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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2012 alle ore 23:06.

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Il Biomattone di Equilibrium si ottiene combinando il truciolato di canapa con un legante a basedi calce idrataIl Biomattone di Equilibrium si ottiene combinando il truciolato di canapa con un legante a basedi calce idrata

A Rimini, in occasione di Ecomondo, la " green economy" italiana si presenta alla società con i dati di una presenza dinamica e decisiva per la crescita del nostro Paese. Come rileva il rapporto di Symbola "Green Italy" già oggi almeno 360mila imprese, il 25% del totale, investe in tecnologie e sistemi "verdi", capaci di ridurre il consumo di risorse assicurando nello stesso tempo la crescita di valore aggiunto.

Quasi il 40% dei nuovi occupati sono legati agli investimenti verdi, mentre il 35% delle imprese che investono in tecnologie e sistemi "green" ha una presenza significativa nei mercati internazionali contro meno del 25% dell'insieme di tutte le imprese.

Questi dati devono essere considerati un riferimento per le strategie e le politiche di crescita dell'Italia. Avendo presente che la crescita dell'economia italiana è legata alla competitività nel mercato globale, alla capacità di rispondere alla domanda emergente di tecnologie, prodotti e servizi in grado di aumentare l'efficienza nell'uso delle risorse naturali ed energetiche.

L'"Environmental Outlook to 2050" dell'Ocse individua i nodi critici per la crescita dell'economia globale: 1 l'aumento di intensità e frequenza degli eventi climatici estremi, a causa della crescita delle emissioni di CO2, con previsioni drammatiche per i prossimi decenni; 2 la perdita di biodiversità, che riduce la disponibilità delle risorse naturali che hanno rappresentato la "materia prima" dello sviluppo per millenni; 3 la riduzione e il deterioramento della disponibilità di acqua, a fronte di una domanda globale che aumenterà nei prossimi 20 anni di oltre il 55%; 4 l'inquinamento atmosferico delle grandi aree urbane, con un aumento della mortalità stimato in oltre 3,6 milioni/anno.

E lo stesso rapporto Ocse mette in evidenza che le "linee di forza" per l'economia globale corrispondono alle politiche e alle tecnologie in grado di superare questi nodi critici. Le stesse linee di forza che muovono gli investimenti nei mercati più dinamici del pianeta, dalla Cina al Brasile, dall'Indonesia ai paesi del Golfo, fino al Giappone alle prese con una sfida energetica epocale dopo Fukushima: 1 Efficienza energetica per ridurre i consumi. 2 Fonti rinnovabili per rispondere alla domanda vertiginosa di energia senza dipendere dai tempi e dai vincoli delle grandi infrastrutture per la produzione ed il trasporto di elettricità, valorizzando le potenzialità delle energie solare, eolica e geotermica, e assicurando nello stesso tempo la crescita delle bioenergie. 3 Sistemi per la gestione efficiente e integrata delle risorse idriche per garantire un'offerta equilibrata di acqua potabile e nello stesso tempo utilizzare acque depurate e riciclate per l'industria e l'agricoltura. 4 Produzioni agricole in grado di ridurre i consumi di suolo e di fertilizzanti chimici e parallelamente aumentare la produttività; 5 Sistemi di trasporto e di gestione delle informazioni in grado di assicurare mobilità a basse emissioni e organizzazione del lavoro con l'eliminazione della mobilità non necessaria.

La green economy italiana è già oggi caratterizzata da molti casi di successo internazionale con l'offerta nel mercato globale di tecnologie e sistemi che corrispondono a queste "linee di forza", da parte di piccole e medie imprese dinamiche e capaci di esportare oltre l'80% dei loro prodotti.

Queste imprese hanno un limite nel mercato interno italiano, che offre scarse opportunità di sviluppo e sperimentazione delle nuove tecnologie "green" e dei sistemi innovativi di gestione efficiente delle risorse energetiche e naturali. Limiti in larga misura determinati da politiche incentivanti che non hanno avuto l'obiettivo primario di favorire l'innovazione e le nuove imprese, a partire dal Cip 6 e fino al Conto Energia per il fotovoltaico del periodo 2008-2010.

Il governo Monti, pur nei limiti delle politiche di bilancio, ha aperto "finestre" positive. Ma non basta. È necessario riconoscere il ruolo della "green economy" per la crescita, avendo presente che i sistemi incentivanti devono avere come obiettivo primario la crescita della competitività delle imprese nel mercato globale. Ovvero, le misure incentivanti hanno l'effetto nel mercato interno di aumentare efficienza energetica e la quota delle fonti rinnovabili, l'uso efficiente dell'acqua, la riduzione dei consumi di suolo per l'agricoltura, ma i risultati vanno misurati sui fatturati delle imprese italiane che esportano le tecnologie e i sistemi sviluppati e "testati" nel mercato interno.

Per questo è necessario individuare nuove misure per favorire le imprese della green economy, soprattutto attraverso la detassazione, avendo chiaro che la riduzione temporanea delle entrate fiscali per effetto del credito di imposta va confrontata con i maggiori vantaggi derivanti dalla occupazione aggiuntiva e dall'aumento dei fatturati delle imprese. Senza contare i vantaggi ambientali.

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