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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2012 alle ore 23:06.

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Alla domanda «Che cos'è la smart city?» oggi sa rispondere solo un italiano su cinque. Il recente rapporto Ambrosetti per Abb ha lanciato l'allarme: si continua a parlare di città intelligente, ma le persone sono poco coinvolte in uno dei temi più strategici per la vita quotidiana dei prossimi anni. Peggio: andando avanti così, si rischia che, rimanendo dominio di pochi, i temi "smart" siano sempre più percepiti come elitari e lontani dalla vita delle persone.

Invece non può essere così. Perché il concetto di città intelligente non è fatta solo di tecnologie che vengono date in mano ai cittadini. Ma fa un passo avanti richiedendo il coinvolgimento di ciascuno, sia come fornitore inconsapevole di dati che come partecipe o addirittura fornitore delle soluzioni che contribuiranno a migliorare i servizi e la vita all'interno delle città, in cui si sta concentrando la gran parte dei sette miliardi di abitanti del pianeta.

Non c'è dubbio che il dibattito sulle smart cities sia frenato dalla scarsa consapevolezza che deriva dalla mancanza di condivisione su tematiche che fanno invece dell'inclusione e del coinvolgimento uno dei tasselli fondamentali della metropoli del futuro. Anche perché è chiaro a tutti che non esiste un modello unico di città intelligente, ma diverse soluzioni che possono essere plasmate sulla base delle esigenze e dei modelli di sviluppo locale. «È fondamentale che si diffonda la cultura sulle questioni ambientali ed energetiche per una qualità della vita nelle città che sia sostenibile da tutti i punti di vista», spiega Gabriella Chiellino, responsabile scientifico di "Città Sostenibile", la sezione dedicata al tema all'interno di Ecomondo, la Fiera che apre domani e che è ormai uno dei maggiori appuntamenti europei per il settore che ruota attorno alla sostenibilità.

Per la prima volta quest'anno "Città Sostenibile" prende la forma di una città vera e propria, trasformandosi da semplice mostra in uno spaccato di vita urbana in cui sono inserite e visibili le tecnologie che portano "intelligenza" (alcune sono illustrate qui a fianco, ndr). Un'agorà dove ogni visitatore le potrà così toccare con mano, proprio perché l'intento è proprio avvicinare le persone alla cultura "smart".

Tutte tecnologie e soluzioni italiani, anche per far capire agli scettici che la green economy è già ben presente nella realtà nazionale: difficile valutarne il valore, anche se le stime indicano che un quarto delle aziende italiane sia coinvolto con la sostenibilità. E, in linea con gli obiettivi dell'Agenda Digitale del Governo, l'obiettivo è far emergere una via italiana alla città intelligente. «Un'economia reale verde – prosegue Chiellino – deve essere declinata sulle peculiarità storiche e urbanistiche delle nostre città, con un'estensione limitata a pochi chilometri quadrati e una storia e una struttura uniche, con uno sviluppo prevalentemente orizzontale».

Si tratta, insomma, di far capire come innescare un circolo virtuoso che partendo dall'efficienza e dalla sostenibilità lasci intravedere il miglioramento della qualità della vita e i risparmi possibili, attraverso la connessione di dati e informazioni. Se si scopre quindi che il 70% del traffico nelle città italiane è concentrato in dieci chilometri quadrati di ciascuna città, allora la connettività diventa fondamentale per pianificare il trasporto avendo in tempo reale a disposizione le informazioni sulla soluzione migliore per lo spostamento. Ma anche il sistema di illuminazione pubblica, se diventa intelligente, senza molti investimenti, può arrivare a tagliare dell'80% la bolletta comunale. Tutte soluzioni presenti nella piazza della "Citta Sostenibile" dell'Ecomondo. Per dimostrare come la smart city all'italiana possa diventare un volano economico per le città. Ma anche per le aziende.

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