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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 07:33.

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L'azienda-leader
Nel corso degli ultimi due decenni la fisionomia del distretto è cambiata molto. Si è formata l'azienda-leader, il gruppo Lonati, che dagli anni 90 in poi ha aggregato diversi marchi storici, non solo nel bresciano, messi in ginocchio dalla crisi del settore tessile nazionale. Con interessi anche nell'immobiliare e nell'acciaio, il gruppo Lonati fa capo ai fratelli Tiberio, Fausto ed Ettore, soci di Emilio Gnutti in Hopa nella prima scalata alla Telecom una dozzina di anni orsono.
Code giudiziarie a parte, i tre fratelli sembrano essersi lasciati alle spalle le avventure nella finanza per concentrarsi sulle attività industriali che nel meccanotessile comprendono anche la Santoni, a Botticino, un paio di rotonde prima di arrivare a Rezzato dove ha sede la Colosio. I numeri sono decisamente diversi: solo in provincia di Brescia il gruppo occupa più di mille dipendenti che diventano 1.300 conteggiando gli occupati negli altri stabilimenti.

Restando a Brescia, la capogruppo Lonati conta circa 500 dipendenti e un fatturato «stabile» intorno ai 120-130 milioni di euro. «Specializzata in macchine per calze da uomo e da donna - spiega il direttore delle risorse umane Gian Battista Garza - può produrne 35 al giorno. Lavora con grandi lotti che possono arrivare anche a 500 macchine e consentono buone sinergie, anche se con prezzi e margini molto tirati». Va bene soprattutto il settore delle calze da donna in cui la Lonati controlla quasi l'80% del mercato: la produzione è più complessa e le macchine devono avere un contenuto progettuale e tecnologico più elevato che è più difficile imitare e riprodurre.

Quando l'innovazione non basta
Molto diversa è la situazione della Santoni che «dopo cinque anni di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, seguita dalla solidarietà, si avvia verso un piano di ristrutturazione» preannuncia Garza. L'azienda del gruppo Lonati sta soffrendo pesantemente la concorrenza cinese e coreana. Il paradosso è che la Santoni è specializzata nelle macchine tubolari per maglieria "seamless" che producono abbigliamento intimo, sportivo, per il tempo libero ma anche materiale sanitario senza cuciture. Una innovazione relativamente recente che per anni ha dato all'azienda bresciana il controllo quasi totale di questa nicchia del mercato mondiale. «Oggi le cose sono cambiate - racconta sempre Garza - e le nostre macchine non sono più competitive in termini di prezzo sui mercati del Far East dove si trovano macchine tecnologicamente meno avanzate delle nostre ma a prezzi stracciati». Sono diventate troppe, quindi, le 8-9 macchine che ogni giorno lo stabilimento di Botticino è in grado di sfornare. Non si arresta, dunque, il declino occupazionale che ha già colpito duramente il territorio e che ha visto aziende storiche come la Marzoli (fondata nel 1851 e oggi del gruppo Camozzi) di Palazzolo sull'Oglio ridurre in trent'anni i propri occupati a meno di un decimo, ricorda sempre Garza.

Viene da chiedersi se l'azienda-leader, che spesso è un fattore trainante del distretto, lo è anche in questo caso. La sensazione, però, «è che ognuno vada per i fatti suoi». La Fimast, la fiera dedicata a queste nicchia produttiva che si è svolta a Brescia a fine ottobre e di cui Gianfranco Colosio è presidente, è stata considerata un successo anche perché ha lanciato un contratto di rete tra la stessa Colosio e la Giovanni Busi di Botticino con l'obiettivo fare sinergie nella partecipazione alle fiere internazionali. «Ma negli stessi giorni altre aziende hanno pensato bene di organizzare iniziative proprie sovrapponendosi alla fiera». Un individualismo che non può giovare alla causa.

IL RATING DEL SOLE
Il punteggio

Attraverso una griglia di 12 variabili ogni distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Il distretto bresciano delle macchine per calze e per maglieria "seanless" soffre la concorrenza dei paesi emergenti che combatte con l'innovazione e la tecnologia.
PUNTI DI FORZA
1
INTERNAZIONALIZZAZIONE

Grazie alla capacità di aprirsi ai nuovi mercati con elevate potenzialità di crescita, le aziende del distretto meccanotessile bresciane sono riuscite a resistere al crollo del mercato domestico.
ALTA
-2
INNOVAZIONE

L'innovazione tecnologica costante è uno dei vantaggi competitivi che - in molti casi - ancora consente di sconfiggere la concorrenza dei produttori asiatici che possono contare su costi molto più bassi. DISCRETA
-
BUONA
-3
CAPACITÀ COMMERCIALE

Uno dei fattori che fa ancora la differenza rispetto alla concorrenza cinese e coreana è la capacità si assicurare un servizio post vendita più accurato che consente di fidelizzare i clienti.
PUNTI DI DEBOLEZZA
IL GIUDIZIO
- 1
CAPACITÀ DI FARE RETE

Il distretto esiste dal punto di vista quantitativo ma la sensazione è che sia molto limitata la capacità delle aziende di mettersi in rete. Viene da dire: sono un distretto ma non lo sanno.
BASSA
-2
MERCATO DOMESTICO

Il forte ridimensionamento dell'industria tessile nazionale ha costretto le aziende bresciane a ridurre la capacità produttiva complessiva e ad investire risorse importanti per andare sui mercati internazionali.
SCARSA
-3
CONCORRENZA SLEALE

È il vero punto debole delle aziende del distretto, impegnate in una continua corsa per tenere a distanza i competitor asiatici che spesso non si fanno scrupoli di copiare le macchine e in qualche caso anche il nome.
INSUFFICIENTE

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