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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2012 alle ore 23:06.

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"Bici mon amour - Non solo piste ciclabili""Bici mon amour - Non solo piste ciclabili"

Mobilità sostenibile fa rima con geolocalizzazione. Montando in auto, si parte quando si vuole e si punta direttamente a destinazione. Nel caso si opti, invece, per un mezzo di trasporto più virtuoso, come il bike-sharing, il tram, la metro o il treno, senza la mappa dei parcheggi o delle fermate non si va lontano. Persino con l'auto elettrica c'è bisogno di tener d'occhio la posizione delle colonnine di ricarica.

Ecco perché le applicazioni mobili diventano così importanti per chi si sposta con i mezzi pubblici o con il bike e il car sharing. La gara di cervelli che si è svolta a Milano nell'ambito del forum MobilityTech aveva proprio questo obiettivo: sviluppare nuove applicazioni per offrire soluzioni concrete ad alcune questioni legate alla mobilità sostenibile. Due i temi principali sui quali i giovani hacker, studenti delle università di Bologna e Napoli, si sono confrontati, uno per i ciclisti e l'altro per gli utenti di mezzi pubblici.

"Bici mon amour - Non solo piste ciclabili" puntava alla creazione di un'app dedicata a tutti quelli che si spostano su due ruote. Il premio è andato al gruppo Ambientech, composto da Fabio Politi, Fabio Galeppi, Paolo Acquaviva e Radu Cosmin Iftode, con l'applicazione Betrò, una sorta di "tripadvisor" dei ciclisti dove raccogliere e condividere informazioni, valutazioni e suggerimenti sui percorsi. Per la categoria "Mi muovo, creo informazione - I tempi del trasporto cittadino a confronto" il premio è andato al gruppo Full Wipe, costituito da Valentina Lipari e Giovanni Meo, per l'applicazione MoveMeUp, dedicata alla mobilità di persone disabili, con l'intento di creare un social network per segnalare opportunità e difficoltà degli utenti.

In realtà, per facilitare l'utilizzo dei mezzi pubblici o del bike sharing, basta un buon sistema di mappe mobili interattive, che offrano tutte le possibili occasioni d'interconnessione, affiancate da un sistema di biglietteria intelligente e flessibile. Per questo serve una forte cooperazione fra i diversi attori dei trasporti pubblici cittadini: l'operatore del tram e della metro devono dialogare e intrecciare i loro servizi con quelli delle ferrovie, delle linee di collegamento con gli aeroporti, del bike sharing e del car sharing, in modo da formare un panorama unico, dove il viaggiatore possa spostarsi a suo piacimento, magari con un unico biglietto. In più, devono essere disposti ad aprire le loro banche dati agli sviluppatori, impegnati a trovare le applicazioni mobili più utili a chi circola armato solo di uno smartphone.

Un'applicazione mobile efficace può rendere una città ben più navigabile di un'altra e incentivare molto l'utilizzo dei mezzi pubblici, com'è facile dedurre confrontando l'app dell'Atm milanese, lenta e farragginosa, con quelle offerte per il London Tube o per il Paris Métro, in entrambi i casi rapide e semplici, con mappe facili da usare e da ingrandire a piacimento, che includono anche le linee di ferrovie leggere gestite da altri operatori, e con segnalazioni in tempo reale dei guasti sulle linee. Prendere i mezzi pubblici diventa facile con una mappa che si apre a comando e una tessera che vale su quasi tutti i mezzi di trasporto, dal centro fino alla periferia, e anche per i collegamenti con gli aeroporti e i servizi di bike sharing. La tessera può essere intelligente come la Oyster Card londinese – equivalente a un portafoglio virtuale su cui si caricano dei soldi, per poi lasciare a lei il compito di decidere quale tipo di biglietto è il più conveniente per il viaggio che si sta facendo – oppure un po' più stupida come il Pass Navigo parigino, su cui si possono caricare solo abbonamenti settimanali, mensili o annuali per un certo numero di zone e se si esce da quelle zone o dalle date prefissate, bisogna ricaricare un biglietto ad hoc. Ma comunque entrambe si avvalgono di un lavoro di cucitura a monte fra le diverse reti, che a Milano è ancora tutto di là da venire, come si può facilmente dedurre anche dalle stazioni della metro, del passante ferroviario e delle ferrovie, dove i tre sistemi quasi non comunicano fra di loro, prescindendo completamente dall'esigenza dei viaggiatori di passare rapidamente da un sistema all'altro.

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