Giovanni a Teduccio).

Dei 265 ettari, 90 saranno dedicati a un parco urbano e il 23% delle opere consisterà in nuove residenze. «Una progettazione di pregio che ottiene apprezzamenti – commenta (è tra i promotori) il costruttore Ambrogio Prezioso, presidente di In Arch – anche in occasione del recente meeting di Scenari immobiliari e persino all'estero, ma poi tutti domandano: "si farà davvero?" In parte i lavori sono in corso. Ma la quota pubblica deve accelerare e dare certezze a possibili investitori». Su Napoli Est è attesa, da decenni, la delocalizzazione delle raffinerie dismesse. Un problema su cui anche il sindaco, nei giorni scorsi, ha sollecitato le società petrolifere. Intanto, si rimescolano le carte del grande progetto per Bagnoli, approvato sin dal 2009 – con un finanziamento di 199 milioni di cui 75 sul Por.

Il sindaco ha annunciato che «è in atto una riflessione allo scopo di implementare la vocazione sia tustica che paesaggistica dell'area e sul parco di 130 ettari». In altre parole, si vorrebbe, con qualche modifica al Pua, rendere l'area verde più economicamente gestibile, portare liquidità alla Stu Bagnolifutura e rendere più attraenti le aree da vendere. Ancora osservato da Bruxelles anche il grande progetto del centro storico di Napoli, sito Unesco: opera da 100 milioni, tutti a valere sul Por, per la quale si attende il via libera entro novembre. «Abbiamo definito il protocollo con l'Unesco – dicono in Comune – il 65% degli interventi riguarderà il restauro e la rimanente parte il decoro e la riqualificazione urbana. Presto bandiremo le gare».

Al momento in Regione è stato istituito un tavolo tecnico che sta definendo più nel dettaglio tutti gli interventi. Infine, il piano di rilancio del Polo fieristico regionale, anche questo da 100 milioni tutti dal Por, su cui pure è in corso l'osservazione di Bruxelles. Prevede la copertura della Arena Flegrea e la costruzione e ricostruzione di assi viari nell'area occudentale: su alcuni interventi la Ue ha chiesto osservazioni che la Regione non ha ancora prodotto.

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