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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 09:11.

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Arrivano fino alle Filippine, o in Australia, i panettoni della tradizione dolciaria piemontese. Mentre circa il 60% della produzione di vini vola all'estero. L'agroalimentare "Made in Piemonte" si impone oltreconfine e nell'arco di un decennio ha quasi raddoppiato il valore delle esportazioni: da 2,2 miliardi nel 2001 a 4,1 nel 2011, in media il 12-13% di quanto prodotto in Piemonte, con alcune realtà consolidate come il vino – primo mercato dell'export, la Germania – che pesa per circa un terzo del valore delle esportazioni.

Il primo semestre 2012, poi, promette bene: 1,9 miliardi, il 5,2% in più rispetto all'anno scorso. La curva relativa all'andamento delle esportazioni elaborata da Unioncamere Piemonte evidenzia una variazione, in dieci anni, dell'82,9% contro il 21% registrato dal comparto "non agrifood", che vale oltre 34 miliardi. «Il trend di aumento nell'export ha rallentato nell'ultimo periodo – commenta Ermanno Maritano, Confindustria Piemonte – ma il comparto continua a crescere all'estero più degli altri settori economico-produttivi». Tra i fenomeni maggiormente interessanti, la crescita del mercato americano, così come l'export verso Brasile e Corea. «Il Made in Italy – aggiunge Maritano – è un biglietto da visita straordinario all'estero e su molti mercati, a cominciare dagli Usa, andrebbe maggiormente tutelato dalle imitazioni». Il Piemonte, luogo d'origine del fenomeno Slow Food, è terra di tradizione e anche di innovazione. «Lo dimostra la forza di marchi antichi come Pastiglie Leone, accanto a fenomeni interessanti che si sono affermati nell'ultimo decennio, come quello di Gobino per il cioccolato», sottolinea Maritano. E se il vino vanta una propensione consolidata all'export, la tendenza si impone anche nei comparti più tradizionali.

Spinge sull'acceleratore dell'export, ad esempio, la Balocco, azienda cresciuta in quattro anni da 92 a 137 milioni e con una quota di esportazioni compresa tra l'11,4% nella divisione continuativi (prodotti per la colazione) e il 15% nei dolci da ricorrenza. «È tutta centrata sulla valorizzazione dell'export – aggiunge l'ad Alberto Balocco – la nuova linea di produzione di wafer adatta ad andare all'estero, grazie alla riduzione di imballaggi e costi di trasporto». Un investimento da 2,5 milioni, finalizzato ad avere un prodotto versatile, e che oggi dà ottimi riscontri: «+12% nel comparto continuativi – spiega l'ad – a settembre 2012, col traino del nuovo prodotto wafer, cresciuto del 40% nell'ultimo quadrimestre».

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